“I grandi viaggi hanno questo di meraviglioso, che il loro incanto comincia prima della partenza stessa. Si aprono gli atlanti, si sogna sulle carte. Si ripetono i nomi magnifici di città sconosciute”. Joseph Kessel. È così che ho sempre immaginato la partenza per un viaggio, e rubo volentieri l’aforisma usato da Roberto Mutti curatore di una splendida mostra: “Skrei – Il Viaggio” di Valentina Tamborra, inaugurata agli inizi di ottobre a Venezia presso la Fondazione Querini Stampalia.
Il viaggio e i naufragi
Questa è anche la storia di un naufragio: è arrivato il momento di affrontare le insidie del mare e del vento attraverso un percorso fotografico che emoziona e trasmette il profumo salato dei mari nordici, parabola di incrocio fra mondi e culture. Racconta le origini di un pesce che appartiene al ghiaccio e ai venti, povero ma squisito. Dalla Norvegia diventerà punta di diamante della cucina italiana passando per la sapiente inventiva della gastronomia veneziana.
La mostra
La Querini Stampalia è da sempre la casa museo dei veneziani, dimora di un’antica e nobile famiglia, sede di una strepitosa collezione d’arte e biblioteca aperta al pubblico per ricerca e documentazione. La mostra di Valentina Tamborra è organizzata e promossa in collaborazione con Norwegian Seafood Council e Tørrfisk fra Lofoten AS.
Viaggio attraverso fotografie
In esposizione circa 40 fotografie, alcune di grande formato che ruotano attorno al tema del viaggio come sottolinea il titolo: skrei. “Å skrida” nell’antica lingua vichinga significa “viaggiare, migrare, muoversi in avanti”. Da questa espressione deriva il termine skrei un particolare tipo di merluzzo che ogni anno compie una lunga migrazione per riprodursi. Dalle gelide acque del mare di Barents a quelle più calde della costa settentrionale norvegese.
Viaggio e racconti
Valentina Tamborra ci racconta un viaggio che è innanzitutto la storia di un pesce e di uomini coraggiosi. Migrazioni, scoperte, mondi lontani dove la cucina diventa elemento di unione. Un percorso fotografico lungo migliaia di chilometri.
L’autrice è nata a Milano dove vive e lavora. Fotoreporter e giornalista si occupa principalmente di reportage e ritratto, amando mescolare narrazione e immagine. Molto attenta al sociale, collabora con varie ONG e con enti come la Croce Rossa e Medici senza Frontiere. Docente presso l’Istituto Italiano di Fotografia di Milano, ha ottenuto importanti riconoscimenti per le sue opere.
I suoi viaggi alla scoperta del mondo dietro un obiettivo
La sua avventura fotografica nei freddi mari nordici, inizia in una biblioteca, anzi due. Quella Apostolica Vaticana di Roma e la Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia. In queste sedi sono conservate le testimonianze di una celebre quanto avventurosa vicenda, protagonista un navigatore e mercante di nobile famiglia veneziana: Pietro Querini.
“Il punto di partenza è un diario del quindicesimo secolo custodito nella Biblioteca Apostolica Vaticana, primo reportage di viaggio dedicato alla Norvegia del Nord, che ci svela la vita dei pescatori di quella remota porzione del mondo. A scriverlo di suo pugno è Pietro Querini, nobiluomo e mercante veneziano, naufragato insieme al suo equipaggio sulle coste delle allora sconosciute isole Lofoten nel 1432. Da questa sventura ha inizio il legame indissolubile che lega l’Italia alla Norvegia: un evento terribile diventato opportunità e occasione di incontro”. Così scrive l’autrice.
Viaggio e ricerche
La sua è una ricerca di spessore grazie anche alle testimonianze di un discendente di Pietro Querini che porta avanti gli ideali di fratellanza e condivisione del proprio avo. Valentina si muove tra Roma, Venezia, Svolvær, Henningsvær, Røst, l’isola più a ovest della contea di Nordland, luogo di un magico incontro che potremmo definire un segno del destino.
