È possibile scrivere la propria autobiografia raccontando una città? La risposta, affermativa, a questa domanda è ben rappresentata dal nuovo libro della scrittrice Marilia Mazzeo, Venezia e io, recentemente pubblicato da Helvetia Editrice (collana “Taccuini d’autore”, diretta da Roberto Ferrucci).
Marilia Mazzeo e il suo rapporto con Venezia
L’autrice condensa in un centinaio di pagine il suo rapporto con Venezia, città che non le ha dato i natali ma che ha scelto come sua residenza, con convinzione e amore, dopo esservi approdata da Ravenna per gli studi universitari di architettura E ci tiene a metterlo in chiaro fin dalla prime righe, esplicitando la sua condizione di foresta, nonostante i trent’anni di venezianità, perché questa etichetta, per chi non ci è nato, rimane addosso, si sa, nonostante tutto.
Nonostante i romanzi e racconti che Marilia Mazzeo le ha dedicato, a cominciare da quell’Acqua alta con cui esordì, neanche trentenne, nel 1997 (Theoria) e di cui Francesca Brandes ha scritto su questo settimanale qualche mese fa: https://www.enordest.it/2021/04/25/storie-scritte-a-venezia-al-tavolino-di-un-bar/.
La Venezia più vera
La Venezia che ritroviamo in questa pagine è la Venezia più vera, quella degli appartamenti fatiscenti e malsani affittati agli studenti fuori sede e quella delle lussuose dimore dell’alta borghesia, quella delle ore passate su un ponte aspettando che scenda la marea per tornare a casa quando l’acqua alta ti sorprende senza stivali, quella che ti chiede pazienza e dedizione, quella che puoi odiare a amare allo stesso tempo con identica intensità, perché sa regalarti anche la bellezza più sfolgorante e totale.
Con Marilia bastano poche righe
“Mi guardo intorno e contemplo tutta questa bellezza, montagne di stupenda bellezza modellata nei secoli in forma di campanili, portali, frontoni, cupole, scalinate, statue, architetture che non eguali nel mondo, e poi ancora il verdazzurro della laguna, le mille barche, i gabbiani, le altane, i Giardini Napoleonici.” (p. 13).
Un viaggio tra calli e canali
Marilia Mazzeo ci accompagna dunque per calli e campielli, giardini e altane, spiagge e laguna, Biennale d’arte e Festival del Cinema, luoghi e situazioni attraversati e vissuti con sorpresa, ammirazione e meraviglia. Ci racconta una città che nel corso di trent’anni è molto cambiata, ha visto la chiusura di molti cinema, la trasformazione di teatri in supermercati, lo spopolamento a favore di troppi b&b, la desertificazione di negozi di prossimità sostituiti da venditori di paccottiglia, per arrivare agli eventi più recenti, causati dall’alluvione del novembre del 2019 prima, e dalla pandemia di Covid19 poi.
Più che un libro un diario
Perché questo libro si sviluppa come un diario che inizia nel settembre di tre anni fa e si conclude nel maggio del 2020. Un diario intimo che ripercorre gli ultimi trent’anni dell’autrice e contemporaneamente, come si diceva, ripercorre il passato più recente della città in cui ha scelto di vivere, senza sconti, senza cedere alla retorica della “città più bella del mondo”, ma con la sincerità di chi la ama davvero, questa Venezia, e soffre di vederla ostaggio di profittatori, sfruttata in modo ottuso e miope.
Una Venezia tra passato e presente
In questo libro ritroviamo anche le biblioteche veneziane, la Querini con il suo parquet scricchiolante a ogni passo, la Marciana (p. 52) che è stata fonte di grande soddisfazione e al tempo stesso di cocente delusione (perché la vita è così, non mantiene sempre ciò che promette, purtroppo). Ritroviamo i bar sulla Riva degli Schiavoni che diventano luoghi creativi per certi scrittori, autrice compresa. E l’acqua, che circonda, avvolge e spesso travolge questa città, oggetto di desiderio e sogno ricorrente, elemento che accoglie e spaventa, anche qui aspetto ambivalente, come molti altri.
Ad esempio il turismo, detestato per l’impatto che aveva sulla vita quotidiana, eppure ora in qualche modo rimpianto, osservando la città desertificata dalla pandemia. E la tentazione di andarsene altrove, sempre ricacciata indietro, perché il radicamento è comunque troppo forte e vince ogni volta (p. 116). Ambivalenza anche nell’alternarsi di bruttezza e bellezza, in un caleidoscopio di contrasti: “le mostruose navi da crociera che sfilano davanti a noi in corteo” (p. 13), ad esempio. Perché “i contrasti, i conflitti, i problemi da risolvere, sono quelli che mandano avanti il mondo. Non siamo qui, a questo mondo, per contemplare, ma per risolvere. Per costruire. Per fare. Nel mio caso, forse, per raccontare” (p. 14).
Marilia sa raccontare
E Marilia sa raccontarla, questa città. Con stupore e ammirazione per le sue architetture, i suoi scorci, i suoi colori e le sue atmosfere. Che, nonostante tutto, nonostante i cambiamenti e i drammi, rimangono miracolosamente immutati rendendola unica.
Per chi ama Venezia
Chi ama Venezia dovrebbe leggere questo libro, perché ci ritroverà la vera essenza della città. “Venezia dei contrasti, Venezia forte e fragile. Venezia dei destini. Quelli de La ballata degli invisibili (Frassinelli, 1999), dove la disoccupazione, la perdita dell’impiego segna le trame di una precarietà che non è solo professionale ma, ancora una volta, esistenziale”, come scrive Pietro Spirito nella prefazione.
Un unico appunto in coda, se mi è permesso, nel caso, come si spera, venga pubblicata una ristampa. Bisognerebbe sistemare un refuso, quel “de’ Barberi” al posto di “de’ Barbari” a pagina 12.
Chi è Marilia Mazzeo
Marilia Mazzeo vive e lavora a Venezia. Ha pubblicato la raccolta di racconti Acqua alta (Theoria 1997), i romanzi Parigi di periferia (EL, 199), La ballata degli invisibili (Frassinelli, 1999), Non troverai altro luogo, (L’iguana, 2017). Numerosi racconti sono apparsi su riviste e in antologie, alcuni tradotti in inglese, francese e tedesco.
Marilia Mazzeo, Venezia e io. Prefazione di Pietro Spirito, Venezia Marghera, Helvetia Editrice, 2021.
Bella recensione e anche la primissima a questo volume di Marilia Mazzeo che mi è piaciuto tanto. Grazie a Annalisa Bruni.
L’ho letto con piacere e apprezzato.
Sono lusingata dalle tue parole. E come sempre, riesci in poche righe a descrivere efficacemente un libro… una capacità non comune!
Ne sono lieta!
Un appunto di ordine grafico, da riferire a chi di dovere: le fotografie appaiono troppo grandi, su èNordEst!