Cento tra scienziati, medici ed esperti del settore e dell’uso della nicotina di tutto il mondo hanno scritto una lettera ai paesi membri della Convenzione Quadro sul Controllo del Tabacco (Fctc) dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms). Si riuniranno per la nona “Conferenza delle parti” dall’8 al 13 Novembre. Tra loro anche l’oncologo italiano Umberto Tirelli, primario dell’Istituto Tumori di Aviano e prestigioso collaboratore della nostra testata. I cento scienziati chiedono “di rinnovare l’approccio alle politiche del tabacco”. Perché “ci sono prove convincenti che i prodotti senza fumo sono molto meno dannosi delle sigarette tradizionali. E possono sostituire il fumo individualmente e a livello di popolazione”.
Il fumo e il tabacco senza combustione
I firmatari evidenziano che “c’è incertezza sui benefici e sui rischi a lungo termine associati al mercato in evoluzione dei prodotti del tabacco senza combustione. E riconosciamo che c’è un continuum di rischio in questi prodotti. Siamo anche debitamente cauti sul coinvolgimento dell’industria del tabacco. Tuttavia – rimarcano – dobbiamo anche considerare le prove a disposizione e non permettere che un’eccessiva cautela o incertezze residue possano negare ai fumatori valide alternative per abbandonare i prodotti basati sulla combustione che sappiamo con certezza essere letali”.
Fumo e Oms
“Purtroppo – sottolineano – l’Oms ha avuto scarsa considerazione del potenziale di trasformare il mercato del tabacco da prodotti ad alto rischio a prodotti a basso rischio. L’Oms sta scartando una strategia di salute pubblica che potrebbe evitare milioni di morti legate al fumo. Vi invitiamo a considerare i seguenti sette punti e le nostre sei raccomandazioni”, è l’appello.
La lettera
Nella lettera gli esperti segnalano un punto nodale nel rapporto tra evidenze scientifiche e scelte di politica sanitaria. “Le parti del Fctc non dovrebbero essere distratte dal significativo potenziale di salute pubblica dei prodotti a rischio ridotto semplicemente perché le aziende di tabacco li producono. Gli approcci di riduzione del danno coinvolgono inevitabilmente i prodotti realizzati da entità commerciali. Che realizzano per i consumatori dei prodotti contenenti nicotina in concorrenza con le sigarette. La sfida – osservano – per i regolatori è quello di allineare gli incentivi del settore con gli imperativi di salute pubblica. Per ridurre i danni, un approccio noto come regolamentazione proporzionata al rischio”.
Fumo: l’alternativa alla sigaretta
L’agenzia Fda, Food and Drug Administration, degli Stati Uniti “ha condotto un’ampia valutazione di oltre due milioni di pagine di evidenze su un prodotto a tabacco riscaldato prodotto da un’importante azienda produttrice di tabacco. L’ente – ricordano – ha concluso che il prodotto è “idoneo alla tutela della salute pubblica”. E rivela che si è avuta una esposizione significativamente più bassa alle sostanze tossiche ed è “appropriata per la promozione della salute pubblica””.
Il caso Giappone
Nel documento è citato anche il caso virtuoso del Giappone dove c’è stato “un forte calo del consumo di sigarette susseguito all’introduzione dei prodotti a tabacco riscaldato nel 2015. I dati di mercato – rimarcano – mostrano un calo senza precedenti di oltre il 40% del volume di sigarette e cigarillos venduti in Giappone tra il 2015 e il 2020”. Tuttavia, sempre secondo gli esperti “questi risultati significativi non sono riconosciuti dall’Oms nel suo recente documento per la COP9 sui nuovi ed emergenti prodotti del tabacco”.
Le alternative al fumo di sigaretta e la regolamentazione
Un aspetto che viene evidenziato nella lettera dei 100 firmatari della lettera è che “l’Oms sostiene abitualmente la proibizione totale delle alternative senza fumo alle sigarette o una regolamentazione e tassazione dei prodotti senza fumo equivalente alle sigarette. Nessuna delle due è appropriata per la salute pubblica. Il pericolo di questo approccio è che crea di fatto una protezione normativa del commercio di sigarette che, per citare il Royal College, causerà danni perpetuando il fumo”.
La precisazione
Ma soprattutto che la lettera “non è un appello per un mercato non regolamentato, ma per una regolamentazione accuratamente progettata e proporzionata al rischio, che sia consapevole dei rischi di conseguenze dannose non volute”.