Lazzaretto Vecio, Lazzaretto Novo, Lazzaretto Novissimo ovvero isola di Poveglia. Tre lazzaretti, luoghi simbolo della laguna di Venezia, rimasti praticamente intatti nei secoli. I dottorandi del Politecnico di Torino fanno domande pertinenti. È il corso di laurea in Sociologia, abbinato alla cultura archeologica. All’Isola del Lazzaretto Novo, anno di nascita 1456, creato per le conseguenze della ennesima peste secolare, esistono ancora delle scritte murali, opera dei contumaci. Erano marinai e mercanti costretti, secondo le rigide regole del Magistrato alla Sanità, a vivere la “quarantena”, ovvero 40 giorni di isolamento come “contumaci”.
I lazzaretti
Lazzaretto, quarantena e contumace sono tre termini veneziani poi diffusi nelle lingue di tutto il mondo. I graffiti sono bellissimi e sono una testimonianza storica delle navi in arrivo dall’Oriente e della dura vita dei marinai. Tecnicamente si chiamano scritture parietali ed epigrafiche, ovvero scritture semi-colte. Come si sono conservate? Meravigliosamente. Tanto che una studiosa, Francesca Malagnini, da anni le sta pazientemente traducendo.
Come mai intatti?
Alla fine della Repubblica Serenissima, occupanti francesi e austriaci, provvidero a rivoluzionare il sistema insulare minore lagunare. Addio a conventi, chiese, lazzaretti per dare spazio ai militari. Caserme, deposito di polveri, presìdi. Fu così che il Lazzaretto Novo con i suoi magnifici “tezoni”, ovvero immensi saloni dormitorio e deposito merci, vennero imbiancati di calce e trasformati in sistema strategico difensivo. Grazie ai militari i lazzaretti si sono conservati così fino agli anni Sessanta e Settanta quando vennero abbandonati, perché inutili e troppo costosi.
Il lazzaretto Novo
Il Lazzaretto Novo venne definitivamente abbandonato dallo Stato nel 1975. Cominciarono subito le ruberie e le devastazioni di opere d’arte. Sculture e monumenti. Un barcone carico di travi quattrocentesche, gradito ad antiquari senza scrupoli, venne bloccato dalle Forze dell’Ordine. “Stiamo facendo le pulizie in isola”, risposero convinti. Per fortuna nel 1978 l’isola venne affidata dalla Soprintendenza all’organizzazione culturale nazionale Archeoclub. Da oltre 40 anni un insegnante di greco e latino, il professore Gerolamo Fazzini, si prese a cuore le sorti dell’isola facendo il guardiano volontario. Non solo. Organizzò corsi “in situ” di scavi didattici per ragazzi e studenti di archeologia, con il risultato di scoprire migliaia di reperti storici e centinaia di teschi e ossa di “contumaci” colpiti dalla peste.
In origine il Lazzaretto Novo era un convento benedettino e infatti ci sono ancora i resti della chiesa medioevale. Sono stati rinvenuti talmente tanti reperti che l’isola è un vero e proprio ecomuseo.
Tra i lazzaretti quello vecchio
Il Lazzaretto Vecchio, anno di fondazione 1423 è il primo esempio di storia della sanità civile in Europa per limitare i contagi. È ancora pressoché intatto, si trova a una ventina di metri dal Lido. La Soprintendenza dei beni archeologici del Veneto ne ha fatto il luogo ufficiale per custodire tutte le scoperte lagunari che possano dare un contributo alla storia archeologica della Venezia prima di Venezia. Oltre 1500 scheletri sono stati rinvenuti, e, sempre dal prof. Gerolamo Fazzini che organizza visite didattiche. Ci fosse a Torino – sostengono i dottorandi del Politecnico – il posto sarebbe una metà obbligatoria del turismo culturale.
Poveglia e i lazzaretti
Molto più problematica è la visita dell’isola di Poveglia, antica Popilia, dove la toponomastica richiama alle origini romane e pre-romane. Si trova di fronte all’antico insediamento di Malamocco. Alla fine del Settecento essendo il porto vicino, l’unico accessibile alle navi, venne creato il Lazzaretto Novissimo, ovvero stazione sanitaria in caso di eventi pandemici.
Il novissimo
Abbandonato nel 1968, per gli alti costi di manutenzione del cronicario, fu oggetto recente di cronaca nel 2014 quando il Demanio, proprietario dell’isola, decise di metterlo all’asta. Vinse la gara Luigi Brugnaro, imprenditore veneziano eletto sindaco l’anno successivo. Offrì 513.000 euro con la condizione, entro 7 anni, di restaurare completamente l’intera isola, pena decadimento della stessa concessione.
Brugnaro voleva farne un centro per i disagi alimentari e l’anoressia. L’investimento era di 43 milioni di euro. L’associazione Amici di Poveglia, arrivata seconda all’asta, sollevò obiezioni sul vincitore e si oppose al TAR. Brugnaro, diventato nel frattempo sindaco, decise di non fare ricorso al Consiglio di Stato. Con il risultato che Poveglia è ancora in pieno degrado e abbandonata. Un vero insulto per tutti gli amanti della laguna.
I lazzaretti e il libro
Ora il noto divulgatore culturale della Rai, Mario Tozzi, scrive un libro “Uno scomodo equilibrio”, dove per le sue ricerche parte appunto dai lazzaretti veneziani. Dopo la pandemia come può il pianeta reagire all’emergenza sanitaria del Covid 19? Tozzi parte dalla descrizione dei lazzaretti e la loro importanza nei secoli. La Serenissima reagì al male per difendere i commerci e la prosperità acquisita. “Bisogna fare capire alle giovani generazioni – scrive ora Tozzi – che sono loro a decidere il futuro del nostro pianeta”.
Lazzaretto docet.