C’è voglia di leggerezza, voglia di bello, di sognare, di pensare a realtà che sono state altro dalla nostra quotidianità, o che lo saranno. Due grandi successi, di diversa portata e di diversa tipologia, nella stessa settimana lo provano. La fiera dell’auto e moto d’epoca a Padova e l’annuncio in pompa magna di Mark Zuckemberg del nuovo nome della sua compagnia, ex Facebook inc, Meta.
Il fascino delle cose toccate
Da una parte il godimento di vedere e toccare le vestigia di un’epoca passata. Un’epoca in cui le macchine avevano un fascino che, oggi, poche delle loro pronipoti possono vantare a scapito di affidabilità e buon funzionamento un tempo ignoti. Un’epoca che non ritornerà, ma che è bello sognare e magari, in piccola parte, possedere, come dimostrano i dati del mercato. Un’epoca tattile, di odori e rumori, di polvere e fisicità. Un’epoca che, in questo momento di distanziamento sociale, sembra qualcosa di totalmente estraneo alle nostre possibilità: questo la rende un sogno.
Il trionfo delle cose astratte
Dall’altra parte il trionfo dell’astrazione. La più influente corporation internazionale, che ha orientato il destino sociale e politico di milioni di persone, che ha una popolazione superiore a qualunque stato sulla terra dichiara che diventerà un “metaverso” virtuale. La dichiarazione è chiarissima: Zuckemberg scommette che passeremo molto del nostro tempo in ambienti virtuali, che interagiremo con altre persone in tempo reale senza essere fisicamente nello stesso luogo, che non toccheremo le cose ma tuttalpiù avremo dei sensori che ci daranno l’impressione di toccarle. Niente benzina, cosa che potrebbe anche essere buona per il pianeta da un certo punto di vista, niente rumori, niente odori.
Ma sappiamo distinguere tra reale e virtuale?
Siamo pronti per tutto questo? Siamo pronti per fare un ulteriore salto in avanti verso un futuro ignoto che, comunque, è diverso da qualunque cosa sia esistito in passato? La risposta, probabilmente è si: l’essere umano è incredibilmente plastico e si è adattato a qualunque ambiente, non esiste ragione per pensare che non possa adattarsi anche a quello virtuale. Certamente le sfide saranno tantissime: garantire i diritti (non dico la privacy, che temo sia già oggi una fantasia legata al passato), coniugare la vita “reale” con quella “virtuale”, gestire un mondo nuovo senza confini e senza leggi. Tutte queste aree di indeterminatezza potrebbero anche essere foriere di qualcosa di buono, se gestite con onestà e intelligenza. Bisogna entrare nell’idea che l’umano del futuro avrà di più ma anche di meno, che i valori e il modo di fare le cose sarà radicalmente diverso. Ma, a ben vedere, basterebbe guardarci intorno adesso per realizzare che in qualche modo è già così. Ed è semplice dire che era meglio prima, ma gli adolescenti di oggi amano, soffrono, pensano, si impegnano nel modo e nel mondo che conoscono. Così è oggi e così sarà domani, anche se il metaverso e la realtà virtuale immersiva entreranno nelle nostre case.
Io, da parte mia, guardo i cataloghi delle auto d’epoca sperando prima o poi di trovare quella giusta per me