La bioeconomia, ovvero quella parte dell’economia circolare che si occupa della produzione di risorse biologiche rinnovabili e della conversione di tali risorse e dei flussi dei rifiuti in prodotti a valore aggiunto quali, ad esempio, alimenti, mangimi, prodotti a base biologica e bioenergia, può rappresentare uno strumento strategico in grado di rigenerare i territori.
Il sistema
Fondandosi sul mantenimento e rafforzamento della fertilità dei suoli, sul ripristino della materia organica, sull’aggiunta di carbonio organico e nutrienti nei suoli. Poi sulla riduzione delle emissioni di gas serra in atmosfera. Sulla costruzione di un nuovo rapporto tra città ed aree agricole, tra modelli di produzione, di consumo ed abitudini alimentari più sostenibili.
Bioeconomia e produzione
Occorre rilevare che le attività della bioeconomia sono sempre state messe in relazione con le prospettive della produzione. Cioè apprezzando cosa può essere generato dalle biomasse per sostituire e/o integrare i prodotti ed i combustibili non rinnovabili e fossili. L’utilizzo della biomassa, infatti, non è necessariamente circolare e sostenibile; a causa dell’eccessivo sfruttamento, le risorse naturali possono essere soggette a un calo di resa e determinare perdita di diversità ecologica.
Bioeconomia
La bioeconomia, quindi, non deve porsi come unico obiettivo quello di incrementare la produzione agricola o di utilizzare la biomassa. Bensì deve contribuire ad un uso più sostenibile delle risorse, a mitigare i cambiamenti climatici e ad adattarsi ad essi e, infine, a promuovere modelli di produzione e consumo sostenibili. Lo sviluppo definito entro i limiti delle risorse implica che la bioeconomia deve essere efficiente ed incentrata sulla circolarità e sulla realizzazione di prodotti, processi, servizi ecosistemici.
Alcuni esempi
Come incrementare la fertilità del suolo e migliorare la qualità dell’aria e dell’acqua. Prioritari per la società e anche sulla creazione di nuove catene del valore resilienti e locali in grado di promuovere l’utilizzo a cascata delle risorse biologiche. Incrementare la resilienza degli ecosistemi, di garantire la rinnovabilità delle risorse. Conservare gli stock di capitale naturale, di salvaguardare la sicurezza alimentare e di migliorare l’efficienza dei materiali.
La bioeconomia permetterà di connettere la produzione primaria locale con molteplici processi industriali. Conseguentemente, di rafforzare l’occupazione e la resilienza economica, ambientale e sociale locale. Infatti, una bioeconomia circolare e sostenibile può rappresentare uno strumento fondamentale per il Green New Deal nella ripresa post emergenza sanitaria da COVID-19. Rendendo l’Unione Europea più resiliente, competitiva. E in grado di raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) individuati dalle Nazioni Unite, le finalità climatiche derivanti dall’accordo di Parigi. E gli intenti previsti dalle Strategie dell’UE.
I numeri della bioeconomia
La bioeconomia, in Europa genera il 4,7% del prodotto interno lordo e un’occupazione pari all’8,9%. In Italia, rappresenta il 13% del fatturato e dell’occupazione nazionale. Dal confronto europeo emerge che l’Italia si posiziona al terzo posto in termini assoluti sia per valore della produzione, dopo Germania e Francia. Per quanto concerne il numero degli occupati, dopo Polonia e Germania. In tale contesto, la rete esterna di esperti sulla bioeconomia ha redatto un rapporto finalizzato alla definizione di un’analisi sugli sviluppi della bioeconomia dell’Unione Europea fino al 2050.
Il rapporto sulla bioeconomia
Nel rapporto sono stati individuati scenari previsionali in grado di delineare la transizione del sistema economico ed il potenziale futuro. Con un approfondimento sull’implementazione della bioeconomia circolare e con particolare attenzione allo sviluppo sostenibile e al raggiungimento dell’obiettivo climatico. La quantificazione, il monitoraggio e l’analisi approfondita del ruolo svolto dalle filiere della bioeconomia rappresenta un elemento imprescindibile per indirizzare e delineare le future politiche per uno sviluppo sostenibile, inclusivo, climaticamente neutro. E, soprattutto in linea con l’Accordo di Parigi.
Gli scenari previsti dall’Unione Europea
I quattro scenari previsti sono stati delineati sulla scorta di due variabili. Primo: la capacità del sistema decisionale dell’Unione Europea di attuare politiche coerenti ed efficaci che siano dirette al raggiungimento della neutralità climatica e degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Secondo: la condotta della società al cambiamento.
In particolare per quanto concerne gli stili di vita sostenibili dei consumatori ed il raggiungimento dell’obiettivo 12 delle Nazioni Unite inerente alla promozione di modelli sostenibili e responsabili di produzione e consumo. L’orizzonte temporale di tali scenari è compreso tra il 2030 e il 2050.
Ecco l’elenco
1. Fallo per noi
Il primo scenario, denominato “Fallo per noi”, è costituito da un insieme coerente di politiche per promuovere un cambiamento radicale nei sistemi di fornitura. L’obiettivo previsto dall’Accordo di Parigi, sarà probabilmente raggiunto entro il 2100.
2. Facciamolo insieme
Nel secondo scenario, “Facciamolo insieme”, il sistema politico e la società sono allineati e proattivi per raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica e quelli di sviluppo sostenibile. Infatti, in tale scenario, l’obiettivo delineato dall’accordo di Parigi è pienamente raggiunto.
3. Fallo da solo
La previsione che deriva dallo scenario “Fallo da solo” delinea una situazione in cui i consumatori attuano la transizione verso atteggiamenti e comportamenti di consumo sostenibili solamente all’indomani degli impatti determinati dalle crisi climatiche. Mentre la politica non è in grado di attuare alcunché in materia di clima e sostenibilità. Le finalità individuate nell’Accordo di Parigi non verranno raggiunte e, conseguentemente, le temperature globali aumenteranno di 2,5 gradi centigradi entro la fine del prossimo secolo.
4. Fai ciò che è inevitabile
Nello scenario “Fai ciò che è inevitabile” gli stili di vita non mutano in modo significativo. E il sistema politico non è in grado di attuare politiche proattive ma si limita ad adottare misure in risposta agli impatti causati dalle crisi climatiche. Così, l’obiettivo di Parigi è chiaramente mancato ed è previsto un aumento della temperatura globale entro il 2100.
Conclusioni
La bioeconomia circolare contribuirà a valorizzare la gamma dei prodotti ad alto valore aggiunto e la biodiversità. Migliorando al contempo la fornitura di servizi ecosistemici poiché rigenera (e rigenererà) le aree marginali, forestali, rurali, costiere ed industriali dismesse favorendo la diversità biologica. La depurazione delle matrici, il recupero dei nutrienti, il miglioramento della qualità dell’ambiente e la re-introduzione dei materiali e del carbonio nei cicli biogeochimici naturali.
Uno slancio
Quindi, può raffigurare un trampolino di lancio fondamentale per innescare il cambiamento, al fine di assicurare un futuro sostenibile.