Il mondo è a colori, ma la realtà è in bianco e nero, ha scritto Wim Wenders. Il regista ci ha regalato un capolavoro come Il cielo sopra Berlino, facendoci scoprire quanto l’assenza di colore sia più colorata che mai. E se il colore dialoga con gli occhi, il bianco e nero lo fa con la nostra mente. Per questo trovo imperdibile la mostra di Palazzo Grassi: “HYPERVENEZIA” corposo viaggio tra i sestieri di Venezia, quattrocento fotografie dalla purezza surreale straordinaria.
Un messaggio in bianco e nero
Un’esperienza visiva radicale attraverso queste immagini tutte in bianco e nero, la città che conosciamo scompare lasciando emergere una Venezia parallela, pervasa da una stranezza inquietante, quella di ogni città del mondo quando rimane senza abitanti. Quasi un messaggio profetico sospeso tra le solitudini della pandemia e gli eccessi di un turismo globalizzato soffocante.
Venezia mappata
Dopo mesi di chiusura per lavori di manutenzione, Palazzo Grassi riapre le porte con il grande evento espositivo dedicato alla città in occasione dei 1600 anni dalla fondazione. Presentato al pubblico l’ambizioso: “Venice Urban Photo Project”, ideato e realizzato da Mario Peliti. Architetto, editore e gallerista romano, vive e lavora tra Roma e Venezia. Dal 2006 inizia a mappare sistematicamente la città lagunare con le sue fotografie raccogliendo il più ampio e organico archivio mai realizzato, una rappresentazione inedita dell’intero tessuto urbano.
Il bianco e nero che trasforma Venezia
Dodicimila scatti in bianco e nero e tutti a parità di condizione di luce, senza ombre portate e soprattutto senza persone. Il colpo d’occhio è potente e allo stesso tempo estraniante. Così via Garibaldi appare come una fuga prospettica di New York, l’ex gasometro di San Francesco della Vigna sembra un film surrealista. Persino l’angelo della fama che svetta su Santa Maria del Giglio sembra immerso nella solitudine terrena.
Un porta oltre l’immagine
Titolo quanto mai esemplare: HYPERVENEZIA, dove hyper intende una sorta di accesso a un oltre, una porta che si apre verso l’immagine documento che, essendo priva di narrazione e di personaggi diventa “vera finzione”. Un sogno dentro un sogno scriverebbe Borges. Uno sguardo neo-surrealista con l’incisività storica alla Jacopo De’ Barbari in versione fotografica. Le immagini prodotte infatti seguono un preciso protocollo, l’autore è pronto ad accumularne ventimila realizzando così il più vasto archivio fotografico di Venezia.
Peliti e il rullino
Il legame di Mario Peliti con la grande fotografia è una costante della sua attività. Ha diretto anche una Galleria all’interno di Palazzo Borghese a Roma dedicata alle immagini d’autore: Sebastião Salgado, Gianni Berengo Gardin, Gabriele Basilico, Bert Stern e tanti altri blasonati interpreti internazionali. Con questa preziosa mostra Palazzo Grassi rende omaggio a Venezia, la prima città in cui François Pinault ha voluto presentare la sua collezione.
Venezia attraverso un obiettivo
“HYPERVENEZIA”, curata da Matthieu Humery, conservatore presso la Collection Pinault, propone un percorso immersivo che coinvolge completamente il visitatore al primo piano espositivo di Palazzo Grassi attorno a tre istallazioni. Un tragitto lineare di circa 400 fotografie che ripercorrono un ideale itinerario per i sestieri di Venezia, una mappa site-specific della città composta da un mosaico di circa 900 immagini geolocalizzate che offrono una panoramica totale e un’installazione video di oltre 3.000 fotografie.
Bianco e nero e musica
Le immagini che scorrono sono accompagnate dalla musica realizzata per la mostra dal noto compositore Nicolas Godin, membro del duo di musica elettronica francese “Air”. Colonna sonora perfetta per esaltare le immagini, considerando tra l’altro che quando Godin formò il suo gruppo nel 1995 si era appena laureato in architettura.
