Un tentativo l’abbiamo fatto, di contattare Filippo Boniperti, nipote del grande Giampiero. Le condoglianze e magari anche solo una frase in cui ricordasse il nonno Giampiero, scomparso nella notte fra giovedì e venerdì scorso.
Quando ho conosciuto il nipote di Boniperti
Avevamo conosciuto il nipote per Mediaset Premium, al Mantova, allenato da Juric, ora allenatore del Torino. Era il marzo del 2015 e Filippo raccontava la sua storia di nipote d’arte, del leggendario Giampiero, una vita alla Juve, e anche proprio il nonno, fra aneddoti e sorrisi, davanti al ds Alfio Pelliccioni, ora al Catanzaro. Nelle immagini c’era anche Matteo Paro, che poi divenne collaboratore di Juric. Sullo sfondo c’era la sagoma a grandezza naturale di Angelo Benedicto Sormani, trequartista del “piccolo Brasile” di mezzo secolo fa.
I ricordi di un nipote dal nome pesante
Boniperti junior rivelava la diffidenza che l’ha accompagnato nel mondo del calcio, gli esordi juventini, le amicizie con i campioni e soprattutto l’atteggiamento di nonno Giampiero. Ripercorreva i prestiti che hanno accompagnato la sua carriera: all’Ascoli, all’Empoli, quindi al Carpi con cui ha sfiorato la promozione in B; poi Parma, con alcune gare in A, e il successo al Nova Gorica in coppa di Slovenia.
Filippo e i suoi ricordi
Filippo raccontava la famiglia e il fascino della piazza padana, fra immagini di oggi, con la doppietta all’Albinoleffe, e una galleria iconografica del nonno. Ha gambe possenti e un pizzico della classe del famoso progenitore. Passò poi all’Alessandria, dove realizzò gli ultimi due gol da professionista. Chiuse a Mantova e poi al Cuneo, nel 2017-’18, a 29 anni spera ancora in una chiamata, di riprendere.
Gli esordi
L’avevamo invece intervistato per Il Giornale, quando aveva 20 anni, all’Ascoli, e debuttava in serie B contro il Vicenza, supportato da papà Giampaolo, mamma Stefania e dalla sorella Olimpia. Il testo di quella chiacchierata, con qualche aggiunta esplicativa.
Filippo, come si sente al debutto da professionista, di fatto?
“Non vedo l’ora di confrontarmi con il campionato di serie B, spero di giocare il prima possibile. L’impatto con la squadra e il mister Castori è stato molto positivo”. L’allenatore avrebbe poi portato in A il Carpi e adesso la Salernitana.
Ha speranze di diventare titolare?
“Non mi creo mai aspettative, per carattere ho i piedi ben saldi a terra”.
Cosa accomuna il nipote a nonno Giampiero?
“Il comportamento. Mi faccio benvolere, in tanti lo stimavano. Sul piano calcistico è difficile il raffronto, è passato mezzo secolo, le differenze sono abissali”.
Quali caratteristiche ha?
“Sono un esterno offensivo, preferibilmente a sinistra. Gioco anche da punta, la mia forza sono il dribbling e la velocità”.
Quel cognome condiziona da nipote?
“Ormai ci ho fatto l’abitudine, non gli dò peso, di conseguenza anche chi mi sta intorno ha sgonfiato l’interesse. In passato forse mi pesava, i giornalisti avevano attenzioni particolari. Mi sono sempre sentito molto normale”.
Il nonno era presente alle gare del nipote?
“Non viene mai alle mie partite, si emoziona troppo. Ci fu una sola volta, una decina d’anni fa. Però mi chiama sempre dopo le gare, per sapere come è andata. Gli dicono che sto facendo bene, è fiducioso, spera che possa rivivere i suoi successi, mi incoraggia costantemente a procedere”.
Giampiero Boniperti soffriva tanto la tensione, da presidente lasciava la tribuna nell’intervallo. Lei è più freddo?
“Decisamente, l’ansia non fa parte di me. Non l’avvertii neanche quando debuttai con la Juve, sono sempre molto tranquillo”.
Il ricordo più bello, con la Juventus?
“Entrambi i debutti, Europa League e serie A. Emozionante essere in campo con calciatori che avevo visto solo in tv. Ho impresso nella mente l’istante in cui mi telefonarono per farmi raggiungere la squadra in ritiro, a fine giugno 2009. Ero a Torino, in vacanza, il giorno prima avevo ottenuto il diploma al liceo linguistico”.
A quali campioni è più affezionato?
“Ero molto legato a Martinez (che dopo Catania si è perso, ndr), mangiavamo e uscivamo spesso insieme; a Marchisio, più vicino a me per età. Bellissimo il rapporto con Del Piero, lo conosco da quando ero piccolo, una persona eccezionale. I più esperti sono sempre stati disponibili con i giovani”.
Chi è il suo idolo assoluto?
“Da piccolo ero pazzo per Ronaldinho, sul piano umano ammiro moltissimo Del Piero”.
Non si chiamasse Boniperti, onestamente le sarebbe arrivata questa chance in B, come la crescita nel settore giovanile della Juve?
“Se ho iniziato là, forse lo devo al mio cognome. Magari avrei cominciato altrove, però credo che ora sarei esattamente a questo livello”.
Un sogno?
“Titolare di una grande squadra, giocare ad alti livelli. E poi, ovviamente, la Nazionale”.
Non è andata come sognava Filippo e come sognava anche nonno Giampiero, probabilmente il più grande al mondo, assommando quanto ha regalato da giocatore e da presidente.