La nostra storia inizia da un sogno. Era la notte del 1234, Jacopo si trovava in una terra acquitrinosa piena di fiori magnifici. In cielo volteggiavano colombe bianche, schiere di angeli in coro illuminavano il suo cammino, mentre una voce pronunciava la frase: “Questo è il luogo che scelsi per i miei Predicatori”. Non appena sveglio, Jacopo Tiepolo volle concretizzare la sua straordinaria visione e come Doge della Repubblica di Venezia si recò subito al Senato per raccontare l’accaduto, ottenendo di donare ai frati Domenicani il luogo apparsogli in sogno: Campo dei Santi Giovanni e Paolo. Nel luogo di quella visione onirica venne eretta la Basilica dedicata ai martiri romani.
La Basilica
Imponente e maestosa, domina l’orizzonte, sembra sia lei ad abbracciare il campo e non viceversa, la sua cupola raggiunge cinquantacinque metri d’altezza. Con la superba facciata gotica e il rosone centrale rappresenta lo stile architettonico dei nuovi ordini mendicanti: Domenicani e Francescani, stile che influenzerà tutta l’architettura religiosa italiana, da San Nicolò a Treviso a Santa Maria Novella a Firenze.
L’interno
L’interno impressiona per vastità, 102 metri di lunghezza, tre navate suddivise da enormi colonne, altissime volte gotiche. Opere d’arte inestimabili: Bellini, Cima da Conegliano, Palma il Giovane, Veronese, Lorenzo Lotto. Un trionfo di chiaroscuri che sembra uscito dal talento di un grande regista, emissione luminosa che non ha nemmeno bisogno del sole per manifestarsi. Come in un gioco di specchi la luce si diffonde amplificata dalle ampie vetrate. Una in particolare è oggetto di grande interesse in questo momento, perché torna a risplendere dopo un accurato restauro: la Vetrata Vivarini.
Il Vivarini e la Bibbia di Vetro
Se i moderni navigatori registrassero anche le emozioni, il testo guida potrebbe essere questo: “sempre dritti, poi girare a destra verso il transetto, guardare in alto e restare senza fiato per qualche istante”. Davanti a noi l’imponente finestra gotica con vetrata policroma realizzata interamente in vetro di Murano dal maestro vetraio Giannantonio Licinio da Lodi agli inizi del Cinquecento, probabilmente su cartoni di Bartolomeo Vivarini. Ma potrebbe esserci anche un intervento di Cima da Conegliano.
Lo spettacolo
Questa “Bibbia di vetro” ha dimensioni spettacolari, 17 metri d’altezza per 7,50 di larghezza. Composta da 66 antelli e da 81 piccoli diaframmi privi di telaio, formata da tessere in vetro legate a piombo. Un prodigio di tecnica che ci aiuta a comprendere la complessità di un restauro che potremmo definire senz’altro un’opera d’arte e anche ricco di sorprese dato che in corso d’opera in corrispondenza dei cherubini rossi, è riapparso il disegno preparatorio lasciato impresso all’interno della matrice del vetro.
Quali erano le materie prime per la fabbricazione di queste vetrate?
Nei documenti antichi troviamo le caratteristiche e anche la loro origine. Le principali erano sabbia silicea e cenere di piante. La sabbia era ottenuta da ciottoli quarzosi provenienti dal Ticino e dall’Adige, mentre la cenere vegetale era importata dall’Oriente, la migliore veniva dalla Siria. Com’era globale il mondo prima della globalizzazione.
Tuttavia, certi segreti non possono varcare i confini
Tra aneddoti e realtà le cronache raccontano di due maestri vetrai recatisi a Parigi da Murano, avvelenati con una bevanda. Erano inseguiti da due agenti della Serenissima, perché sospettati di portare all’estero le tecniche della loro arte. I maestri vetrai erano molto apprezzati dalla Repubblica e godevano di benefici particolari, ma per nessuna ragione potevano divulgare i segreti della loro arte.
Il gioco di luce
La magia delle vetrate, oltre alla bellezza della composizione, è proprio la luce, che viene catturata indipendentemente dalle condizioni atmosferiche esterne, creazioni luminose anche senza il sole. Il vetro trattato con numerosi e complicati artifici poteva diffondere la luce come fa un cristallo naturale. Nelle cattedrali gotiche che hanno conservato le vetrate originali si può percepire la luminescenza anche di notte.
Uno spettacolo mozzafiato
Queste piccole annotazioni sulle vetrate ci permettono di apprezzare ulteriormente il delicatissimo intervento sulla Vetrata Vivarini. Il Ministero dei Beni Culturali ha condotto il restauro, la Sovrintendenza Belle Arti di Venezia ha curato il cantiere. Inizialmente l’idea era di un cantiere aperto al pubblico, un invito alla visione diretta dei restauri, circa due anni di lavoro. Purtroppo, la pandemia non ha permesso tutto ciò, ma lo spettacolo lascia davvero senza fiato.
