Egregio Direttore, ora è arrivata anche la conferma degli esperti: la scuola non è stata veicolo di contagio, “è stata un ambiente sicuro”, l’anno scorso, e alla luce di ciò la DAD dovrà, d’ ora in poi, essere l’extrema ratio. Fu, invece, la prima, facilissima soluzione, a cui si ricorse nella mia regione, il Veneto, nelle scuole superiori, il 2 novembre dello scorso anno. Soluzione, accolta con favore da molti perché “ci metteva in sicurezza”. Peccato che nei mesi di novembre e dicembre, quando noi insegnanti della scuola superiore e i nostri studenti eravamo tutti in DAD, collegati da casa alla mattina per “fare scuola”, il pomeriggio e la sera potevamo tranquillamente uscire.
Non fu colpa della scuola
La regione, infatti, rimase scelleratamente gialla, nonostante numeri di contagi e decessi che a guardarli ora fanno rabbrividire. Si diede, con questo colore, e nonostante la DAD, l’idea che non fossimo in pericolo. Ma il virus “camminò sulle gambe della gente” e si propagò, provocando tante morti e tanto dolore. Una conta dei morti sulla quale una commissione sta ora indagando.
lettera firmata
La scuola è il grande problema: passa dai banchi delle aule il nostro futuro. Non possiamo immaginare un domani mutilato, spezzettato, privato di tutto ciò che compone la vita reale. Affrontare il problema scuola è stato difficile e in qualche momento è apparso perfino disperato, tanta è stata la poca adeguatezza della classe politica davanti alla situazione. Si è passata dalla didattica a distanza ai banchi con le rotelle, dal liberi tutti a tutti prigionieri, quasi che la scuola fosse un grande gioco per bambini. Si sono commessi molti errori, c’è stata paura, approssimazione, a volte scarsa conoscenza del mondo scolastico. I banchi con le rotelle sono costati tanto e sono forse finiti in qualche magazzino, probabilmente si potevano spendere quei soldi per dotare di computer tutti gli alunni che non potevano permetterselo. La didattica a distanza è stata utile in certi momenti, ha creato tensioni e vuoti in altri. La scuola è un momento importante nella crescita, è fatta di contatto, di presenza, di confronto continuo. L’educazione non può essere simulata o, in caso di necessità, non può esserlo che per un tempo limitato.
La scuola paga il conto
Lei, però, sottolinea anche un altro aspetto: come la scuola abbia pagato il conto delle imprudenze degli altri. Si ponevano limiti all’educazione e allo studio e si toglievano limiti al distanziamento, all’isolamento, alla giusta attenzione a qualcosa che doveva essere contrastato certo con i farmaci e i vaccini giusti, ma anche con la coerenza di una società educata e capace di rispettare le regole imposte dal momento. Ci sono stati periodi in cui il “colore” di una regione era diventato il solo valore da difendere con i denti, quasi che tutto dipendesse da quel colore e non dall’evolversi della pandemia. Si sono fatti sicuramente errori, di qualcuno paghiamo ancora le conseguenze.
Scuola si, ma con le regole
Ora si prospetta un ritorno a scuola che assomiglia molto alla voglia di una ritrovata normalità. Tutto è legato un’altra volta alle regole, ai controlli, al Green Pass. La libertà è una cosa bellissima, ci vuole molto a conquistarla, pochissimo a perderla. Va difesa in ogni modo, soprattutto con i comportamenti, con la legalità, con il rispetto per se stessi e per gli altri, con un’informazione libera e corretta. L’essenziale per essere liberi è essere vivi, chi gioca con la vita propria o altrui non è mai un uomo libero.
Egregio Direttore, con la mia lettera non mi riferivo tanto al comportamento delle persone ma alle scelte prese da chi ci amministrava, in particolare dalla Regione, che hanno autorizzato quei comportamenti, lasciando via libera al virus.