Capita anche te di parlare con qualcuno e avere l’impressione di non avere margine di “trattativa”? Ti sembra che la persona non ti ascolti? O peggio ancora, che non stia a sentire ciò che dici e che voglia solo convincerti della tua tesi? Questi sono atteggiamenti che puoi incontrare con frequenza, soprattutto quando si parte da posizioni contrapposte come cliente-venditore, politico di destra-politico di sinistra, e a volte anche manager-collaboratore. Tutti quanti noi comunichiamo, in un modo o nell’altro, e c’è chi lo fa bene e chi lo fa meno bene, ma solo pochi riescono ad essere efficaci e ad usare le parole “giuste”. Se ti metti ad analizzare i grandi oratori della storia potrai trovare dei punti in comune nei loro discorsi (carisma, persuasione, chiarezza, etc..), e questo magari te lo spiego un’altra volta. Oggi infatti ti voglio dare uno strumento chiave per cogliere alcune sfumature importanti negli scambi verbali che intrattieni quotidianamente e che ti saranno utili con i tuoi colleghi e nelle relazioni in genere. Stabilire una comunicazione efficace è l’obiettivo di ogni interazione umana, perché se ti limiti a parlare ma non comunichi, o meglio, interagisci, otterrai davvero poco.
Come si divide la comunicazione
Partendo dal presupposto che la comunicazione si divide in:
- verbale
- para-verbale
- non verbale
è anche vero che le parole che usi (verbale) hanno un potere enorme su te stesso e su chi le riceve.
Manteniamo però il focus sull’emittente del messaggio. Perché se ascolti e ti ascolti, scopri moltissime cose.
Atteggiamento e comunicazione; il dibattito
Quando parli con qualcuno, hai nella testa una parola per definire la tua conversazione? Tipo: un “dibattito”, tipico della politica? Una “discussione”, tipica dei rapporti commerciali? Oppure un “dialogo” tipico di un rapporto d’amicizia?
Ora mi chiedo se ti si è già accesa la lampadina, perché la chiave dell’efficacia della tua comunicazione sta proprio nel riconoscere qual è il tuo atteggiamento nei confronti del tuo interlocutore e qual è il suo verso di te. Chi interpreta gli scambi verbali come un dibattito ha poca possibilità di attivare l’ascolto (ecco il segreto di un’interazione riuscita!) in quanto l’obiettivo più o meno dichiarato è quello di convincere l’altro. Di solito queste persone hanno un atteggiamento chiuso e sono poco propense al cambiamento. Pensi davvero di convincere qualcuno? Se hai qualche dubbio ricorda uno di quei dibattiti politici stile tribuna elettorale dove l’importante è sostenere la propria posizione e fregarsene di ciò che dice l’altro, “tanto ho ragione io”.
La discussione
Altri invece quando parlano dicono: “dobbiamo discutere”. L’atteggiamento in questo caso è aperto, ma fino a un certo punto. Perché qui si cerca il compromesso, cioè concedo qualcosa per ottenere qualcos’altro, Si tratta di un livello di comunicazione in cui il cambiamento è possibile, anche se solo in piccola parte. Dove per cambiamento intendo la situazione nella quale l’accoglienza del punto di vista altrui è completo.
3° D: Dialogo
L’ultima D è quella del dialogo. Dopo il Dibattito (1) e la Discussione (2), nel Dialogo (3) esiste un’ampia possibilità di cambiamento, la mente risulta più aperta e l’ascolto si alza di livello. “Voglio sapere cosa ne pensi e cos’hai da dire” è lo spirito che anima questo approccio.
Prima chiediti. Poi risponditi. Alla fine avrai la “tua” comunicazione
Quindi, quando vuoi avere una comunicazione efficace, fai attenzione a questi tre schemi e chiediti:
In quale stato mi trovo? Quello di chi dibatte, discute o dialoga?
Qual è l’atteggiamento del mio interlocutore?
E soprattutto, sto ascoltando davvero?
Perché solo se impari ad ascoltare e ad ascoltarti saprai attivare il modello comunicativo più efficace e ottenere i migliori risultati. E allora ecco che sarà possibile ritrovare quel “margine di trattativa”, fare in modo che l’altro ti stia a sentire, e creare spazio per capirsi fino in fondo.
Cosa aspetti? Ascolta, individua le 3D e comincia a comunicare efficacemente.