Dopo lunghi 9 anni, la vicenda della nave Enrica Lexie e dei due fucilieri di fante, i marò, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, che ha visto protagonisti l’India e l’Italia, è giunta alla fine come una storia lunga e piena di dubbi. Il nostro Paese si è attenuto alle disposizioni dell’arbitrato del mare del 2020, di cui la nostra testata se ne era già occupata.
La fine di un incubo per i marò
Infatti, la drammatica odissea dei due marò, a bordo della petroliera Enrica Lexie, come nuclei di protezione militare per difendere la nave da attacchi di pirati, è incominciata nell’Oceano indiano. Al largo delle coste dello Stato del Kerala. È iniziato tutto quando il bastimento, battente bandiera italiana, incrociò un peschereccio indiano reputato una minaccia dal gruppo di militari presenti sulla nave. I due fucilieri italiani spararono dei colpi di avvertimento. Accidentalmente finirono per raggiungere due dei pescatori indiani che si trovavano a bordo del peschereccio. Ciò portò alla reazione delle autorità indiane che, con un escamotage ingannevole, riuscirono a convincere la nave privata Enrica Lexie ad entrare nelle acque territoriali. Sino ad attraccare nel porto di Kochi.
L’augurio
Oggi che il caso è definitivamente chiuso, si spera che le due famiglie possano riprendere le proprie vite e recuperare il tempo perduto. Di certo, alla notizia della decisione dei giudici della Corte suprema indiana è stata accolta dal mondo politico e anche dalle due famiglie che certamente si sono espresse con qualche disappunto. L’Italia ha versato l’indennizzo di 1.1 milioni di euro alle vittime, anche se con ritardo. La soddisfazione della Corte indiana è avvenuta solo nel momento in cui le autorità italiane avessero versato la somma di risarcimento richiesta, altrimenti, per i giudici indiani, il caso restava aperto. Appena giunto tale versamento, il procuratore generale dell’ordinamento giudiziario indiano ha comunicato che la procura archiviava il caso.
Il caso dei marò deve insegnare
Si spera che questa brutta esperienza sia di insegnamento al nostro Paese, in particolar modo alla classe politica che, durante questi anni, ha sempre manifestato debolezza dinanzi a un Paese che ha quasi un miliardo di persone. L’Italia, a parere di chi scrive, ha perso quella forza vitale che una volta aveva sullo scacchiere internazionale nell’essere un attore di primo ordine nell’affrontare situazioni che spesso l’hanno vista coinvolta. Si può riportare alla mente la vicenda della nave da crociera Achille Lauro, quando fu sequestrata nel 1985, da un gruppo di uomini legati all’OLP, in cui venne ucciso un cittadino statunitense a bordo di essa. Quel giorno, il presidente degli Stati Uniti Reagan pretese dall’allora Presidente del Consiglio Craxi di consegnare i terroristi, che vennero arrestati dalle autorità italiane, che avevano causato la morte di un loro cittadino. Alla richiesta, Craxi si oppose ricordando a Reagan che il fatto era avvenuto a bordo della nave italiana e che, pertanto, valeva la giurisdizione dell’ordinamento italiano. Ecco come il nostro Paese era davvero all’altezza di competere con le super Potenze.