“Non basta avere talento, bisogna anche essere ungherese”. Robert Capa. Come non amarlo! La sua straordinaria ironia era parte integrante di un talento magistrale e di una vita da romanzo. Robert Capa, Il migliore fotoreporter di guerra nel mondo, così lo definì la rivista inglese Picture Post.
Chi era Capa
Nato a Budapest il 22 ottobre 1913, ha narrato con le sue immagini ben cinque conflitti: la Guerra civile spagnola, la resistenza cinese all’invasione giapponese, la Seconda Guerra Mondiale, la prima Guerra arabo – israeliana, la Guerra d’Indocina, dove trovò la morte.
Come le persone care agli dèi scompare giovane, a quarant’anni il 25 maggio 1954. Era al seguito delle truppe francesi incaricate di distruggere due fortini a sud est di Hanoi. Essendo un temerario, durante il viaggio di ritorno salì su un terrapieno per fotografare meglio una colonna in avanzamento, posò il piede su una mina antiuomo che lo uccise.
Il mito di Capa
Chi ama la fotografia e la storia non può prescindere dal suo mito. La più bella definizione su di lui è stata quella del giornalista Premio Pulitzer John Hersey: “L’uomo che inventò se stesso”.
Esiste un altro Robert Capa, il suo tocco magico è avvolto nelle atmosfere glamour del cinema e dell’arte. Possiamo scoprirlo grazie a una splendida mostra che mette in luce questo aspetto, meno noto, ma altrettanto importante: “ROBERT CAPA Fotografie oltre la guerra”, a cura di Marco Minuz con il Patrocinio del Consolato Generale di Ungheria. 15 gennaio – 5 giugno 2022.
L’appuntamento imperdibile è a Villa Bassi Rathgeb di Abano Terme, suggestiva Villa veneta ricca di testimonianze artistiche, un prezioso centro culturale a disposizione della cittadinanza.
Oltre la guerra
Se l’opera di Robert Capa è patrimonio della cultura iconografica del Novecento, questo nuovo progetto espositivo pone l’attenzione su di un percorso che, come dice il titolo, va oltre la guerra e dal quale affiora tutta l’originalità di un vero maestro.
I personaggi
Ci sono i ritratti di celebri personaggi come Picasso, Hemingway, Matisse. Nella sezione della mostra dedicata al cinema emerge in tutto il suo splendore il lavoro di Capa come fotografo di scena dei film più importanti come Notorious e Arco di Trionfo. Si confronta con i più grandi registi e attori: Alfred Hitchcock, John Houston, Billy Wilder, Humphrey Bogart, Gene Kelly, Ava Gardner, Gina Lollobrigida, Anna Magnani. È sul set di Riso amaro di Giuseppe De Santis per fotografare una prorompente Silvana Mangano e un’altra interprete del film, Doris Dowling con la quale avrà una relazione.
Capa e Bergman
Ma la storia d’amore più clamorosa è quella con Ingrid Bergman che conosce a Parigi nel 1945. Lui diventa cittadino americano nel ’46, trascorre molti mesi a Hollywood per lavoro e tra i due nasce una grande passione. Si intuisce subito che Capa non è un uomo adatto al matrimonio. Non appena l’attrice svedese accenna alla cosa, lui risponde che non se la sente di legarsi, non vede un suo futuro a Hollywood e intende tornare al fotogiornalismo. Da uomo sposato non sarebbe stato libero di accettare i lavori altamente rischiosi e lei non avrebbe potuto accompagnarlo.
Ingrid Bergman ne parlò a Hitchcock, si dice fosse per lei quasi un confessore. Non sappiamo esattamente cosa rispose il mago del brivido, ma sicuramente elaborò la vicenda in uno dei suoi film più famosi: La finestra sul cortile con James Stewart e Grace Kelly.
La mostra
La mostra “ROBERT CAPA Fotografie oltre la guerra” si avvale di oltre cento immagini, compresa la sezione dedicata alla collaborazione tra Capa e Steinbeck che darà avvio al progetto “Diario russo”, viaggio alla scoperta di quel nemico che era stato l’alleato più forte nella Seconda Guerra mondiale, l’Unione Sovietica. Poi la quotidianità di un Paese antico e allora nuovissimo, Israele, e l’esperienza del Tour de France dove il vero protagonista diventa il pubblico.
Gli esordi
Robert Capa debutta nel 1932 con una serie di fotografie a Lev Trockij. Con la sua piccola Leica da 35 mm realizza una serie di immagini evocative e piene di pathos. Nel 1939 è al Tour de France, per la rivista Match. Edizione sottotono, molti campioni esclusi per motivi politici, lo stesso Bartali vincitore l’anno prima, non potrà partecipare. Con un’idea originale e senza precedenti, Capa utilizza una piccola fotocamera Contax da 35mm, che gli permette di scattare un maggior numero di fotografie, in modo rapido e flessibile. Sale su una motocicletta e segue la corsa catturando aspetti di ciclisti e pubblico mai visti prima. Assieme all’amico Henri Cartier – Bresson fonda la leggendaria agenzia fotografica Magnum Photos.
