Un antropologo di fama analizza i comportamenti dei giovani davanti alla riapertura. Scopriremo con il Prof. Simone Borile cosa è “la sindrome della caverna” e cosa può aver scatenato certe reazioni comportamentali nei ragazzi appena riaperti i locali. Senza dimenticare che in un periodo come questo anche la normalità ha un prezzo da pagare.
Borile e il ritorno a una quasi normalità
Il ritorno temporaneo alla conduzione normale ante emergenza formalizza la riacquisizione parziale delle attività quotidiane e ripristino delle modalità interattive temporaneamente interrotte causa pandemia. Ma anche la normalità ha un prezzo.
Il recupero di uno schema comportamentale nuovo che approdi verso una socializzazione graduale e attenta non sempre può trovare facile attuazione. Considerato il periodo di interdizione ai rapporti umani, al contatto umano, alla costruzione sociale dell’altro quale soggetto potenzialmente contaminante. I media poi, attraverso una incessante comunicazione enumerativa e medicalizzata hanno spinto ad incrementare un ossequio alle norme di distanza. Alimentando la paura fobica del contagio attraverso l’avvicinamento e il toccamento umano.
Il prezzo da pagare
Molte libertà personali sono state sospese e la necessità di riconfigurare gli schemi quotidiani, la ricerca di nuovi valori, l’individuazione di nuovi bisogni, la familiarizzazione di uno spazio, quello domestico, ove concentrare sia esigenze e dinamiche private che questioni esterne (quali per esempio quelle professionali), ha indotto molti soggetti a consolidare modelli di conduzione quotidiana. Ai quali con difficoltà ora riescono a slegarsi.
La sindrome della caverna
La sindrome della caverna o teoria del sequestro è un’attitudine a familiarizzare con uno spazio chiuso e circoscritto sviluppando una affezione e un attaccamento al microcosmo domestico. Dal quale difficilmente si riesce a svincolarsi. La sperimentazione, poi, di nuovi canali digitali ha interessato e sensibilizzato i soggetti a nuove modalità comunicative di conoscenza. Privilegiando per molti questa nuova forma interattiva direttamente da casa.
Il prezzo di un ritorno non facile
Il ritorno alla normale quotidianità può risultare per molti complesso giacché l’uomo, antropologicamente, è l’unico essere vivente in natura ad adattare l’ambiente circostante per viverci e una volta adattato, se integrato, la costruzione di un ulteriore modello non sempre potrebbe incontrare facili spinte motivazionali.
Ma se da un lato vi è chi, con difficoltà, rientra nella normale socialità con la dovuta cautela e gradualità. Vi è chi riacquista i propri spazi incrementando l’attività e le interazioni sociali escludendo qualsiasi forma protettiva e o attenzione possibile.
Non è normalità quanto avvenuto a Maiorca
L’episodio avvenuto nel hotel spagnolo a Maiorca che ha visto più di 300 studenti festeggiare la conclusione dell’anno scolastico, creando indiscriminati raggruppamenti senza alcuna misura di sicurezza e distanziamento minimo, rivela una risposta comportamentale di natura compensativa. Essendo stato privato di rapporti umani, ora si ritiene di riacquisire la socialità perduta attraverso l’intensificazione di rapporti e momenti volti a compensare quanto precedentemente non goduto.
Un ritorno per gradi
Una attitudine di pareggio, di riappropriazione di quanto, a loro giudizio, indebitamente privato e sottratto, alimenterebbe un desiderio bulimico di socialità, quest’ultimo corredato da una spregiudicata ed incauta disattenzione i cui effetti collaterali creerebbero le condizioni per una nuova possibile propagazione del contagio.
Molto veriitiero è chiaro il prof Borile analizza gli stati emotivi e le situazioni che nell’ultimo anno si sono verificate tra i giovani e adulti molto interessante la sua sintesi
Direi molto chiaro nell’analisi direi anche veritiera , complimenti al Prof. Borile