Dal nuovo rapporto annuale “il clima è già cambiato” dell’Osservatorio CittàClima di Legambiente, emerge un’Italia colpita pesantemente dagli effetti della crisi climatica. A livelli record per il caldo, le piogge intense spesso caratterizzate da grandinate estreme. Violente trombe d’aria e alluvioni. Un’Italia in piena emergenza.
L’emergenza che emerge dal rapporto
Il rapporto mette in fila i dati di un impatto dei cambiamenti climatici ed evidenzia come i dati sull’accelerazione di questi fenomeni siano sempre più preoccupanti. Dal 2010 al 2021, nel nostro Paese si sono verificati 1.118 eventi registrati sulla mappa del rischio climatico, 133 nell’ultimo anno. Segnando un +17,2% rispetto alla passata edizione del rapporto.
L’analisi
Nello specifico, si sono verificati 486 casi di allagamenti da piogge intense, 406 casi di stop alle infrastrutture da piogge intense con 83 giorni di stop a metropolitane e treni urbani, 308 eventi con danni causati da trombe d’aria, 134 gli eventi causati da esondazioni fluviali, 48 casi di danni provocati da prolungati periodi di siccità e temperature estreme, 41 casi di frane causate da piogge intense e 18 casi di danni al patrimonio storico. Purtroppo, non possiamo non sottolineare che, a tutto questo, si aggiunge la perdita di vite umane: 261 vittime, 9 solo nei primi 10 mesi del 2021.
L’emergenza nelle città italiane
Tra le città più colpite: Roma dove, dal 2010 al 1° novembre 2021, si sono verificati 56 eventi, 9 solo nell’ultimo anno, di cui ben oltre la metà, 32, hanno riguardato allagamenti a seguito di piogge intense. Bari con 41 eventi, nello specifico 20 allagamenti da piogge intense e 18 da trombe d’aria che hanno causato ingenti danni. Milano con 30 eventi totali, dove sono state almeno 20 le esondazioni dei fiumi Seveso e Lambro.
Di fronte a questo quadro, Legambiente torna a ribadire l’urgenza di approvare quanto prima il Piano Nazionale di Adattamento al Clima
Sono 23 i Paesi Ue, più il Regno Unito, che hanno adottato un piano nazionale o settoriale di adattamento al clima e tra questi non c’è ancora l’Italia. I territori non sono tutti uguali di fronte a questi fenomeni che, in alcune aree del Paese, si ripetono con più intensità e creano maggiori danni e, dunque, occorre dare priorità alle politiche di adattamento.
L’Italia e il piano emergenza che non c’è
Oggi non è così, perché il nostro Paese non ha un piano che individui strategie e interventi più urgenti. Per cui il rischio è che anche le risorse del PNRR siano sprecate. Siamo rimasti gli unici in Europa in questa situazione, pur essendo uno dei Paesi che conta i danni maggiori. Per questo dobbiamo valorizzare i sistemi di analisi, le competenze e le tecnologie di cui disponiamo per monitorare gli impatti e per comprendere come ripensare gli spazi delle città, in modo da mettere in sicurezza le persone e cogliere questa opportunità per renderli anche più vivibili.
Emergenza clima e l’allarme di Legambiente per il nostro Paese
Nel Rapporto 2021, Legambiente ha individuato 14 aree dell’Italia dove si ripetono con maggiore intensità e frequenza, alluvioni, trombe d’aria e in alcuni casi negli stessi territori, ondate di calore. A città come Roma, Bari, Milano, Genova e Palermo, vanno aggiunti territori colpiti da eventi estremi, verificatisi ripetutamente negli stessi luoghi. Si tratta della costa romagnola e del Nord delle Marche, con 42 casi e della Sicilia orientale e della costa agrigentina con 38 e 37 eventi.
Il caso Siracusa
In queste ultime due aree, sono stati numerosi i record registrati nel corso del 2021: a Siracusa l’11 agosto, si è raggiunto il record europeo di 48,8°; nel catanese e siracusano in 48 ore si è registrata una quantità di pioggia pari ad un terzo di quella annuale. Inoltre, proprio questa parte dell’isola è stata teatro di devastazione a seguito del ciclone tropicale mediterraneo (detto anche medicane, dalla fusione dei termini inglesi MEDIterranean hurriCANE “uragano mediterraneo”) Apollo.
Colpita anche l’area metropolitana di Napoli dove si sono verificati 31 eventi estremi. Inoltre, ci sono il Ponente ligure e la provincia di Cuneo, con 28 casi in tutto. Il Salento, con 18 eventi di cui 12 casi di danni da trombe d’aria. La costa Nord della Toscana (17 eventi), il Nord della Sardegna (12) e il Sud dell’isola con 9 casi.
Emergenza e quadro complesso
Quello italiano è un quadro complesso. Fatto di rischi ed impatti in corso, in un Paese che da decenni continua a spendere un’enorme quantità di risorse economiche per rincorrere i danni provocati da alluvioni, piogge e frane. Mentre sono poche le risorse spese per la prevenzione.
I dati
Secondo i dati della Protezione Civile, ogni anno spendiamo 1,55 miliardi per la gestione delle emergenze. In un rapporto di 1 a 5 tra spese per la prevenzione e quelle per riparare i danni. il Rapporto passa in rassegna anche una serie di buone pratiche, adottate all’estero e in diverse città italiane, con risultati positivi. Regolamenti edilizi che prevedono la realizzazione di infrastrutture verdi, promozione delle fonti rinnovabili, piani di riduzione dei consumi negli edifici pubblici e industriali. Poi promozione dell’agricoltura urbana sostenibile, progetti di forestazione urbana, ecc…
Pochi esempi virtuosi
Tra gli esempi italiani più virtuosi, c’è Torino, che dopo Bologna e Ancona, il 9 novembre 2020 ha approvato il “Piano di Resilienza Climatica. Padova, che il 14 giugno 2021 ha approvato il “Nuovo Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima” (PAESC), diventando la quarta realtà italiana a dotarsi di uno strumento specifico. Milano, che sta mettendo in atto una serie di progetti innovativi nei campi dell’housing sociale, della rigenerazione urbana, della smart city e della prevenzione dai rischi idrogeologici.
Le priorità per l’emergenza climatica in Italia
Per Legambiente sono 4 le priorità per aumentare la resilienza e ridurre la vulnerabilità ai cambiamenti climatici. L’approvazione del Piano di adattamento ai cambiamenti climatici, la necessità di prevedere un programma di finanziamento e intervento per le 14 aree del Paese più colpite dal 2010 ad oggi,. Poi il rafforzamento del ruolo delle Autorità di Distretto e dei Comuni negli interventi contro il dissesto idrogeologico. Ultimo ma non per ultimo, rivedere le norme urbanistiche per salvare le persone dagli impatti del clima. Per smettere di costruire in aree a rischio idrogeologico, ad intubare corsi d’acqua. A portare avanti interventi che mettono a rischio vite umane durante piogge estreme e ondate di calore.