Appena inaugurata, negli spazi del Palazzo della Provvederia di Mestre Diversamente Affini, la prima mostra personale di fotografie di Luca Strassera. Per chi conosce l’autore degli scatti, mestrino, classe 1960, laurea in giurisprudenza e un lavoro nella pubblica amministrazione, è sicuramente una piacevole conferma.
La mostra di Strassera
Una decina di anni fa, lo ricordiamo tutti, la sua immagine di un quadro di Vittorio Felisati è stata scelta per accompagnare la mostra Il paesaggio che esiste, dedicata al pittore nella sua città natale. Nel 2013, è ancora una foto di Strassera a rappresentare un evento contro l’omofobia al Teatro La Fenice di Venezia. Una vecchia passione, quella di Luca per la fotografia, che ha ripreso nuovo impulso con l’acquisto di una macchina digitale.
Mestre ha una storia importante alle spalle, per ciò che concerne la pratica fotografica; vicenda diversa da quella veneziana, dove si sono sviluppati nei decenni circoli prestigiosi come La Gondola e sono emersi autentici mostri sacri, da Gianni Berengo Gardini a Paolo Monti, a Fulvio Roiter. Ancor oggi, Francesco Barasciutti, Luca Campigotto e Paolo Della Corte, per citarne alcuni dei più talentuosi, portano nel mondo l’eccellenza della tradizione veneziana di alta fotografia.
La cultura fotografica
La cultura fotografica di Mestre ha radici proprie, con una connotazione “al femminile” che ne ha fatto – tra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso – un laboratorio ricco di proposte: basti pensare al Gruppo Arti Visive CameraD academia fotografica che ha formato e fatto conoscere una generazione o due di grandi artiste: Maria Pia Miani, indiscussa maestra; Annalisa Ceolin, ancor oggi più geniale e attiva che mai; Maria Teresa Crisigiovanni, Marina Luzzoli, Laura Guadagnin e tante altre. Un’autentica rivoluzione, molto spesso dedicata al ritratto al femminile, con formidabili workshop a cui hanno partecipato, ad esempio, la grande Letizia Battaglia, Carla Cerati, Antonia Mulas.
Il ruolo delle donne
Una Mestre matriarcale, dunque, con donne che riprendevano le donne e raccontavano storie di fotografe, di studiose e filosofe che hanno riflettuto sulla fotografia: da Susan Sontag a Diane Arbus, da Vera Giannini a Gavina Rossi. Dal pensiero visivo all’inquadratura, per un gruppo, il CameraD, che ha finalmente cambiato le prospettive, sulla donna e sulla realtà della fotografia.
Luca Strassera, quasi trent’anni dopo, per sensibilità personale e concezione culturale, dimostra di aver ben presente la lezione di questi movimenti.
Il giudizio
In lui, come ha affermato Edoardo Pittalis nel presentarlo al pubblico, «l’occhio e la mano, la conoscenza e l’istinto si fondono alla perfezione». Sono ritratti di donne anche i suoi, ben riconoscibili, per lo più in bianco e nero, tranne pochi esempi dove – all’efficacia della tematica –si somma un particolare gusto materico per il colore.
Le donne di Strassera
Rita, Luana, Monica, Valentina, Cristina, Ermelinda, Francesca, Jessica, Roberta, Sabrina: donne belle e naturali, nel pieno della maturità fisica ed emotiva, colte con la purezza di un realismo essenziale, senza che questo possa celare una vena d’inquietudine, l’ombra di un mistero.
Protagoniste consapevoli di una libertà intima, le modelle-amiche di Luca partecipano di una profonda emancipazione. In alcuni casi, l’artista si lascia sedurre da modalità pittoriche e gioca con i chiaroscuri su torsi perfetti nella loro plasticità; si sofferma sui capelli liberati, sul sorriso. Oppure scruta gli occhi dei suoi soggetti e si lascia scrutare, fino in fondo all’anima. Racconta storie, senza delimitare spazio e tempo.
Il digitale
Qualche volta, Strassera sperimenta le possibilità del digitale e costruisce doppie esposizioni dall’essenza fiabesca. «Anti Newton», l’ha definito Pittalis, perché c’è tanta bellezza in un volto maturo, in una mano, in uno sguardo; bellezza che le immagini patinate non esplorano. Luca l’ha definita, ringraziando le sue modelle, «una questione di fiducia»: scambio reciproco di emozioni, che non si ottiene senza rispetto, senza abolire i pregiudizi. Per questo Diversamente Affini è una mostra interessante: rivela uno sguardo senza preconcetti, colmo di amore, di stima. Uno sguardo alla pari: le veterane di CameraD hanno seminato bene.
Diversamente Affini di Luca Strassera
4-14 gennaio 2022
Palazzo della Provvederia
via Torre Belfredo, 1
Mestre (Ve)
Tutti i giorni 17:00 – 20:00