Ad ottobre il Green Garden di Mestre ha potuto festeggiare la vittoria del campionato di Serie D della sua squadra femminile, promossa in Serie C dopo il trionfo delle ragazze dirette da Omar Camporese. L’ex azzurro, che è nella storia del tennis italiano per l’impresa di Pesaro contro Moya e la maratona contro Boris Becker in Australia, lavora da sette anni al Green Garden.
Camporese, è felice della promozione della sua squadra in Serie C?
“Certamente, abbiamo svolto un lavoro di tre anni per portare avanti questa squadra e con quattro giocatrici del vivaio siamo riusciti a toglierci una bella soddisfazione, arrivando in Serie C. Le ragazze stanno crescendo bene, abbiamo una giovane tennista di 14 anni, Giorgia Spolaor, che è tra le più forti della regione ed ha buone potenzialità. Ha fisico, potenza ed esplosività, deve sgrezzarsi e migliorare la manualità. Insieme anche a Vittoria Pastorello, forma la squadra di nove ragazze che ha centrato la promozione in Serie C. Tra di loro sono molto unite e questo fattore aiuta sicuramente la squadra a ottenere risultati positivi”.
Da sette anni riveste questo ruolo, come si sta trovando ora che allenerà anche in serie C?
“Essere stato giocatore mi ha regalato gioie e dato gratificazione, ma avere la direzione tecnica del Green Garden potrebbe in futuro darmi maggiori soddisfazioni. Vedo che i giocatori mi ascoltano e che riescono a mettere in pratica i miei consigli, questo, sebbene non sia io il protagonista, equivale a un successo. Mi piace mettere a disposizione dei ragazzi la mia esperienza”.
Il 2021 è stato un anno importante per gli azzurri e il tennis italiano. Cosa si aspetta dal futuro?
“Una serie di successi importanti porta un aumento di praticanti e dopo la pandemia, grazie appunto ai risultati degli italiani, è successo proprio questo. Berrettini ha fatto un anno importante, mentre Sinner e Musetti potrebbero regalarci grandi soddisfazioni nei prossimi dieci anni. Sono giovani e hanno il tempo per vincere, anche se molto continuerà a dipendere da Djokovic, Nadal e Federer. Nonostante quest’ultimo sembri essere quello più vicino al termine della carriera, gli altri due fanno ancora paura. Lo spagnolo sulla terra rimane imbattibile e il serbo ha appena sfiorato il Grande Slam. Finito il loro impero, i giocatori da battere saranno Tsitsipas, Shapovalov, Medvedev e il giovanissimo Alcaraz”.
Che differenze ci sono tra i campioni della sua epoca e quelli odierni?
“I campioni c’erano negli anni ’90 e ci sono oggi, ma un paragone rimane difficile perché ai miei tempi la competitività era nettamente più alta. Quando giocavo, tra i primi venti della classifica ATP c’erano ben quattordici colleghi che avevano vinto almeno uno Slam, adesso invece sono solo cinque. Questo vuol dire che vincere era più complicato, senza scordare la molteplicità dei fenomeni che sfoggiavano nazioni come Stati Uniti e Svezia”.