Mercoledì ha compiuto 70 anni Julio Velasco, il guru del volley. Li celebriamo con il nostro racconto, eravamo presenti quando si presentò in federazione, come responsabile del settore giovanile delle nazionali.
Il tempo passato con Julio
Quell’ora e mezza passata con Julio Velasco fu naturalmente abbacinante. Certo ripeteva anche concetti a lui cari, ma una conferenza stampa, con successive interviste, è come un clinic gratuito con il guru. La perla arriva proprio all’ultima domanda.
Julio si confessa
“E’ iniziato tutto per caso, da allenatore, volevo fare l’insegnante”. “Di filosofia”, rivela a noi. Adesso capiamo tutto. Le massime (“Molte su internet sono false, sono belle ma non mie”), l’attitudine a insegnare, la pazienza. Meno con i giornalisti, per la verità, la dialettica è sempre aspra. “Se vuoi ti rispondo, ma se hai già una tua idea scrivi quella”, argomentò prima della cena con il presidente federale.
Il dribbling di Velasco era ancora dei bei tempi
“Del resto – confessava – facevo il calciatore, ero tra gli ultimi, fra gli amici, al mio paese, eppure neanch’io iniziai con il volley. Escluso Giani, tutti i grandi hanno cominciato tardi, anche a 17 anni si fa in tempo a creare un grande giocatore”.
Il dribbling di Julio, dunque, alla nostra domanda
Dan Peterson aveva rivelato di essere stato vicino al Milan, come allenatore, con Adriano Galliani vicepresidente, Giampaolo Montali passò al calcio, tornò al volley, adesso è al golf. “Ma da allenatore – ci confidava Montali -, sarei stato competitivo solo nella pallavolo. Mi mancano le basi tecniche, per avere successo in altra disciplina”.
Quante cose ha fatto Julio
Ecco, Velasco fu direttore generale dell’Inter e della Lazio, nel ’99, ha smesso di allenare nel 2019 per diventare direttore delle nazionali giovanili dell’Italia maschile, poteva rivelare magari una proposta, un interesse.
Il pensiero
Quell’incontro scorse via fra la gioia dell’allora presidente Cattaneo (“Firma per due anni e mezzo, spero rimanga anche dopo di noi, per il bene della pallavolo”) e il Velasco pensiero. Che si era proprio impegnato con la Fipav sino ai 70 anni e ora dovrebbe prolungare il suo accordo.
Julio argomentava
“Sento dire che va tutto male, da altri che va tutto bene, in quel caso non avevano bisogno di me. Molte cose vanno bene, qualcuna no. Sono tutto escluso ruffiano. “Sai che ti sei messo un rompiscatole in casa”, avranno detto al presidente”. Senza rompere, è difficile cambiare. L’importante è non vedere tutto male, noi ci piangiamo troppo addosso. Ho girato il mondo, guidando la Spagna e l’Iran, la Rep. Ceca e l’Argentina, conosco i centri di allenamento di molte nazioni, per cui dico che tantissime cose da noi funzionano e bene, dobbiamo avere più fiducia nei nostri mezzi”.
Il coach argentino si era preparato temi
“Evitiamo l’assistenzialismo, nei confronti dei giovani. Li esaltiamo e dopo 2-3 anni li buttiamo a mare, resta l’estremismo, nella critica. Quando un giovane è arrivato in apertura di pagina del più importante quotidiano italiano potrebbe sentirsi arrivato e invece ha fatto nulla. Dagli allievi alla nazionale A, cercheremo di promuovere il nostro sport: non siamo il calcio, facciamo giocare più a pallavolo, a livello giovanile è decisivo il rapporto con il territorio, nello sviluppare l’entusiasmo”.
L’addio di Julio
Velasco aveva detto addio alle panchine, a 67 anni, a Modena, mentre Silvano Prandi è ancora in panca a 74, in Francia, allo Chaumont. “Pensavo di avere l’estate libera, dopo 9 anni, invece… – disse -. Mi batto contro i luoghi comuni: non abbiamo talenti, è falso, ci sono ragazzi e anche buoni; l’interesse è farli diventare molto buoni”.
Il ritorno in nazionale
Con il ritorno in nazionale, ancorché non da coach, il colto sudamericano avvera gli ultimi sogni. “Volevo allenare l’Argentina, è stata la prima volta, da capo allenatore. Sono tornato a Modena, ho voluto lasciare restando ancora al top. Sono ritornato nell’Italia e speriamo che duri, questo è l’ultimo step della carriera, c’è da lavorare duro e molto. Penso a una vignetta di Charlie Brown: “Un giorno moriremo tutti”. Snoopy: risponde: “Tutti gli altri giorni no”. Sono dalla parte di Snoopy”.
Julio seduce, sempre, da sempre
Come quando dice: “L’assistenzialismo non ha mai pagato, ci si guadagni il diritto di giocare. Da ct femminile, proposi di liberalizzare alle straniere: senza una soluzione violenta, non avremmo migliorato, al punto da vincere il mondiale, con Marco Bonitta allenatore. Abbiamo giovani incredibili, magari ora c’è da ridurre il numero di straniere. Noi dobbiamo farle meglio degli altri paesi, sennò perdiamo. Non agevoliamo la strada ai giovani, serve proprio una mentalità diversa. Guai ai giovani che si lamentano e guardano quel che non c’è”.
I fenomeni di Julio
Guai anche a confrontare Zaytsev e magari ora Michieletto con la generazione dei fenomeni. “E’ ingeneroso, è come confrontare Totti con chi gioca adesso nella Roma. Serve continuità. La Polonia viene da due ori mondiali, vinse solo nel ’74 e nel ’76 e per 32 anni restò senza podi. Gli Usa sono rimasti senza medaglie per 13 anni, il Giappone ha vinto solo nel ’70. Chiediamoci perché non siamo a livello dei migliori, con i giovani, lasciando stare i paragoni con i Giani e i Bernardi”.
Julio e il tempo
“Voglio gestire al meglio il mio tempo. Prima non c’era respiro, neanche una vita privata, ora bisogna lavorare molto, ma in un ruolo differente, in una sfida nuova”.
Andò in Bulgaria all’Europeo under 17 e in Bahrein al mondiale under 21.
“Nel contratto ho garanzie di autonomia – raccontava -, ovvero posso nominare o cambiare tutto lo staff delle giovanili, ovviamente poi il consiglio federale può fermarmi. Ma che succederebbe se vincessimo un mondiale juniores maschile: andiamo per vincerlo perchè non possiamo vincere? Cos’abbiamo in meno del Brasile, della Polonia e della Russia? Lo dissi anche nell’89, all’Europeo in Svezia, assoluto. Poi si può arrivare secondi, ma intanto andiamo a vincere, con le nazionali”.
La storia si avvera
Quel mondiale giovanile venne vinto veramente, nel 2019. Il resto sappiamo com’è andata. L’Italia con Fefè De Giorgi è tornata a vincere un trofeo, 16 anni dopo, e forse è stato merito anche di Julio. Uno dei personaggi sportivi più profondi di ogni tempo.