Il mondo ha vissuto il dramma afghano che era già stato previsto con il ritiro degli Stati Uniti e degli alleati da un Paese nel quale è diventato quasi impossibile, anche dopo vent’anni di duro impegno dell’occidente, far rinascere un briciolo di democrazia. Il ritiro delle truppe straniere poteva essere fatto in maniera soft se le precedenti amministrazioni avessero intrapreso una uscita strategica e meno dolorosa. I vent’anni di presenza statunitense e della Nato in Afghanistan, scatenati dall’attacco terroristico di Al-Qaeda alle Torri Gemelle e al Pentagono l’11 settembre 2001, di cui ricorre l’anniversario, sono stati dichiarati scaduti con la decisione dell’allora presidente Donald Trump di porre fine ad una missione che ormai aveva perso il suo vero obiettivo. Senza dimenticare le spese eccessive per mantenere una struttura militare in una nazione complessa. L’amministrazione Joe Biden non è stata in grado di gestire il ritiro e per un attentato ha anche subito vittime tra le forze militari statunitensi.
Afghanistan e Doha
Come non rammentare l’accordo di Doha firmato fra gli Stati Uniti e i Talebani nel 2020. Un accordo di appena quattro pagine che, a mio parere, odorava già di resa senza condizione degli statunitensi, dinanzi ai talebani che per anni sono stati combattuti. Accordo che ha avuto poca credibilità sia per le mancate garanzie del ritiro delle truppe occidentali, sia per delle indicazioni vaghe attorno a un probabile processo di negoziato che i talebani avrebbero dovuto avviare con il governo di Kabul in carica. Governo, poi, costretto a fuggire all’estero.
Oggi, si comprende come la potenza egemone abbia manifestato una certa stanchezza nel prendersi sulle spalle responsabilità globali e intenzionata a preoccuparsi delle questioni interne del suo Paese.
Afghanistan tornata indietro negli anni per il fallimento degli alleati
Negli anni l’opinione pubblica mondiale ha seguito la missione degli Stati Uniti supportata dagli alleati, compresa l’Italia, dopo gli attentanti dell’11 settembre 2001: il ruolo nello sradicare il cancro del movimento terroristico di matrice jihadista presente nelle terre afghane; il sogno di ricostruire una società democratica. Un sogno ormai infranto dalla realtà che ha portato il Paese afghano indietro negli anni.
L’UE
L’Unione europea, che raggruppa i 27 Stati membri, ha accompagnato gli Stati Uniti in questi vent’anni nel seguire le sue decisioni e scelte, senza preoccuparsi di tutelare i problemi e gli interessi dell’Europa. Quello che realmente interessava all’UE e alla stessa Nato era impedire che l’Afghanistan ritornasse ad essere il cuore nevralgico e di formazione a gruppi terroristici di matrice islamica.
Le preoccupazioni dell’UE per la situazione
Il vuoto attuale può portare, sul piano politico, a spazi aperti per Paesi contrapposti agli Stati Uniti e all’Europa: come la Cina, la Federazione russa, la Turchia. Ciò preoccupa sia l’UE che la Nato. Tutto ciò avviene nel momento in cui la stessa UE fa fatica a diventare prima attrice sul palcoscenico internazionale a causa di ventisette teste che spesso in ambito di politica estera comune e di difesa comune stentato – anche tanto – a raggiungere unanimità che permetta di far fronte alle crisi. Difficile capire se l’UE sia in grado di approfittare della crisi della leadership statunitense, emersa dalla triste e vergognosa vicenda afghana. Tuttavia, la UE – con l’Italia in testa – dovrebbe cogliere il momento per ritagliarsi un ruolo da protagonista sul palcoscenico mondiale.
L’UE deve intervenire con gli USA per revisionare l’Alleanza atlantica
Per rialzarsi dalla batosta afghana, l’UE deve fare la voce grossa nei riguardi dell’amministrazione statunitense, domandando un’ampia condivisione attorno alle scelte di fondo su questioni di politica estera, sulla sicurezza e gli interessi europei. La collaborazione alla gestione dell’Alleanza atlantica va revisionata con lo scopo di garantire una comune responsabilità degli alleati del continente europeo nell’adozione di decisioni unisone.
Una UE più forte per contrastare l’Afghanistan
Ottima l’idea di procedere su una via di rafforzamento a livello internazionale dell’UE, ma partendo dalla prova circa il trattamento che viene riservato agli afghani che stanno lasciando il loro Paese d’origine per cercare asilo in Europa e il rapporto con il governo che va, man mano, insediandosi nella capitale afghana.