Capa e l’avventura
Grazie alla collaborazione con John Steinbeck, scrittore approvato dal governo russo, riesce a ottenere un visto per l’Unione Sovietica nel momento in cui l’ingresso è precluso a quasi tutti i giornalisti occidentali. È l’estate del 1947, Capa resta in visita un mese, viaggiando tra Mosca, Stalingrado, la Georgia e la tanto attuale Ucraina.
Scriverà Steinbeck: “Le sue foto non sono incidenti. L’emozione che contengono non arriva per caso. Capa era in grado di fotografare il movimento, l’allegria e lo sconforto. Era in grado di fotografare il pensiero. Le sue foto catturano un intero mondo.”
Capa, la guerra e il soldato Capa
Il suo vero nome era Endre Ernő Friedmann, troppo complicato. Sarà l’amore della sua vita, Gerda Taro a cambiare il suo destino. Lei è una profuga ebrea tedesca, all’inizio scrive a macchina le didascalie delle foto, poi da lui impara anche a fotografare diventando a sua volta una straordinaria interprete dell’immagine. Siamo nel 1936, la vita è dura e le vendite scarseggiano.
Con quella che chiameremo adesso una felice operazione di marketing, i due decidono di inventare il nome di un prestigioso fotografo americano. Così nasce: Robert Capa.
Scelta che trae probabilmente ispirazione dal nome del celebre regista Frank Capra e dall’attore Robert Taylor che nel 1936 interpretava l’amante di Greta Garbo in Margherita Gauthier (Camille)
Dall’Ungheria agli USA
Era decisamente bello Robert Capa, viso cinematografico, lo sguardo illuminato da una seducente ironia. Veniva da una famiglia della borghesia ebraica proprietaria di una sartoria alla moda. Animo inquieto e combattivo sin da ragazzo, a 17 anni viene arrestato per la partecipazione alle attività degli studenti di sinistra contro il regime.
Questo talentuoso ungherese, poi naturalizzato statunitense, amava dire: “Se le foto non sono abbastanza buone, non eri abbastanza vicino”. Lui era sempre abbastanza vicino, a volte anche troppo, con grave pericolo per la sua incolumità.
Soldato e fotografo di guerra. Sempre in prima linea
Nel luglio del ‘43 in Sicilia a bordo di un piccolo aereo si lancia con il paracadute assieme ad altri soldati e rimane impigliato su un albero tutta la notte. È in Normandia il 6 giugno 1944 a documentare lo sbarco delle truppe americane.
Il suo reportage appartiene alla storia iconografica del Novecento, una memoria condivisa universale. Spesso mi chiedo cosa provò veramente alla notizia che le fotografie erano andate quasi completamente distrutte.
Life e quell’errore non perdonabile
Capa con la sua Rollei scattò 4 rulli da 35mm, rischiando la vita, anche la sua nave venne bombardata. Inviò alla redazione di Life oltre 100 fotogrammi, ma a causa di un errore dei fotografi incaricati dello sviluppo, 3 rulli su quattro subirono danni irreparabili. Se ne salvò solo uno, anche se danneggiato. Del centinaio di scatti, la rivista Life ne pubblicò una decina.
Si tratta delle uniche fotografie al mondo dello sbarco a Omaha Beach. A queste immagini sfocate e preziose si è ispirato Steven Spielberg per il film Salvate il soldato Ryan .
Capa e lo scatto della leggenda
Tutto in lui è leggenda, anche la foto del soldato colpito a morte da un proiettile scattata nel ’36 a Cordova che fu a lungo al centro di una disputa sull’autenticità, ma che rimane tra le foto di guerra più famose di tutti i tempi.
Una vita da reporter
Guardando la mostra di Abano la tentazione è di rileggere un suo libro: “Leggermente fuori fuoco”. L’inizio è travolgente, a differenza di Proust, che scrive “Per molto tempo, mi sono coricato presto la sera”, il libro di Capa inizia così: “Estate 1942 – Non c’era più nessunissimo motivo per alzarsi la mattina… Avevo deciso di non fare una mossa finché il telefono non avesse squillato e qualcuno non mi avesse proposto qualcosa, come un invito a pranzo, un lavoro o, almeno un prestito”.
Tra bollette da pagare e una lettera del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti che lo classificava come potenziale nemico straniero, trova anche l’invito di una prestigiosa rivista con un incarico speciale come fotoreporter.
E quindi quella mattina si alzò, anche se in tasca aveva solo un nichelino.
Quando si recò al Consolato e gli chiesero di spiegare perché non avesse nessun tipo di passaporto lui scrisse che era nato a Budapest da una famiglia di antiche radici ebree e che odiando profondamente i nazisti era convinto che le sue foto sarebbero state una utilissima testimonianza contro di loro.