Alla fine di aprile del 1431 Pietro Querini parte da Creta per le Fiandre con un carico di vino malvasia, spezie, cotone e altre mercanzie preziose. Al largo della Spagna la nave viene colta da una spaventosa tempesta che strappa le vele, spezza il timone, frantuma ogni cosa. Settimane di navigazione alla deriva, 200 chilometri oltre il Circolo Polare Artico sino alle isole Lofoten in Norvegia, in pochi resistono. Alla fine l’imbarcazione naufraga su una sperduta isoletta disabitata: Sandøya e qui viene miracolosamente soccorsa dai pescatori di Røst altro luogo remoto delle Lofoten.
Quando i viaggi diventano leggenda
Pietro Querini nel suo diario descrive l’ospitalità degli abitanti: “pura e generosa” per un periodo che viene definito: ”cento giorni in paradiso”. Ma se il paradiso può attendere, Venezia non può farlo. Il nobile navigatore torna in città desideroso di raccontare tutti i segreti imparati dai pescatori norvegesi nella preparazione di un pesce tanto squisito. I metodi di essicazione, conservazione e preparazione. È grazie a questi naufraghi se oggi conosciamo tutti i particolari di un pesce migratorio leggendario e molto apprezzato sulle tavole internazionali. Un segno che la cultura e le tradizioni possono diventare messaggeri di pace e condivisione tra mondi così lontani e diversi.
Attenzione a non sbagliare
Capita spesso di confondere i termini stoccafisso e baccalà. Lo stoccafisso norvegese (merluzzo nordico skrei) viene fatto essiccare e maturare grazie alle caratteristiche condizioni climatiche delle Lofoten e della Norvegia del Nord. L’essicazione si svolge all’aperto, mentre la maturazione avviene nei magazzini di stoccaggio. E’ quindi l’azione della natura a dare il caratteristico sapore al prodotto che non richiede utilizzo di sale o di altri additivi.
Mentre il baccalà viene preservato da diversi strati di sale, non viene fatto essiccare ma lasciato maturare. E poi c’è il baccalà secco, il merluzzo nordico salato ed essiccato, noto per la consistenza delicata e per il colore bianco naturale che assume dopo la salatura, la maturazione e l’essicazione.
Quando la vita è un viaggio
Il cuore del reportage di Valentina Tamborra ha un preludio incantato grazie alle immagini evocative fatte di panorami disegnati dalla natura che sembrano uscire dalle favole. Poi si dilata nel racconto delle persone che vivono sulle isole per le quali la pesca è ancora oggi una risorsa fondamentale. Una vita tra mare, terra e cielo.
Questo reportage fotografico non è solo una perfetta descrizione di ambienti e persone, ma soprattutto una composizione artistica, grazie al sapiente occhio fotografico dell’autrice capace di catturare piccoli particolari, assieme alle trasparenze cristalline, ai voli dei gabbiani, all’incredibile azzurro del mare esaltato dal bianco delle insenature. “Le isole Lofoten d’inverno assomigliano a perle che emergono dal mare. Brillano tanto che a volte si fa fatica a guardarle”.
I diari di bordo
Leggere il diario di bordo degli ufficiali della Cocca Querina l’imbarcazione partita da Venezia nel 1431 e naufragata, è decisamente toccante: razionare acqua, cibo, vino, quel poco che la furia dei flutti e dei venti ha risparmiato. Arrivare a bere l’acqua del mare, guardare i propri compagni morire e non poter far nulla se non attendere e sperare. Queste le testimonianze, compresa poi la descrizione dell’aiuto arrivato dai pescatori, senza bisogno di parole o spiegazioni.
La gente di mare conosce la sofferenza, aiuta protegge e si prende cura di chi soffre. Non esistono confini e nessuna distinzione.
