La crescita del Pil è spinta dal risultato storico fatto segnare dal settore agroalimentare Made in Italy. Si registra infatti un aumento record del +23,1% a giugno con una proiezione in valore su base annuale stimata in 50 miliardi nel 2021. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti in riferimento ai conti economici del secondo trimestre dell’Istat. “Il Made in Italy ha dimostrato resilienza di fronte la crisi e può svolgere un ruolo di traino per l’economia – afferma il presidente della Coldiretti Veneto Daniele Salvagno –. E ricordando il valore regionale delle esportazioni pari a oltre 7 miliardi di euro anche il Veneto può ripartire da questi punti di forza che valgono anche in termini di occupazione”.
Il Covid spinge ha spinto il Pil dell’agroalimentare
“Con l’emergenza Covid il cibo è diventato la prima ricchezza dell’Italia – precisa Ettore Prandini, presidente nazionale di Coldiretti -. Per un valore pari al 25% del Pil con 538 miliardi di euro lungo l’intera filiera agroalimentare allargata dal campo alla tavola. E ben 4 milioni di lavoratori impegnati in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio”.
L’Italia è il primo produttore europeo di riso, grano duro e vino e di molte verdure e ortaggi tipici della dieta mediterranea. Comead esempio pomodori, melanzane, carciofi, cicoria fresca, indivie, sedano e finocchi. E anche per quanto riguarda la frutta primeggia in molte produzioni importanti: dalle mele e pere fresche, dalle ciliegie alle uve da tavola, dai kiwi alle nocciole fino alle castagne. Con l’avanzare della campagna di vaccinazione, la riapertura delle attività di ristorazione cresce la domanda di Made in Italy a tavola.Il fatturato alimentare che segna a giugno un balzo dell’11,1%.
Tra i principali clienti del Made in Italy a tavola nel primo semestre dell’anno ci sono gli Stati Uniti che si collocano al secondo posto. Gli Usa registrano l’incremento maggiore della domanda con un balzo del 18,4%. Trend positivo anche in Germania, che si classifica al primo posto tra i Paesi importatori di italian food con un incremento del 6,8%. Praticamente lo stesso andamento della Francia (+6,7%) che si colloca al terzo posto. Mentre al quarto la Gran Bretagna dove a causa della Brexit, con l’appesantimento dei carichi amministrativi, l’export alimentare crolla invece del’4,6%.
Fra gli altri mercati si segnala la crescita del 16,5% in quello russo. E un vero e proprio balzo in avanti di quello cinese con +57,7%. La svolta è evidente anche in Italia. Qui la crescita dei consumi familiari si accompagna la ripresa dei pasti fuori casa per mangiare in ristoranti, trattorie, pizzerie, agriturismi, pub o gelaterie. Il crack del 2020 che ha dimezzato il fatturato (-48%) per una perdita complessiva di quasi 41 miliardi di euro nel 2020.