Il 4 luglio 1845, il giovane Henry David Thoreau lasciò la sua casa per costruirsi un capanno sulle rive del lago Walden. “Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, affrontando solo i fatti essenziali della vita…” scrisse nel libro autobiografico in cui documentò il periodo di due anni vissuti nella natura, cogliendone ritmi e mutazioni, fenomeni e stagioni, cercando di accordarvi la sua interiorità. Quel libro, insieme resoconto realista e percorso di consapevolezza personale, è oggi un grande classico della letteratura americana. Si affacciava il pensiero ecologista, ma Thoreau era in realtà impegnato in una ricerca del trascendente, della propria autenticità umana e della verità sulle cose. A fronte di un’attenta analisi dei valori espressi nel libro da Thoreau e del suo personale ‘viaggio’ tra i boschi e le chiare acque del lago Walden, è nata l’occasione unica per presentare la mostra a Treviso di Elisabetta Vignato ed Elio Armano. Due artisti che hanno interpretato ed evocato, mediante la loro arte, la natura intesa anche da Thoreau.
Chi sono i due artisti
Elisabetta Vignato è una pittrice padovana diplomata all’Accademia di Belle Arti di Venezia e allieva di Emilio Vedova alla Sommerakademie di Salisburgo, proviene da una lunga frequentazione della pittura astratta. Nel 1995 ha esposto, per la prima volta, opere nelle quali compare la figura. Da allora ha affrontato i temi del ritratto giovanile per poi sviluppare quelli degli interni e, successivamente, quelli delle nature. Ha esposto le sue opere in molte rassegne d’arte in diverse città. Il suo lavoro compare anche nel volume Arte 900 (Electa), curato da Virginia Baradel, e in numerose riviste del settore.
Elio Armano nasce a Padova nel 1945 e si diploma anch’egli all’Accademia di Belle Arti di Venezia dove è stato allievo di Alberto Viani. Nel 1967 ottiene il premio di scultura dell’Opera Bevilacqua La Masa. Prestato alla politica, diventa sindico di Cadoneghe e si dedica ai problemi dell’architettura, dell’urbanistica e, nel contempo, all’impegno ambientalista. Dal ’98 la scultura diventa la sua prima attività con opere in terracotta, cemento, ferro e legno. Tra le sue grandi opere, vanno citati il Giardino dei Giusti, il monumento di Stanghella e il Segno per la nascita di Palladio. Nell’ultimo decennio, in parallelo al suo lavoro in Italia, Armano ha iniziato a frequentare Marrakech, dove ama lavorare in sinergia con le maestranze artigianali locali e dove ha potuto utilizzare i suggestivi spazi del ‘raid bianco’ di Rue Dar El Pacha.
Due artisti uniti da un unico amore
Incaricato dall’Associazione Culturale Lazzari di Treviso, il curatore Stefano Annibaletto, è riuscito a coinvolgere e unire la pittura di Elisabetta Vignato con le istallazioni metalliche di Elio Armano in un’unica esperienza d’arte legata alla natura.
Dai colori alle parole
Elisabetta Vignato stempera il mutamento cangiante di colori e luce nelle quattro grandi tele dedicate alle stagioni. Ancora il pensiero torna alle descrizioni di Thoreau, e qui Elisabetta abbandona quei residui di figurazione che emergono talvolta nei suoi paesaggi: l’olio è smagrito e a chiazze come ‘rimosso dallo straccio’; scuri dai chiari e viceversa in un tonalismo astratto che racconta il tempo con minime variazioni delle tinte. E nei dipinti neri la natura recita in un controluce lunare con le ombre vegetali, il buio drammatico e coraggioso rappresenta solo un momento differente dello stesso mondo.
E’ proprio Vignato che esprime, anche nelle parole, il senso della forza che la natura le trasmette. “Da quando ho capito che la Natura non va osservata, ma sentita in profondità: ed è lì che risiede la forza, è lì che trovo molto più di quello che cerco… e la difficoltà sta nel saper attingere da tanta generosità e capire quando fermarsi”.
Due artisti diversi eppure così simili
Quei boschi sono evocati dagli enigmatici alberi rugginosi di Elio Armano, le cui chiome non muovono fronde ma geometrie. Che, nel profilo seghettato, ridisegnano i contorni di catene montuose. C’è nella grave presenza materiale dell’acciaio corten, un pensiero leggero che mira ad astrarre. Portandosi verso quella sensibilità ambientale che per Elio è stata guida nel suo impegno politico. Lo si legge con una più diretta poesia nelle delicate colline plasmate nella terracotta. Pettinate da striature che appaiono scritture, e fanno pensare alle indimenticabili colline dalmate dipende da Zoran Music così come all’amore concreto per la terra cantato nei versi dell’amico Andrea Zanzotto.
Tutte le opere sono in esposizione, fino al 28 febbraio 2022, in via Paris Bordone 14 presso lo Spazio Lazzari a Treviso.