Una piccola scoperta
Piccola annotazione personale, nello studio di uno dei miei maestri di giornalismo Mirko Petternella, c’era tra i libri, talmente tanti da essere sovrapposti l’uno sull’altro con impareggiabile eleganza estetica, un volume che ha sempre attirato la mia attenzione per la copertina: “Vita con Picasso” scritto da Françoise Gilot pittrice e compagna per dieci anni del grande artista. Dalla loro unione nascono Claude e Paloma. Ritratto pungente e spregiudicato della loro vita insieme. Ho scoperto dopo tanti anni che la foto in copertina è di Robert Capa.
La possiamo ammirare alla mostra di Villa Bassi. Trasmette una sensazione di infinita felicità
Nel libro di Mirko Petternella che ho temporaneamente rubato, c’è anche una dedica di Francoise Gilot fatta in occasione di una sua personale alla Galleria Santo Stefano a Venezia nel 1966. Non solo la firma, ma un autoritratto vero e proprio con uno stile che si avvicina molto a quello del suo blasonato compagno di vita. Il libro ebbe un grande successo, ma fece arrabbiare moltissimo Picasso che arrivò a rifiutare di vedere i suoi figli.
Capa scrittore
Per chiudere questa avventura con Robert Capa traggo una citazione dal suo libro “Leggermente fuori fuoco”. Appartiene al fratello Cornell Capa (1918 – 2008 ) anche lui fotogiornalista e fondatore del Centro Internazionale di Fotografia di New York.
“Durante il suo breve passaggio sulla terra visse e amò molto. Nacque senza denaro e così morì. Quel che ci ha lasciato è la storia del suo viaggio irripetibile e una testimonianza visiva che proclama la fede nella capacità degli uomini di sopportare tante avversità e, a volte, di farcela”. New York aprile 1999.
ROBERT CAPA “Fotografie oltre la guerra”
Abano Terme (Pd), Villa Bassi Rathgeb
15 gennaio – 5 giugno 2022
Articolo ricco, prezioso e dettagliato come del resto tutti quelli che scrivi, cara Elisabetta.
Amo la fotografia, racconto con immagini, e grazie ai tuoi articoli mi sto appassionando a chi l’ha resa grande.
Buona lettura a tutti
Marinella Simioli
Ma che articolo meraviglioso !
Parafrasando lo scrittore ed il fotografo …un motivo in più per alzarsi la mattina ? Avere la certezza di trovare le parole ,le atmosfere , la struggente poesia di vite così sensazionali che Elisabetta regala a noi lettori.
Con Lei si vola alto !
Grazie !!! Silvana Carloni
Che strada devo prendere per Abano Terme?
Bellissima recensione, ricca di mille aneddoti e meraviglie!
Grazie Elisabetta
Paolo Mattei
Dott.ssa Elisabetta che bellissimo racconto biografico e artistico su uno dei fotografi più importanti del secolo scorso. In ogni libro di scuola si trovano foto di Robert Capa. La foto del soldato morto a Cordova è quella più nota, quella che tutti conoscono. Quindi avendo visto le crude immagini del reporter di guerra, che scatta fantastiche foto in un contesto ostile, il più vicino possibile, immaginiamo come possano essere belle le foto scattate senza la paura di essere colpiti da una mitraglia. Abano Terme, famosa località del turismo della salute, sarà orgogliosa di mostrare ai suoi visitatori un’artista dell’immagine che non si è occupato solo di guerra, ma ha affrontato con originalità anche il quotidiano dei grandi personaggi della prima metà del secolo scorso. L’elenco, ovviamente incompleto, dei personaggi indica che ci sono tutte le arti moderne, artisti e belle donne, quindi è un naturale invito a visitare questa mostra che mostra l’altra faccia di un un grande uomo e straordinario fotografo. Dott.ssa Elisabetta, ancora una volta ci dimostra che negli archivi a cui Lei può avere accesso si trova di tutto. Il suo maestro di giornalismo Mirko Petternella possedeva un libro con una delle fotografie di Rober Capa presente nella mostra, quindi anche la compagna di Picasso aveva scelto quella foto per rappresentare quel periodo della loro vita. Complimenti.
Amo moltissimo la fotografia di Robert Capa, soprattutto quella realizzata con gli effetti di controluce, dove si verifica un contrasto più violento che non in altri soggetti trattati. Il suo senso estetico, unito alla sua grande tecnica, riproduce con straziante crudezza dettagli molto più spiccati di quelli percepiti dall’occhio umano, creando una specie d’alone che rende luminosa tutta l’atmosfera d’intorno dando, cosi, l’apparenza che tutta la scena emani appunto questa luminosità. Grande!
Sempre più (come dicono quelli bravi) Esaustiva. E ho detto tutto !!! 👏👏👏👏🤗🤩