L’improvvisa popolarità mondiale dei Maneskin è giunta inaspettata perché l’Italia non è mai stato un Paese abitato da rockstar. Cantanti lirici e melodici, grandi compositori, questo ha dato il nostro Paese al mondo della musica. Siamo così disabituati ad applaudire una nostra rockstar che quando ne nasce una nuova piovono subito critiche e nascono perplessità. I Maneskin hanno però un grande precursore, anche lui esploso a Sanremo qualche decennio fa. Solo che lui non vinse, anzi. Alla prima partecipazione arrivò ultimo e alla seconda penultimo. Parliamo di Vasco Rossi che proprio in questi giorni festeggia i 70 anni.
Vasco e gli esordi
Nel 1982, dopo anni di gavetta prima come dj e poi come cantante per piccole case discografiche (la prima produceva dischi di liscio) Vasco partecipò al festival di Sanremo con “Vado al massimo”. A differenza dei Maneskin, trionfatori nel 2021, Rossi arrivò ultimo, bersagliato di critiche da una parte di certa stampa bigotta dell’epoca. In un’Italia nella quale la Democrazia Cristiana aveva ancora una grande influenza, anche se erano tempi di laici al governo come Spadolini, l’irriverenza di un Vasco Rossi faceva fatica ad essere accettata.
Vasco ci prova con Baudo
Nel 1980, il nostro era stato ospitato a “Domenica In” da Pippo Baudo, che aveva un occhio indiscutibile per scovare i talenti, in collegamento dal Motor Show di Bologna. Nell’occasione, Vasco cantò “Sensazioni forti”, scatenando anche allora un mare di polemiche per il testo.
Nantas Salvalaggio
Contro di lui si scagliò soprattutto Nantas Salvalaggio, giornalista molto popolare all’epoca e, è giusto ricordarlo, ex giocatore della Reyer Venezia. Salvalaggio, che era anche scrittore popolare, con uno sprezzante moralismo – insolito in uno come lui che aveva costruito la carriera sulla trasgressione – nella sua rubrica settimanale sul popolarissimo “Oggi”, definì con queste offensive parole l’esibizione di Vasco: “un bell’ebete, anzi un ebete piuttosto bruttino, malfermo sulle gambe, con gli occhiali fumè dello zombie, dell’alcolizzato, del drogato fatto.”
Effetto boomerang
Le sue parole furono un boomerang perché il fenomeno Vasco Rossi stava già iniziando, sull’onda del malcontento di una ribellione giovanile verso una società che era troppo ingessata e moraleggiante.
Vasco, Albachiara e Vado al massimo
Come detto, dopo due anni, nel 1982, Vasco, che stava diventando popolare ed aveva già scritto capolavori come “Silvia”, “Jenny” e, soprattutto, “Albachiara”, partecipò a Sanremo con “Vado al massimo”. Nel testo della canzone fece un elegante riferimento a Salvalaggio (”quel tale che scrive sul giornale”) e la sua esibizione scatenò ulteriori polemiche perché, dopo aver cantato, gli cascò il microfono sul palco. Per alcuni fu un gesto volontario, in realtà Vasco l’aveva solo messo in tasca per passarlo al cantante che si sarebbe esibito dopo di lui, ma il filo troppo corto lo fece cascare. Vasco arrivò ultimo.
Gli altri cantanti in gara
Per fare un paragone con la qualità del resto dei partecipanti: Al Bano e Romina arrivarono secondi, dietro il vincitore Riccardo Fogli, l’Julio Iglesias dei poveri Christian quinto e, chi se lo ricorda è bravo, Padre Cionfoli con la sua, senza offesa, inascoltabile “Solo grazie” quarto! Dietro di loro, in fondo alla classifica, Vasco era in ottima compagnia con il giovanissimo Zucchero, penultimo, e Mia Martini con la meravigliosa “Non finisce mica il cielo” poco più avanti. Rileggendola a distanza di anni, questa classifica fa sorridere e dà la dimensione dell’Italia dell’epoca.
Il fenomeno Blasco
Il fenomeno Blasco era già iniziato e nessun bacchettone poteva più fermarlo. Arrivò, l’anno dopo, un’altra partecipazione a Sanremo con “Vita Spericolata”. Vasco si classificò penultimo, con la magra consolazione di essersi messo alle spalle solo Pupo. Zucchero era qualche posto più su, ma sempre in zona retrocessione, mentre trionfarono, prima e seconda, Tiziana Rivale e Donatella Milani, due cantanti che, dopo quel Sanremo, sarebbero state ben presto inghiottite dall’anonimato. Da quel momento in poi Vasco diventò una star, grazie, soprattutto, all’album “Bollicine”, uscito un paio di mesi dopo la sua seconda apparizione a Sanremo.
Vasco e Bollicine
“Bollicine” fu un successo strepitoso, sull’onda del singolo sanremese incluso nell’album (“Vita spericolata”) e di altre canzoni che sarebbero passate alla storia come “Una canzone per te” e la stessa “Bollicine” che dava il titolo. Quest’ultima canzone trionfò poi al Festivalbar e fece da traino per il seguente tour che in 10 mesi, portando Vasco in tutti i tetri italiani, lo consacrò come animale da palcoscenico.
Per Vasco i teatri non bastano più
I teatri, però, erano diventati troppo stretti per accogliere i fans del cantante di Zocca che decise allora di spostarsi negli stadi. I suoi concerti diventarono così dei veri e propri eventi e ogni album serviva poi a promuovere il rispettivo tour e seguente disco dal vivo come nella migliore tradizione di ogni cantante rock che si rispetti. Vasco era entrato ormai di diritto tra i più grandi della musica italiana.
L’impegno sociale
Nessuno si ricordava più delle ridicole critiche di Salvalaggio e di altri giornalisti che davanti a un successo così dirompente si rimangiarono velocemente quanto detto anni prima. Oltre alla musica, Vasco dimostrò il suo impegno nel sociale, tenendo concerti contro la guerra in Jugoslavia e in favore di organizzazioni umanitarie.
Ricordiamo i concerti
Fare un elenco delle canzoni e degli album più importanti della sua carriera in questi anni non è facile, a causa della vastità e della qualità della produzione. Ci piace, però, ricordare, ancora i concerti: come i quattro giorni consecutivi in cui riempì lo stadio di Meazza di Milano o quando al Modena Park, il 1° luglio del 2017, stabilì il record mondiale di oltre 225.000 spettatori paganti.
Quali sono state le cause di un successo così grande?
Probabilmente, la sua fedeltà al pubblico che non ha mai tradito e verso il quale è sempre stato sincero, raccontando, non solo in chiave rock ma anche in una veste poetica, la fragilità di più di una generazione.
Tanti auguri, Vasco
Sei partito da Zocca, sulle montagne modenesi, per girare il mondo, l’hai conquistato e sempre a Zocca sei tornato. In molti dovrebbero chiederti scusa e riconoscerti che sei uno dei più grandi poeti italiani contemporanei. Tu, ci rideresti su, perché in fondo per te sono solo canzoni, perché “le canzoni son come i fiori, nascon da sole, sono come i sogni e a noi non resta che scriverle in fretta perché poi svaniscono e non si ricordano più. (V. ROSSI, Una canzone per te”).