Un progetto nel cassetto
L’ambizioso progetto è stato avviato dapprima in pellicola e successivamente in digitale, ha il rigore e la metodologia delle grandi campagne dei maestri dell’Ottocento e del Novecento. Grazie all’omogeneità della luce queste fotografie consentono di vedere perfettamente tutti i dettagli delle facciate anche i meno rilevanti, la mancanza di persone induce lo spettatore a riflettere sul destino della città ma nello stesso tempo ad apprezzarne le caratteristiche architettonico urbanistiche.
Un singolare archivio, un’ imponente ricognizione fotografica che si concluderà nel 2030. Nel 2018 è stato firmato un accordo tra Mario Peliti, l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD), e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia, finalizzato alla valorizzazione di Venice Urban Photo Project attraverso la creazione di un fondo digitale. La mostra è realizzata con il supporto di Saint Laurent.
Dall’immagine alla parola
Queste immagini appaiono silenziose ma raccontano storie. Sono piene di mistero e nello stesso tempo reali, sembrano venire da mondi sconosciuti eppure le osserviamo quotidianamente immersi nella folla. Abitanti e turisti costantemente avvolti da visioni rumorose e colorate.
Il colore per gli occhi, il bianco e nero per l’anima.
“HYPERVENEZIA”
Palazzo Grassi – Venezia
5 settembre 2021 – 9 gennaio 2022
La mostra è realizzata con il supporto di Saint Laurent
Aperto tutti i giorni, tranne il martedì, dalle 10 alle 19.
Per saperne di più e per verificare le modalità di accesso:
www.palazzograssi.it
Venice Urban Photo Project / Mario Peliti.
Da buon veneziano, almeno di nascita, non posso che essere coinvolto, cara Elisabetta, da quanto presentato dal tuo articolo in merito alla mostra Hypervenezia a Palazzo Grassi. Tutto ciò che parla della nostra unica e meravigliosa città tocca i miei più intimi sentimenti e mi commuove intensamente. Ed è per questo che troverò il tempo di gustarmi la mostra appena finita la vacanza di Auronzo. I tuoi meravigliosi interventi sono per me un magico sprone del quale non mi dimenticherò mai di ringraziarti abbastanza. In ulteriore attesa di nuove attrazioni delle tue opere ti saluto caramente.
Non amo le sfumature del colore, amo le sfumature del bianco e nero. La vita è, per me, più in sintonia con le seconde che con le prime. Venezia quindi, a mio avviso, risponde meglio in una fotografia non colorata, in quanto dà molte suggestioni mentre, se a colori, rimane statica, ferma nella sua indicibile bellezza, ma immobile. Credo che la mostra ‘HyperVenezia’ sia il concentrato e l’emblema di ciò che Venezia sa suggerire ad ognuno di noi che la guarda e l’ammira
Dott.ssa Elisabetta, è proprio vero, il bianco e nero invita a pensare, il colore potrebbe stordire, incantare, le sfumature del grigio sembrano parlare all’anima. Questa mostra che celebra, anche lei, i MDC anni della fondazione della Sua cara Venezia, è veramente straordinaria. Le foto inserite nell’articolo sono significative, chiare, illuminanti e poi senza la presenza dell’uomo, con il suo affannarsi, inseriscono anche la valenza del documento oltre al distacco dalle cose terrene. Complimenti a Mario Peliti, che ha saputo raccogliere con costanza la testimonianza della Venezia attuale. Arte e documentazione, non in pochi lavori, ma: “Dodicimila scatti in bianco e nero e tutti a parità di condizione di luce, senza ombre portate e soprattutto senza persone”. Incredibile! Poi un lavoro non ancora concluso! Un tesoro che aiuterà a conoscere meglio Venezia. Non mi è sfuggita anche l’informazione della geolocalizzazione. Vedere una bella foto, curiosa, reale di Venezia, poterla collocare su una cartina e andare a vedere l’originale, sembra di aver realizzato un progresso nel linguaggio artistico. La creazione del fondo digitale su Venezia sarà un tesoro come lo è il fondo Alinari per la storia e il costume d’Italia. Grazie, Dott.ssa Elisabetta, per farci amare Venezia e le sue espressioni artistiche.