Mezzo secolo esatto è passato dalla scomparsa di Jim Morrison, fondatore e frontman dei Doors, anche se un artista, sia esso un cantante o un attore o uno scrittore, in realtà non scompare mai per sempre: e infatti, parafrasando uno slogan di moda nel suo Sessantotto, si potrebbe dire che “Jim è vivo e canta insieme a noi”… Per fortuna, a non essere più ‘vivo’ è quel drammatico e maledetto Club 27, come fu mediaticamente battezzata la coincidenza che vide in quell’epoca ben quattro divi della musica – Brian Jones, Jimi Hendrix, Janis Joplin e, appunto, Jim Morrison – morire tutti all’età di 27 anni e in tragiche circostanze.
Chi era Jim Morrison
James Douglas Morrison, questo il suo nome per esteso, era nato nella Melbourne della Florida nel 1943 da una famiglia borghese di origini inglesi e scozzesi, irlandesi e tedesche, con il padre ammiraglio della Marina militare Usa e la madre avvocato: ma né la carriera militare né quella legale potevano attrarlo; al punto da tagliare definitivamente i legami con i suoi genitori, che addirittura proclamò ‘morti’, già a 22 anni. Profeta della libertà e poeta maledetto, leader del rock psichedelico, ha attraversato più generi musicali, dal blues all’acid rock, dall’hard rock al rock and roll.
Jim e i Doors
Tutto ha inizio nel 1965, quando fonda il gruppo The Doors e il nome – ‘le porte’ – lo sceglie lui stesso, citando una poesia di William Blake, nel passo in cui recita che “se le porte della percezione fossero purificate, ogni cosa apparirebbe all’uomo com’è: infinita”. Il successo non tarda ad arrivare è già nel 1967 si pubblica il primo album, intitolato semplicemente ‘The Doors’, che risultò subito il più venduto assieme al ‘Sgt. Pepper’s’ dei Beatles.
Jim anima ribelle
Dello stesso anno è una ‘disavventura’ che vide Jim protagonista involontario ma attivo: un litigio con un poliziotto che non lo aveva riconosciuto mentre era in intimità con una ragazza nel backstage di un concerto a New Haven e che provocato dall’artista rispose spruzzandogli addosso una bomboletta di gas accecante. Le successive scuse non bastarono a Morrison che, durante la ripresa del concerto, apostrofò i poliziotti come “porci vestiti di blu”, con spettacolo interrotto e lui malmenato e arrestato.
Le sue provocazioni
Ma è solo la prima ‘perla’ di una lunga collana di concerti che non hanno risparmiato provocazioni, interruzioni, violenze, proteste, ribellioni, danni, bestemmie e oscenità vere o presunte e anche svenimenti sul palco a causa dell‘abuso di alcool. A cui presto di aggiungerà anche quello di droghe, provocandogli un lento ma inesorabile degrado fisico e mentale che andrà in parallelo con il declino artistico dei Doors.
Il sogno non realizzato
La morte, dentro la vasca da bagno nella notte fra il 3 e il 4 luglio del 1971, lo raggiungerà in largo anticipo a Parigi. Dove si era trasferito con l’intenzione di abbandonare la musica per dedicarsi esclusivamente alla poesia.
Un bel ricordo per un grande!