Per i rari casi di trombosi nei giovani, il Comitato Tecnico Scientifico (CTS) raccomanda il vaccino AstraZeneca solo agli over 60. I casi di trombosi dopo la somministrazione di AstraZeneca sono stati 45 su quasi 9 milioni di dosi e tutti in giovani soprattutto donne. Il caso mortale nella giovane ligure di 18 anni si è verificato in una persona con piastrinopenia autoimmune, dove il vaccino AstraZeneca non avrebbe dovuto essere impiegato. Anche le seconde dosi di AstraZeneca, per chi ha già ricevuto già la prima dose dovranno essere sostituite da un altro tipo di vaccino, Pfizer o Moderna. A prescindere dal mero dato c’è solo una strada: vaccinare tutti
In Inghilterra sale il numero dei contagiati
Torna a salire la curva dei contagi da Covid-19 in Inghilterra, dove secondo l’Organizzazione Nazionale di Statistica nel Regno Unito non si registravano così tanti casi positivi dalla metà di aprile. Tutto ciò è dovuto alla variante indiana, identificata come Delta, molto più trasmissibile di quella inglese. L’aumento della curva dei contagi è stato rilevato anche in Galles, in Irlanda del Nord ed in Scozia. La variante indiana sembrerebbe essere diventata predominante nel Regno Unito in quanto diagnosticata nel 75% dei positivi e potrebbe provocare un aumento dei ricoveri ospedalieri. Un nuovo rapporto pubblicato dal sistema nazionale britannico parla di 12431 casi di variante Delta individuati contro i 6959 dell’ultimo bollettino diffuso una settimana fa. Dall’analisi emerge inoltre che la variante indiana potrebbe essere maggiormente resistente al vaccino. Ma gli epidemiologi inglesi insistono sulla necessità di proseguire con le vaccinazioni, unico modo per sconfiggere il Coronavirus.
Infatti il 73% dei casi delta riguarda persone non vaccinate. E solo il 3,7% in coloro che hanno ricevuto entrambe le dosi, mentre solo il 5% delle persone ricoverate con questa variante hanno ricevuto le due dosi. Pertanto è evidente che il vaccino protegge dalla variante indiana Delta.
Vaccinare tutti. A iniziare dall’Italia e attenzione alla terza dose
È Importante pertanto anche in Italia arrivare al più presto alla vaccinazione della maggior parte della popolazione che potrà avvenire per settembre prossimo. Si parla già inoltre di una terza dose. Ma va ricordato, che sono in corso di sviluppo vaccini di seconda generazione attivi contro le varianti per la massima protezione della popolazione. Quindi, siccome sono in corso di sviluppo questi vaccini per il prossimo inverno, che saranno in grado di coprire anche solo con un richiamo queste varianti, non si tratterà probabilmente di una terza dose. Ma di ulteriori vaccini attivi contro le varianti, secondo quanto riferito dal direttore generale dell’AIFA il dottor Magrini.
Le parole di Magrini
“Se poi questo vaccino dovrà essere somministrato a tutta la popolazione o solo alle categorie più a rischio è tutto da valutare” aggiunge Magrini. Per quanto riguarda poi la vaccinazione negli adolescenti e nei bambini, Magrini ricorda che in questa fascia ci sono adolescenti deboli affetti da patologie che vanno certamente trattati.
Vaccinare i giovani
Vaccinare i giovani rappresenta un ulteriore tassello per la copertura di massa. Si deve ricordare che non solo non bisogna far circolare il virus nei bambini e nei giovani per una questione di insorgenza di varianti, ma va ricordato che l’infezione di per sé, che si risolva nel normale ciclo naturale cioè in una settimana massimo un mese, può dare conseguenze tipo la sindrome post covid che sembrerebbe colpire circa il 10-20% di coloro che si sono infettati e poi guariti.
Vaccinare per evitare la sindrome post – covid
Su questo punto nel nostro centro alla Tirelli Medical Group di Pordenone abbiamo trattato insieme alle cliniche di ossigeno-ozonoterapia di Bergamo e Genova, oltre 100 pazienti con sindrome post covid. Con ottimi risultati ottenuti con l’ossigeno-ozonoterapia che è un trattamento molto efficace. Inoltre nella nostra clinica continuiamo ad effettuare le indagini sugli anticorpi neutralizzanti. Cioè quelli che il nostro sistema immunitario sviluppa contro la proteina Spike della Sars-Cov-2, che permettono di valutare la risposta immunologica, anche se parziale, del sistema immunitario dei vaccinati e dei precedentemente infettati. Anche per capire se è necessario per questi ultimi procedere a vaccinazione. Peraltro per questi ultimi, le linee generali nazionali prevedono, per coloro che sono guariti da 3-6 mesi, una dose di vaccino. E per coloro che sono guariti da oltre 6 mesi due dosi di vaccino.