Sincronico, scuro come la Voce. Sontuoso, tragico: la plasticità perfetta di Io Maria, Lei Callas, coreografia e regia di Michela Barasciutti per Tocnadanza – spettacolo appena andato in scena in prima assoluta al Teatro Malibran di Venezia, nell’ambito di VeneziainDanza 2021, rassegna con la Direzione Artistica della stessa Barasciutti – si coniuga con una potenza emozionale straordinaria.
Una Callas che non trascura niente
Sarà perché il controllo (minuzioso, quasi cronometrico, un fantastico ingranaggio) dell’andamento coreografico non lascia spazio a movenze inutili. Oper le grandi capacità interpretative dei danzatori della Compagnia, sei magistrali protagonisti di un fiume drammatico che non abbandona mai la tensione originaria. Sarà, soprattutto, per la forza dell’idea che sottende l’intero spettacolo: un ritratto della Divina, colta nel suo essere drammaticamente plurima.
Il mito della Callas
Da un lato, la volontà assoluta che Callas ha esibito nel costruirsi grande e unica interprete; dall’altro, Maria, la donna, con tutti i suoi timori, le debolezze, i cedimenti, la passione amorosa.
Il lavoro di Michela
Ciò che Michela Barasciutti coglie – e, nella resa, colpisce e commuove – è il conflitto di chi splende, di chi cade e si rialza, e brilla ancor di più perché è caduto. Una storia messa in scena con cristallina introspezione: nella fisicità battente dei moti, che segnano (appunto in sincronia con la traccia musicale, mai direttamente con la voce di Callas) lo spasmo della sofferenza, la pulsione dell’abbraccio, la ferocia del conflitto.
Quanto conta l’esperienza
Solo una ballerina di grande esperienza, una coreografa dai sensi acuiti come Michela poteva intuire il dramma e ripulirlo da ogni cascame, senza dimenticare l’esattezza delle traiettorie, l’ellissi perfetta dei giochi, lo scambio di carne e sangue tra un corpo e l’altro. Danza come organismo che consiste, senza abbellimenti. Danza che è, innanzitutto, verità.
Callas nell’opera: dalla voce alla danza
Quella di Barasciutti è la storia di una danzatrice che ha costruito la sua carriera su basi solide: nata alla scuola di Luciana De Fanti, già a diciotto anni è solista per il Bussotti Opera Festival nell’opera “Autotono” di Sylvano Bussotti. Ha fatto parte della Compagnia di Balletto “L’Ensemble” di Bruxelles, diretta da Misha Van Hoecke; ha danzato nei principali Teatri italiani ed esteri; è stata Prima Ballerina al Gran Teatro La Fenice e al Teatro Carlo Felice di Genova, in coppia con l’étoile del Bolschoij Vladimir Derevianko, e assistente dei coreografi Bob Cohan e Robert North.
La nascita della Compagnia
Nel 1991 fonda a Venezia una propria Compagnia, Tocnadanza, riconosciuta dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dal Comune di Venezia, dalla Provincia e dalla Regione del Veneto: è l’inizio di un’avventura nuova ed affascinante, in cui crea numerose coreografie, collaborando con prestigiosi Enti e Festival (il Teatro La Fenice, La Biennale di Venezia, la Collezione Peggy Guggenheim, il Conservatorio Benedetto Marcello, il Ravello Festival – Regione Campania, la Camerata Musicale Barese, per citarne solo alcuni).
Un sogno che parte da Venezia
«Desideravo che la Compagnia partisse dalla mia città – racconta Michela – e avevo voglia che gli spettacoli mi appartenessero ancor di più. C’è un tempo per crescere, e c’è un modo di crescere, diverso, per ogni stagione della vita. Non è stato sempre facile ma, a tutt’oggi, sono felice per quello che abbiamo realizzato. Perché ciascuno dei protagonisti di Io Maria, Lei Callas è come un punto di luce, unico, insostituibile e corale allo stesso tempo».
L’occasione: i 100 anni dalla nascita di Maria Callas
In questa nuovo spettacolo di Tocnadanza – realizzato in occasione del centenario della nascita di Maria Callas, nel trentesimo anniversario di Tocnadanza e nell’ottantesimo della Camerata Musicale Barese, che coproduce l’evento – Michela dimostra tutta la sua capacità di intrecciare maestria tecnica ed intensità; la possibilità (che è merce rara di questi tempi) di porre ogni passo, ogni scena al servizio dell’interpretazione.
Un trio perfetto femminile
Tre ballerine incredibili, per la naturalezza (solo apparente) dei percorsi, per la forza del contatto: Sara Cavalieri, Roberta De Rosa, Erika Melli. Sono Maria, Callas, o Maria Callas, e i ruoli si scambiano di continuo, in una circolarità perfetta (anzi perfetta nell’imperfezione degli stati emotivi, quasi un pendolo oscillante tra odio di sé, seduzione e smarrimento).
Un trio perfetto maschile
Tre danzatori, altrettanto misurati, a rappresentare i compagni che più hanno contato nella vita della Divina: il marito Giovanni Battista Meneghini, quasi una figura paterna; Aristotele Onassis, l’amore passionale che l’abbandonerà per sposare Jacqueline Kennedy; Pier Paolo Pasolini, che la vorrà – disperata, tragica icona – nel suo film Medea. Un ruolo difficile per Marco Mantovani, Mirko Paparusso e Giulio Petrucci, che pare d’appoggio e, invece, dà vita ad un gioco tattile d’estrema eleganza, una linea che si dipana lungo le due diagonali del palco: un basso continuo, a tratti sostenuto da legati evidenti, assolutamente necessario a sostenere, sospingere, prendere e abbandonare. «Il nostro è stato un impegnativo lavoro per esserci – commenta Barasciutti – creare sospensione e, allo stesso tempo, rispetto per il personaggio. Esserci totalmente, esserci in ogni forma.»
Tocnadanza mette in scena la vita
Non danza sulla voce unica di Callas, non accompagna l’atto lirico. Ne riproduce, piuttosto, il rantolo fisico, l’inusitata estensione vocale, dal fa diesis grave al mi naturale sovracuto, che talvolta si strozza, s’infila in un imbuto di gola o si scaglia con potenza incontrollabile. Da Bach, a Mozart, a Kodaly, secondo l’elaborazione musicale dell’insostituibile Stefano Costantini. Suono che scorre, zampilla o rimbomba negli incubi. Voce dal corpo-prigione, dal corpo- tempio: «Ci sono due persone in me: – confessava la cantante – mi piacerebbe essere Maria, ma devo vivere all’altezza delle aspettative della Callas».
Callas con amore e realtà
Lo spettacolo di Michela Barasciutti e di Tocnadanza – che si spera possa essere visto ed applaudito in molti altri Teatri, anche del Veneto (perché spesso le nostre eccellenze sono più apprezzate fuori dei confini regionali, ed è un gran peccato) – realizza il sogno, i sogni. Anche i nostri, con amore di realtà.
Foto di scena di Francesco Barasciutti