Un Paradiso in vetro
Ci sentiamo immersi nei colori del paradiso, del divino, dell’assoluto: verde, azzurro, giallo, mai così brillanti. Una preghiera di luce che commuove anche gli animi più laici. Sintesi visiva della storia sacra: il Creatore, la Madonna con il figlio di Dio, San Giovanni Battista, i simboli degli evangelisti, i frati Domenicani. A chiudere la vetrata i due santi cavalieri San Giorgio e San Teodoro antico patrono di Venezia e i santi titolari, Giovanni e Paolo, soldati romani e martiri della fede.
Jacopo Tiepolo
Il doge Jacopo Tiepolo scompare proprio in questi giorni, il 19 luglio 1249. Oltre a fare bei sogni, era un abile mercante, diplomatico, politico, soldato. Purtroppo, non fu altrettanto favorito dalla sorte con le calamità naturali. Un dogado contrassegnato da molte catastrofi. Dapprima un violento terremoto, poi il gelo con la laguna ghiacciata che si poteva percorrere a piedi fino in terraferma, in seguito, la città sommersa dall’acqua: “il dì 23 settembre 1240, l’acqua crebbe tanto da giungere sopra le vie all’altezza di un uomo”, per concludere con peste e carestia.
Il Campo SS. Giovanni e Paolo
Campo SS. Giovanni e Paolo è uno dei più imponenti della città, eppure qualche anno fa si riempì di veneziani che si gettarono per terra, impegnati in una performance per salvare l’ospedale da una possibile chiusura, ospedale civile rappresentato come è noto dalla splendida facciata della Scuola Grande di San Marco. La Basilica, in veneziano chiamata “San Zanipolo” era considerata la chiesa di rappresentanza della Serenissima dopo San Marco, il Pantheon di Venezia. Custodisce le tombe di molti dogi e personaggi illustri. Anche Jacopo Tiepolo riposa tra queste mura, nella chiesa che ha sognato.
Le foto della vetrata, sono di Lisa Zecchin “Cultural Heritage Manager” Basilica Santi Giovanni e Paolo. L’autrice ha potuto realizzare direttamente dai ponteggi questi splendidi dettagli dell’opera.
“Una preghiera di luce che commuove anche gli animi più laici”…Bellissima questo riflessione !.Si può pregare,in effetti,in tanti modi con intensità e commozione diverse,anche con l’estasi della meraviglia.
Interessante articolo! Sempre accompagnato da sentimenti di ricerca storica!
Dott.ssa Elisabetta, che bell’articolo, tutto strettamente veneziano, ma di valenza universale. Con il suo racconto giornalistico ci ha fatto conoscere la storia del Campo dei Santi Giovanni e Paolo e della relativa basilica. La raffinata descrizione delle vetrate, delle tecniche per realizzare queste tessere del racconto biblico, come giustamente scrive, fanno diventare devoti anche i laici. Con questi articoli, sempre illustrati con competenza sta rendendo un grande favore alla città e alle sue belle opere. Ai tempi belli della Serenissima non si scherzava, guai a divulgare i segreti e le ricette per il vetro di eccellenza. Mi dispiace, senza conoscere la sua storia, che al doge doge Jacopo Tiepolo siano capitate tante sventure, ma credo che tutti quegli accidenti fossero comuni a tutta Europa, forse tranne l’acqua alta. Bravissima mi hai coinvolto nella lettura e sono curioso, alla prima occasione, di visitare queste preziose vetrate che hanno quasi otto secoli di vita. Ti leggo sempre con piacere.
Grazie Elisabetta del prezioso articolo che riesce a rendere ragione di un campo di Venezia anche troppo trascurato. Ma a giusto titolo soprannominato “Campo delle maraveje”. E l’articolo fa intuire il perché. Posso solo dire che, anche con il trascorrere del tempo, avendo la fortuna di guardarla tutti i giorni, la vetrata non cessa di lasciarmi a bocca aperta.
Grazie anche a Lisa per le preziose foto.
Padre Michele Scarso OP, Santi Giovanni e Paolo
Cara Elisabetta ritenevo di avere una buona conoscenza della Basilica dei Santi Giovanni e Paolo ma tu come al solito hai saputo aggiungere capitoli a me ancora ignoti ai quali sono stato piacevolmente attratto. Ogni tuo articolo è una nuova scoperta che mi riempie della gioia di leggerti. Grazie di tutto quanto tu riesci a rendermi partecipe.
Buonasera
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Grazie