Nella biografia del presidente del Parlamento europeo David M. Sassoli, scomparso l’1 gennaio, c’è un particolare che trovo commovente, ed è il nome di battesimo: David Maria, infatti, lo aveva scelto suo padre per ricordare un suo grande amico, cioè David Maria Turoldo, il frate servita e poeta friulano (amico anche mio) che sapeva fondere “il canto” religioso con la passione civile. Fa pensare, questa scelta: il nome si riceve, infatti, per vari motivi, e ognuno di noi lo porta – più o meno consapevolmente – come dotazione di umanità, come anello di congiunzione fra noi e gli avi, siano una nonna o un trisavolo, fra noi e un evangelista o un eroe. Quel nome biblico, David M. Sassoli lo ha portato con onore.
In effetti, il nome è un valore straordinario, un dono che ci viene dalla storia di generazioni e contiene una Realtà che supera ogni nostra piccola realtà personale (pensiero rubato a Edgar Morin). Ogni volta che si pronuncia un nome, suscitiamo un’eco: in ogni nome c’è l’amore che muove il vivente, e a me ricorda le ruote di preghiera tibetane che affidano al vento nomi e parole di perenne devozione.
Mio, tuo, nostro, di nessuno
“Se una cosa è di tutti, non è di nessuno”.
Quante volte pronunciamo questa frase, frutto di buon senso? Fa parte delle abitudini colloquiali, e spesso la diciamo trattenendo il senso del discorso entro la cerchia dei nostri interessi personali, o di gruppo, anche di partito ecc. Ma c’è uno spazio senza limiti che esiste prima di noi, che è fuori di noi e, letteralmente, non ci appartiene. È la natura, quella straordinaria e unica “somma di un totale sconosciuto” come l’ha definita lo scrittore Frank Herbert in Dune, ilromanzo ripubblicato quest’anno daFanucci con la traduzione di due veneziani: Giampaolo Cossato e Sandro Sandrelli. Libro imbevuto di filosofia, molto ecologico e fiabesco.
Facciamo uno sforzo, ripensiamo quella frase dell’inizio e rispondiamo a qualche domanda. Chi dei nostri lettori ha una quota in millesimi nel Condominio Terra? E il mare è lottizzabile? E l’aria, che respiriamo, qualcuno pensa di poterla commerciare e averne un profitto? E il cielo, di chi è la sua “azzurrità”? Risposta del poeta: “Il cielo è di tutti gli occhi” (G. Rodari). Un po’ di realismo ci dice che la tutela del pianeta, nostra patria ancestrale, è un problema di ogni Uomo, a patto che quest’Uomo sia capace di tenere al guinzaglio, se non proprio a rifiutare, la violenza dei suoi egoismi.
Passaggio o traguardo?
A volte basta leggere i muri della tua città per sentire la voce della storia che si fa gomitolo di filo vissuto. Perché su quelle pagine improprie – così sono le pareti imbiancate – puoi leggere invettive, urla di follia, bestemmie e stupidi slogan: è il chiasso dell’anarchia e dell’anonimato, “il frastuono degli irresponsabili”… Ma, per nostra fortuna, ci trovi anche altro. Per esempio, un’epigrafe in cui i famigliari del defunto ne ricordano con fierezza le ultime parole: “Ho avuto una vita meravigliosa”. È accaduto veramente a Mestre: è un fatto, non un racconto. Ma è anche la prova di un atteggiamento squisitamente umano di fronte alla morte, che è spesso l’Innominata. Chi sta per uscire dalla vita, dice la filosofia, ha due opportunità: il passaggio da credente, cioè l’entrata in un’altra dimensione puramente immateriale; oppure il traguardo con il corpo che svanisce, ed è la fine di tutto, la “finitudine”: in tal caso, spirito vitale e carne si consumano insieme, un olocausto preteso da madre Natura. La pandemia, inesorabile, ci mette davanti a questo scenario.
Il gregge e i suoi lupi
Lo si capisce ma non lo si dice mai abbastanza: esistono anche i falsi no vax e i finti no pass. Sono persone a caccia di guai, i clandestini del gregge, quelli che si infiltrano da sempre nei cortei di protesta, e li abbiamo visti all’opera almeno dal Sessantotto in poi: guastatori per carattere o per spinta ideologica o per altri motivi inconfessabili. Gente magari vaccinata in segreto, ma in conflitto perpetuo con la società, personaggi inosservanti delle leggi, che si scatenano contro i simboli del potere considerato nemico, bugiardo, prevaricatore ecc. Il tutto, però, sotto la copertura del corteo (più o meno autorizzato).
Sono questi esterni la “forza maligna” che per pericolosità fa ombra al virus e porta il caos “alla stirpe degli uomini” (Lucrezio, De rerum natura). Le masse urlanti seguono i capintesta come le greggi i pastori. Tutti, nella truppa esagitata, hanno occhi per vedere, e se si accorgono di avere i lupi in mezzo a loro, non li cacciano fuori dai ranghi ma lasciano fare: tutto serve alla Anonima complici Spa. E non c’è servizio d’ordine che reagisca, in omaggio allo spontaneismo di parata.
Come una farfalla
(in memoria)
Come una farfalla che sfida
la tempesta tu hai vissuto,
fragile ma fieramente energica:
così potevi volare controvento.
Tutti vedevano il sorriso,
pochi sapevano il tuo
segreto: che quella fragilità
era in realtà la tua forza.
Tu sapevi amare la vita,
anche quando si lacerava
e ogni ferita era ricucita.
Ora, anima-farfalla, le tue ali
fremono, tutte dispiegate
per il Gran volo che ti attende.
Vai, adesso, vai: sei libera.
La tua meta è lontana
ma ti accompagnerà
il tam tam dei nostri cuori.
(Anonimo, Epifania 2022)