Ricorda, dice, che il presente scappa via da te fra le ore della giornata come acqua fra le dita che tentano di trattenerla”. Ricorda, aggiunge, che noi non siamo fatti di tempo ma di materia, inclusa l’acqua in alta percentuale. Va bene, abbiamo capito: ma perché dici queste cose, che appartengono suppongo alla tua filosofia? “In effetti, la creazione fa parte del tempo”. A proposito, un personaggio di altra cultura, un archeologo arabo, ha scritto che “conoscere il passato aiuta a crescere; ignorarlo ci fa restare per sempre bambini”, firmato Khaled al Assad.
Nelle ristrettezze della pandemia, un’altra persona saggia ha scritto: “Immaginare come cambieremo nell’anno che verrà, è come immaginarsi in un oroscopo collettivo”: firmato Stefano Allievi, sociologo. E io che cosa posso dire? Il passato, che è tempo condensato, non è tutto perduto anzi è usabile, cioè trattenuto nel presente con la calamita della creatività e con l’energia dei sentimenti. Serbatoio di vite sciolte nella corrente cosmica, dal nostro passato possiamo ancora esserci e testimoniare nell’unico modo consentito dalle leggi di Natura: diventando ricordi viventi nel presente di qualcuno.
Le nostre radici ecologiche
Il papa, voce e presenza di umanità condivisa, ha scritto: “L’individualismo radicale è il virus più difficile da sconfiggere”. Parole sante, direbbe chi so io. Spesso siamo corazzati come guerrieri medievali, inscatolati nel nostro guscio. Ma qui c’è una voce che sussurra da lontano: è quella di Rosi Braidotti, docente a Utrecht e, udite, apicultrice. In una intervista a “7” del Corriere della sera, dice: “Imparare dalle api significa studiare le radici ecologiche del nostro essere.” Sottolinea una relazione necessaria, perché le api – non voglio essere pedante – sono insetti sociali. C’è, infatti, un legame vitale – per non dire un destino comune – fra le creature e la Natura. Lo abbiamo dimenticato, il vivente, o non ci interessa? Ma lei, la filosofa italiana trapiantata nei Paesi Bassi, aggiunge un particolare: cioè l’eterogeneità, o diversità, “che ci permette di sopravvivere in uno scambio continuo con gli altri: umani e non umani”.
Le varianti e l’invariante
Un poeta nostrano, Ugo Fasolo (19°5-1980) aveva scritto tempo fa un libro con queste due parole nel titolo e oggi di improvvisa attualità. Il discorso poetico rifletteva sulla caducità e sulla continuità, sul transeunte e sull’eterno. Ma il suo verseggiare aveva anche una connotazione diciamo cronistica, attuale, perché le varianti sono anche nel tempo presente che è come un torrente nel quale si scarica fango, sassi rotolanti, erbacce, rifiuti di varia natura, scorie della nostra esistenza materiale. Oggi le varianti riguardano evidentemente una categoria di esseri infinitesimi e, purtroppo, letali: i virus. E l’invariante è la Natura, o, a scelta, l’Umanità cioè due realtà infinite.
Ma ci sono qui e adesso altre varianti, perfino in ciascuno di noi, come la flessibilità e la rigidezza per dire. Ma, guardando al nostro mondo, ecco la variante del disagio sociale, per esempio, che non ci coinvolge più di tanto (”Per questo c’è il volontariato, no?). Poi c’è la variante climatica: terribile, con effetti disastrosi quasi quotidiani su tutta la superficie del pianeta (“C’è la Protezione civile, no?).
…. E c’è anche qui, e adesso, l’invariante, la fissa: “Io che c’entro? Io ho le mani pulite. Non so quanti dei miei simili possano dire altrettanto…” Il Pronome Invariante nel flusso della Storia.
Il vento antico
(poesia)
L’antico vento è il tempo
che qui aduna e insacca
memorie e rovine
di tutte le storie
vissute e sognate (ahimè).
La risacca delle glorie
e dei soprusi dati
e subiti ci sorprende
d’improvviso come
un’estiva turbolenza
“sulla riva dell’Essere”.
Siamo stracci di nuvole
siamo cuori appassiti
siamo favole o schizzi.
Siamo sussurri e grida
come pensieri sbilenchi
che dileguano in minore
verso il Grande Informale.
(Anonimo 1935)
Che devo dire? Ancora grazie per queste letture che riempiono il cuore. Fanno pensare e ti trovi sempre d’accordo. Ricordi letture ….pensieri sulle api sentiti dall’amico apicoltore …la bella poesia….