Una mostra lunga un viaggio
Osservare questa mostra alla Querini è decisamente magico, l’ambiente del Museo si apre all’esterno e può capitare di osservare le foto di queste isole remote nell’istante in cui passa un gondoliere scivolando lentamente sull’acqua del canale, un virtuale ricongiungimento tra la città lagunare e i mari del Nord.
Emoziona profondamente l’immagine usata per il manifesto
Raffigura Olaf e Isabella Pedersen sull’isola di Sandøya. Nel punto più alto si erge la stele dedicata a Pietro Querini. Furono gli abitanti di Røst a portarla qui nel 1932.
Isabella vive fra un piccolo paesino della provincia lombarda e Røst, parla italiano, inglese e norvegese.
Sono passati seicento anni dall’incontro tra i pescatori norvegesi e i naufraghi sopravvissuti. Oggi Olaf e Isabella sono il nuovo simbolo di questo legame antico esaltato dalle foto senza tempo di Valentina Tamborra.
“Niente è più necessario a chi va per il mondo che l’essere di aperte vedute e comportarsi di conseguenza”. Pietro Querini
SKREI – IL VIAGGIO
Valentina Tamborra
A cura di Roberto Mutti – Direttore artistico Giuseppe Creti
Fondazione Querini Stampalia, 2-31 ottobre 2021
martedì – domenica dalle 10,00 alle 18,00
Che interessante! Conosco questo itinerario e andrò in Norvegia su invito di Valentina!
Ci date sempre nuove emozioni che ci aiuta molto
a vivere.Grazie di cuore .
Cara Elisabetta, delle isole Lofoten ho sentito parlare fin da bambino sia perché a Mestre esiste via Querini e perché mio padre, ottimo cuoco, preparava dei piatti di baccalà (Vicentino o mantecato) degni d’invidia dei super chef odierni. Mi torna quindi piacevole sapere che Venezia non perde l’occasione di presentare una mostra di fotografie alla Querini Stampalia illustranti
tutto il fenomeno della nascita della squisita pietanza. E tu, come al solito, hai saputo cogliere, con la consueta maestria tutti gli aspetti della stessa. Non si finirà mai abbastanza di ringraziarti.
Il sale..il sapore di ciò che si racconta..dipende dalla proprietà di linguaggio, dalle competenze e dalla capacità di credere fortemente in ciò che si descrive. Complimenti.
Dott.ssa Elisabetta, complimenti, ogni settimana ci coinvolge in racconti originali, curiosi, interessanti. Nelle Marche, dove vivo, conosciamo bene sia il baccalà, sia lo stoccafisso, anzi ad Ancona ci sono delle associazioni che organizzano gare e concorsi gastronomici dedicati allo stoccafisso e alle sue numerose ricette. Però non sapevo come fosse arrivato dalle nostre parti, c’è sempre di mezzo la Serenissima. Nella sua tragicità, è bellissimo il racconto di Pietro Querini, spinto dal mare fino al Circolo Polare Artico, nelle isole Lofoten. Per questo veneziano del XV secolo questa avventura disgraziata sarà apparsa come una bellissima opportunità commerciale, una nuova rotta per allargare commerci e affari. Quindi la Querini Stampalia ha ricordato l’impresa di un illustre antenato, così come la società norvegese dello stoocafisso, avrà promosso la cultura e il prelibato merluzzo. La mostra fotografica di Valentina Tamborra rende omaggio ad un prodotto invernale molto comune e familiare nelle nostre tavole, però devo prendere le distanze dai pescatori norvegesi. Infatti qualche settimana fa abbiamo visto le atroci immagini del Grindadràp, la caccia tradizionale ai delfini. Mai vista una mattanza del genere come è accaduto di recente alle isole Faroe che appartengono alla Danimarca. Abbiamo lottato tanto contro le baleniere giapponesi e qui, nel cuore dell’Europa, abbiamo questi sterminatori di uno degli animali più caro all’uomo di mare. Forse quest’anno mangerò un po’ meno di baccalà e stoccafisso, un piccolo segno per ricordare questa stupida strage di delfini.