Facebook cambia nome e diventa “Meta”. Forse cambieranno anche le nostre vite in seguito di questo apparentemente piccolo cambiamento, in modi che oggi probabilmente non possiamo nemmeno immaginare. O forse no, Zuckemberg non ce la farà ad imporre un nuovo paradigma di vita all’umanità Probabilmente è troppo presto per dirlo. La sensazione di questi giorni, però, è di aver assistito all’inizio di qualcosa, il semaforo verde di una gara o una dichiarazione di guerra. La teoria la presentazione dell’epico progetto del “metaverso” sia un’invenzione soltanto per cambiare nome alla Facebook corporation e ripulirne la reputazione è, a mio giudizio, riduttiva e miope. No, qui abbiamo uno dei più grossi e potenti conglomerati del mondo che ha mostrato un piano per tutta l’umanità, concepito e sviluppato in anni e anni, che entra nella sua fase di lancio vero e proprio.
L’universo parallelo
Proviamo a riassumere in pochissime parole il pensiero di Zuckemberg per cercare di capirne le implicazioni. La sua azienda, da adesso appunto “Meta”, si impegna a sviluppare e lanciare in 10 anni un universo parallelo accessibile da visori di realtà virtuale e da qualunque dispositivo tecnologico (smartphone e desktop in primis). Dal concetto attuale di internet in cui si possono svolgere specifiche azioni – sempre di più e sempre in maniera più immersiva, ma comunque tramite specifiche piattaforme con limiti strutturali – a un vero e proprio “mondo” che sia molto più simile alle dinamiche della nostra realtà contingente e che sia completamente connesso con gli oggetti nella realtà fisica. Un universo in cui si possa “entrare” in un negozio gestito da un’azienda o una persona e poi passare in un altro, comunicare attraverso le tecnologie di più provider, controllare gli elettrodomestici della propria casa “reale” e ordinare la spesa a domicilio, pagare beni e servizi in diverse valute (probabilmente criptovalute basate sulla blockchain). Un mondo insomma, non un insieme di servizi e una infrastruttura di comunicazione. Ovviamente queste poche righe sono una ipersemplificazione di un progetto enorme, tuttavia danno l’idea del fatto che Zuckemberg abbia fatto una dichiarazione chiara: “noi abbiamo un’idea di futuro e la stiamo per lanciare”. Gli altri dovranno reagire unendosi al progetto, opponendosi o presentando visioni diverse.
Il controllo delle regole
Questo progetto, come si può facilmente intuire, fa pensare a diverse possibili criticità anche molto gravi. In primo luogo c’è il controllo delle regole di questo “universo”. Il metaverso sarà come l’internet di oggi, tutto sommato strutturalmente indipendente? Oppure sarà l’illusione di un nuovo “pianeta” in cui tutti possano contribuire che però, in realtà, ha un dominus ben preciso che controlla, censura, detta le regole e riscuote le decime? Insieme a questo problema di fondo c’è chi si interroga sulla privacy, la profilazione delle persone, l’utilizzo dei dati. E poi esistono dubbi sulla efficacia delle tecnologie su cui si baserebbe l’accesso al metaverso, sulla sostenibilità energetica e sulla velocità di sviluppo.
Al di là delle criticità strutturali – tecnologiche, di progettazione, e di controllo – del metaverso, esiste tutta una serie di effetti difficili da predire sulle persone e sulla società. Il concetto di “realtà” verrebbe messo in discussione laddove esistesse una “realtà” parallela altrettanto frequentata, credibile, impattante. Concetti quali identità, genere, nazionalità, cultura, provenienza diventerebbero almeno in parte obsoleti. La stessa idea di “essere” qualcuno o qualcosa diventerebbe estremamente discutibile. Se un nuovo universo permettesse di essere ogni giorno ciò che si vuole si potrebbero sperimentare mille identità, modi di vivere, essenze. Sto cercando di essere neutro: idee come queste possono aprire porte all’umanità ma possono anche essere alla base della peggiore distopia. Certamente se il progetto del metaverso diventasse una realtà sostenibile e diffusa, dovremo fare i conti.
Mille futuri per le persone, un rischio per tutti
Un rischio, in particolare, è la sovraesposizione a possibilità di scelta. Studi in psicologia sociale dimostrano che avere troppe possibilità tra cui scegliere – problema diffuso nelle società ricche e avanzate – crea stress, ansia e può portare al ritiro e all’inazione. Immaginiamo per un secondo di avere infinite possibilità ogni giorno. Di potersi letteralmente inventare ogni giorno. Sospendiamo il giudizio morale ed estetico su questa possibilità e concentriamoci invece sul rischio che tante persone si trovino in una stanza, con due universi a loro disposizione – quello fisico e il metaverso – e non riescano a muovere un dito stritolate dall’immensità delle opportunità di fronte a loro. Questo ci deve far pensare che il presente e il futuro li scriviamo ancora noi umani e che c’è molto da lavorare sulla salute psicologica e sulla resilienza delle persone prima di poter vedere una vera e propria rivoluzione che cambi veramente la vita di tutti.