Presentata la nuova Direttiva UE sull’efficienza energetica degli edifici in base alla quale, nella bozza iniziale poi rivista, sarebbero state vietate le locazioni e le compravendite di abitazioni che non avessero superato determinati requisiti di efficienza; in realtà, il testo definitivo lo consente anche senza il rispetto di quegli obiettivi. Più rigide le direttive per le nuove costruzioni; dove sia tecnicamente fattibile, il consumo energetico dovrà essere coperto da fonti rinnovabili a partire dal 2030, anticipando l’obbligo al 2027 per gli edifici pubblici.
Efficienza degli edifici
Ad oggi, la classificazione energetica immobiliare è data dall’attestato A.P.E. (Attestato di Prestazione Energetica), già obbligatorio per vendere o locare, che suddivide gli edifici in base al consumo energetico, classificandoli con le lettere dalla A alla G. La nuova direttiva persegue l’obiettivo di un miglioramento significativo delle prestazioni energetiche degli edifici, individuando dei requisiti minimi a cui tendere. L’adeguamento della classe energetica sarà proporzionato allo stato di partenza dell’immobile, obiettivo da raggiungere in più step temporali, integrando questo percorso con altre misure stabilite a livello nazionale, per garantire il raggiungimento dell’obiettivo UE di edifici ad emissioni zero entro il 2050.
Obiettivi della nuova Direttiva UE per gli edifici
In base alla Direttiva UE, ogni Paese dovrà definire propri standard minimi sull’efficienza energetica degli edifici a partire dal 2027 e con termine ultimo nel 2030, con particolare riferimento agli edifici condominiali, per i quali l’obiettivo della classe minima F è fissato al 2030 e quello della classe E al 2033. Non si fa più menzione (come previsto nella bozza iniziale del provvedimento) del divieto di vendita in mancanza del requisito, pur lasciando alla legislazione nazionale il compito di dettare le regole per perseguire tali standard secondo tempi e metodi condivisi a livello europeo.
Nuove costruzioni
Dal 1° gennaio 2030, in base alla revisione della direttiva europea, tutte le nuove costruzioni dovranno essere a zero emissioni, con eventuale ulteriore fabbisogno energetico soddisfatto tramite auto-produzione con rinnovabili mentre, per gli edifici pubblici, il medesimo obbligo scatta dal 2027.
Incentivi per edifici “green”? Sì: incentivi!
Per ridurre la dipendenza dell’Europa dai combustibili fossili, la direttiva prevede dal 2027 il divieto di concedere incentivi statali per le caldaie a condensazione.
In generale, tutti gli Stati Membri dovranno stabilire una tempistica con obiettivi stabiliti a livello nazionale, con indicatori misurabili per quanto concerne gli obiettivi relativi alla quota di edifici ristrutturati, al consumo energetico e alle emissioni prodotte dal parco immobiliare. L’obiettivo di ridurre la CO2 sarà raggiunto anche grazie a una stretta sulle abitazioni. Entro il 2030, termine temporale per ilo taglio delle emissioni di anidride carbonica del 55%, bisognerà adattare gli edifici pubblici e privati secondo nuovi standard energetici europei.
Le novità nella direttiva sul Rendimento energetico dell’edilizia sono state presentate dalla Commissione europea il 14 dicembre scorso e, da quanto emerge dalla bozza fatta circolare, a partire dal 31 dicembre 2025 la certificazione di idoneità dell’immobile dovrà seguire un modello prestabilito europeo. La certificazione energetica è già obbligatoria per la vendita o la locazione di un immobile e in Italia è obbligatorio presentare l’Attestato di Prestazione Energetica (Ape), che classifica le prestazioni degli edifici su una scala da 10 classi, dalla A4 alla G.
Quali novità
Se confermate, le nuove regole europee lascerebbero fuori dal mercato gli edifici appartenenti alla classe G. Quella con il rendimento energetico peggiore. Che, in Italia, sono circa 4,5 milioni. A partire dal 2027, tutti gli edifici pubblici dovranno appartenere alla classe F e dal 2030 dovranno raggiungere gli standard della classe E. La novità non varrà solo per gli acquisti, ma anche per i contratti di locazione; infatti, tutti gli edifici residenziali dovranno rientrare almeno nella classe F dal 1° gennaio 2030 e salire almeno alla classe E a partire dal 2033.
Le difficoltà dell’Italia
Per l’Italia non è una cosa da poco. In generale, l’88% circa degli edifici è considerato appartenente a classi dalla D in giù. In questo senso, l’Unione europea starebbe pensando di introdurre nuovi strumenti per agevolare l’esecuzione delle ristrutturazioni degli immobili da parte dei proprietari. Oltre al possibile utilizzo di fondi europei, allo studio c’è la possibilità di incentivare gli interventi delle società elettriche ed energetiche. In quanto capaci di assumersi il rischio del finanziamento iniziale e di ripagare gli investimenti con i risparmi sull’energia.
Retromarcia dell’Ue sugli edifici ad alto consumo: non sarà vietato venderli ma scatta lo stop alle caldaie a gas
La proposta per i nuovi standard energetici europei non prevede lo stop alle vendite sulle abitazioni che non rispettano i nuovi parametri. Come invece era emerso nei giorni scorsi. Il pacchetto sul gas dell’Unione europea non prevede il divieto di vendita per le case a alto consumo energetico.
Lo precisa Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione europea con delega al Green Deal, durante la presentazione del piano tenutasi il 15 dicembre. L’ipotesi del divieto si era diffusa nei giorni scorsi. Quando alcuni giornali erano entrati in possesso della bozza del documento sul Rendimento energetico dell’edilizia. «La nostra proposta non prevede alcun divieto di vendita per gli edifici con classe energetica G (quella con il rendimento energetico peggiore, secondo l’attuale classificazione), per le seconde case e per il patrimonio storico». Ha detto Timmermans. «Spetterà alle autorità nazionali individuare come far rispettare gli standard indicati dall’Ue».
Le modifiche nei prossimi anni per gli edifici
Le restrizioni sul lungo periodo, comunque, ci saranno ma l’Europa metterà a disposizione 150 miliardi di Euro da qui al 2030 per finanziare le operazioni di riqualificazione energetica degli immobili. Gli edifici dovranno rispettare standard minimi di prestazione energetica. Entro il 2027, almeno il 15% del patrimonio edilizio non residenziale di ciascuno Stato classificato in classe G dovrà essere ristrutturato. Per rientrare almeno nella classe F. Per quanto riguarda gli immobili residenziali, la scadenza è al 2030. L’operazione di adeguamento dovrebbe interessare un totale di circa 30 milioni di immobili in tutta Europa. A questo si aggiunge lo stop alle caldaie a gas a partire dal 2027 e l’eliminazione dei combustibili fossili dal riscaldamento entro il 2040.