La vita quotidiana che riprende dopo la pausa estiva, quest’anno, ha una componente nuova rispetto al passato: il green pass che sta diventando “di fatto” o diventerà per legge obbligatorio. Non ci interessa in questa sede discutere della liceità giuridica del fatto, né degli aspetti medici o economici: non abbiamo le competenze e non è il nostro ambito. Quello che può essere interessante approfondire, quantomeno per amore della conoscenza, è l’aspetto percettivo e cognitivo di dover basare le proprie libertà individuali su un pass erogato a seguito della compliance ad alcune azioni nell’ambito della salute.
Il green pass e il vaccino
La prima cosa che salta all’occhio è la percezione diffusa che pass e vaccino siano sostanzialmente la stessa cosa. Per cui, chi muove critiche al sistema proposto viene definito “no vax” (o “free vax”, ma in questo testo non è una differenza sostanziale, meriterebbe una trattazione a sé). In realtà il pass sarebbe ottenibile anche con i tamponi. In questo caso il problema è economico – in Italia non sono gratuiti – e di comodità in quanto andrebbero fatti spesso. Eppure il problema viene posto fondamentalmente come sanitario, l’oggetto del contendere è molto percepito come legato al prestarsi o meno alla “sperimentazione” dei nuovi vaccini. In realtà, se si riuscisse a parlare della questione green pass rispettandone la complessità, sforzandosi di guardarla in tutte le sue sfaccettature, cercando di comprendere una moltitudine di ragioni, potremmo forse fare dei passi avanti. I colpevoli di questo appiattimento concettuale sono tanti, alcuni probabilmente con dolo, altri senza: i media, i decisori, il popolo dei social, i social stessi con i loro algoritmi che appiattiscono il pensiero e lo fanno rimbombare in gruppi che autoalimentano le proprie idee, il mondo scientifico e medico.
L’individuo e la collettività
Andando anche oltre alle ragioni specifiche, ci imbattiamo in uno scoglio culturale e concettuale ancora maggiore: la filosofia alla base del pass. L’imposizione di un lasciapassare sanitario viene spesso associata alla necessità sovraordinata del bene comune rispetto ad alcune libertà individuali non di sopravvivenza e alla superiorità del diritto collettivo alla salute. Questo, forse, potrebbe essere anche comprensibile e accettabile se non fosse che dal dopoguerra siamo stati esposti al mito del singolo e dell’inviolabilità del diritto individuale. Allora dobbiamo aprire gli occhi e renderci conto che il green pass è uno dei tanti campi in cui si sta giocando l’evoluzione della civiltà occidentale, proprio come il ritiro dall’Afghanistan o la guerra commerciale (a più o meno bassa intensità) in atto da anni con la Cina. Le società che stanno funzionando meglio, oggi, tendono al collettivismo e alla mortificazione dell’individualità: dove si collocherà l’occidente (ex) liberista tra 15 o 20 anni? Quando si sente dire che la Cina è il paese che sta affrontando meglio il covid non si può dimenticare che le persone fanno ciò che le autorità sanitarie ordinano, senza discutere. Ogni risultato ha un costo: la politica è l’arte di scegliere cosa sacrificare e quanto pagare.
Ma quale dittatura sanitaria!
No, la risposta è piuttosto semplice e non teme grandi smentite. Lo è per due ordini di ragioni: la prima è che non siamo ancora arrivati a un livello che possa essere definito dittatura, a meno che non consideriamo diritto inviolabile quello di non dover mangiare nel dehor del ristorante. La seconda ragione, più profonda, è che se arrivassimo a un livello di pressione tale da potersi avvicinare al concetto di dittatura si tratterebbe di un fenomeno estremamente complesso e multidimensionale: definirla sanitaria sarebbe assolutamente riduttivo e non permetterebbe di capirne la natura e – a quel punto diventerebbe un dovere – di combatterla. Oggi però siamo a un punto diverso di questa storia: il dibattito deve basarsi su quale evoluzione vogliamo per la nostra cultura, cosa siamo disposti a pagare, quanto e fino a quando. Non ne usciremo senza un sacrificio, che stiamo già compiendo, averne coscienza e decidere lucidamente possono permetterci di non perdere troppo.