E’ stato uno dei più forti giocatori italiani di tutti i tempi. Ma era così forte che non è una bestemmia inserirlo in un’ideale formazione dei migliori giocatori di sempre. Giocava libero, in tempi in cui i suoi compagni di ruolo avevano licenza di picchiare e il fallo da ultimo uomo non era punito, come oggi, con l’espulsione. Lui, però, era così forte che non aveva bisogno di picchiare. Mai espulso e ammonito solo 2 volte in carriera. Sembra impossibile, ma se parliamo di Gaetano Scirea tutto è possibile.
Scirea esempio per tutti
Esempio di classe ed eleganza, intelligenza calcistica, ma non solo. Scirea era intelligente anche nella vita. Mai una polemica o una frase fuori posto. Neppure quando alla vigilia del Mondiale in Argentina nel 1978 la defezione all’ultimo momento di Facchetti gli spalancò l’opportunità di giocare titolare la competizione e una parte di critica insorse contro la scelta di Bearzot. C’erano delle grandissime firme ma c’era anche chi sparava a zero solo per questioni di campanile o più semplicemente per partito preso. Scirea giocò alla grande quel mondiale e giocò ancora meglio quello successivo, quando fu tra i protagonisti della vittoria azzurra nel 1982 in Spagna.
Scirea tra azzurro e Juventus
La Nazionale fece coppia con la splendida e vincente carriera alla Juventus, al punto che Scirea si può tranquillamente considerare il miglior interprete del ruolo al pari del tedesco Franz Beckenbauer. Nato centrocampista dai piedi buoni, arretrò la sua posizione come un suo illustre predecessore che fece lo stesso percorso di ruolo sul campo: Pierluigi Cera. Se Scirea e il Kaiser sono stati i migliori liberi di sempre, Cera è in quei paraggi, nell’empireo delle leggende calcistiche.
Scirea sarebbe stato anche un grande allenatore se un assurdo incidente non l’avesse portato via 32 anni fa, quando si trovava in Polonia per visionare, da vice allenatore della Juventus, un avversario della sua società in coppa Uefa.
Per https://www.enordest.it lo incontriamo in una delle più emozionanti delle nostre interviste impossibili.
Signor Scirea, glielo possiamo dire? Lei sarebbe stato un grande allenatore
“Grazie, ma preferisco parlare di quello che è stato. Forse, per indole, avrei fatto il secondo o l’allenatore delle giovanili. Forse oggi mi avrebbero affidato subito una prima squadra. Il calcio è cambiato e non si fa più la gavetta. Non so dire se sia meglio o peggio. Credo, però, che ogni mestiere ha bisogno del suo apprendistato. Oggi si arriva troppo presto dappertutto. Dopo due partite buone ti convocano in nazionale, smetti di giocare e ti danno subito una panchina importante. Molti si bruciano, ma non parlo di Pirlo perché ha vinto subito qualcosa e meritava un’altra opportunità.”
I migliori allenatori che ha avuto?
“Bearzot, un padre ma anche molto di più. Oggi se ne parla troppo poco, ma il calcio italiano deve tanto a Bearzot. Poi Trapattoni, con lui ho dato il meglio nelle squadre di club. Ma non posso dimenticare Gianni Crimella, il mio primo tecnico quando ero solo un ragazzino.”
Scirea, la sua nazionale più forte? 1982 o 1978?
“Tutte e due! Potevamo vincere anche nel 1978. Nel 1982 eravamo più maturi e consapevoli della nostra forza.”
Scirea, cosa le piace e cosa non le piace del calcio attuale?
“Le regole hanno cambiato il modo di giocare. Oggi si privilegiano gli attaccanti e i difensori hanno un sacco di limitazioni. Io non ho mai picchiato ma per qualsiasi sciocchezza oggi si viene ammoniti. Avrei delle difficoltà anch’io. Lo spettacolo è migliorato. Giocano tutti un calcio più offensivo.”
La sua più grande delusione?
“Quando fui scartato dall’Inter. Da bambino ero interista ed eravamo una famiglia d’interisti.”
Scirea, la più grande gioia?
“Il mondiale di Spagna e tutte le vittorie con la Juventus.”
Il più grande dolore?
“L’Heysel. Una giornata che vorrei cancellare.”
I più forti incontrati?
“Su tutti Maradona. Poi Platini e Zico.”
Scirea, nella formazione dei sogni, i più grandi di sempre, lei si schiererebbe?
“Mi accomoderei in panchina per gustarmi lo spettacolo.”
Sia sincero
“Non sta a me dirlo. Nel mio ruolo Beckenbauer era fortissimo, ma erano forti anche Cera e Franco Baresi. Oggi, però, il libero è scomparso.”
Scirea e dove si collocherebbe?
“Avanzerei ancora di più il mio raggio d’azione e mi divertirei più che in passato. Perché per arrivare nel calcio bisogna sacrificarsi ma anche divertirsi e forse oggi, soprattutto i più giovani, non mi sembrano si divertano troppo sul campo.”