Ha visto l’ombra, Miranda Cortes. Quell’ombra insinuante, ambigua che ha il profumo della paura, ma anche della disaffezione umana al bene, alla cura dell’altro. Un’angoscia che, nell’ultimo periodo, ci ha toccati tutti, più o meno consapevolmente. Lei – musicista poliedrica, il respiro nella fisarmonica –l’ha saputa affrontare a viso aperto. Con coraggio.
Il Coraggio
E proprio così, Il Coraggio, s’intitola il suo ultimo album, appena uscito e distribuito in Italia dall’etichetta RadiciMusic Records (www.radicimusicrecords.it).
«Questo è il mio lavoro solistico, dalla A alla Z. – commenta decisa – La protagonista non poteva che essere la fisarmonica, ma accompagnata dalla presenza di amici, di ospiti importanti: Michele e Marco Pucci alla chitarra elettrica, Emmanuele Praticelli al violoncello, Michele Sguotti a violino e viola. Sono grata a Simone Faliva, per aver partecipato con la forza evocativa della dimensione elettronica».
Il disco
Registrato tra fine agosto 2020 e marzo di quest’anno, Il Coraggio è un lavoro audace, poliforme. Vi si ritrovano tutta la passione, l’impegno e l’esperienza di Miranda Cortes: una carriera ricca d’incontri e di collaborazioni; ricerche in ambito etnomusicologico (con particolare attenzione all’area del Mediterraneo e al Medio Oriente).
La fisarmonica
Eppure, a suonare la fisarmonica, Cortes – francese di Metz – è arrivata quasi per caso: «Avevo appena compiuto otto anni – racconta –e un bel giorno mio padre venne da me e mi disse: ”Abbiamo deciso che comincerai a studiare musica … quale strumento vuoi imparare? Puoi scegliere il pianoforte o la fisarmonica, ma la fisarmonica è già in casa!”».
Chi è Miranda
Miranda che, in realtà, ama sopra ogni cosa ballare, sceglie appunto la fisarmonica. È una ragazza curiosa, con tanta voglia di scoprire i suoni del mondo. Già allora dimostra coraggio: agli studi accademici – interrotti e poi ripresi – accosta una sfrenata voglia di tentare nuove vie. Nei decenni, sperimenta repertori versatili, dal rock alla musica classica, dalla canzone d’autore al live electronics, dal blues al combat folk, alla world music di tradizione e ricerca.
La Frontera
Ha fondato nel 2001 l’Ensemble La Frontera (molti ricordano l’album Mistral del 2015); nel 2016 Miranda pubblica ‘NDAR, incisione discografica realizzata con la cantante e musicista Rachele Colombo. Le si addice il teatro, dove l’Accordéon si coniuga alla perfezione con la sua parlata graffiante, la presenza scenica decisiva.
Le produzioni
Un brivido di chiome rosse e di talento: produzioni con Ivano Marescotti, Armando Carrara e la Piccionaia, Sandra Mangini, per citarne solo alcune; improvvisazioni sui testi di poeti e scrittori. Una grande solista, in programmi di musica colta e contemporanea, che non disdegna l’attività cameristica e ha ancora voglia di guardarsi dentro. Forse oggi più che mai, con l’ombra che insidia la voglia di vivere e di amare.
Il Coraggio come denuncia
Il Coraggio è denuncia ed antidoto, allo stesso tempo: «Come un artigiano dei suoni, materializzo il mio immaginario. – commenta l’artista – La mia musica vuole essere una visione, una passeggiata, cammino, preghiera, ballo … soprattutto è ammirazione per quel capolavoro ineguagliabile che è il Creato». Il coraggio è dei papaveri, ci dice Miranda; fiori piccoli, delicati ma resistenti. Potrebbero essere spazzati via in un attimo, eppure restano, a rivelare – sempre – la loro forza. Li ha voluti in copertina, quei papaveri rossi: le immagini dell’album, foto di Mario Lunetti, sono preziose, tra la Venezia d’acque e sconfinati prati primaverili. A resistere all’ombra con tutto il coraggio possibile.
La musica non tradisce
Un progetto estetico e morale che la musica non tradisce, a partire dal potente incipit, quel Sempre dalla solida struttura programmatica; tessitura con tutta l’intensità policroma, avvolgente, del respiro. L’intero Creato in un respiro, simultaneità ed azzardo. Basterebbe da solo, il brano iniziale, per definire l’orizzonte, con quella traccia bachiana – il Preludio XXIV bwv 869 – che è memoria armonica e archetipo. Invece Cortes, pezzo dopo pezzo, aggiunge diamanti all’andamento dell’opera: nell’aria occitana di Le Tarn, la musica – sinusoidale, ellittica – a tener lontani i fantasmi; Cortango, che svia ogni luogo comune, in un dialogo improbabile tra violoncello e fisarmonica. O la struggente Prière dans la nuit, che ha il potere dell’invocazione, fino all’osso.Sorprende Il treno, un brano dalla forte ascendenza rock, Accordéon e chitarra elettrica, a tratti psichedelico. L’ombra s’insinua nella rivisitazione di Jacques Brel, con Le Diable, ça va; la tensione si alleggerisce, al contrario, in Promenade, che è gioia pura, un arcobaleno percettivo.
L’ispirazione
Là dove più chiara ed integra emerge, forse, l’ispirazione dell’intero album, è nei due brani conclusivi. Il primo, Valse lunaire, è veloce come l’impulso a danzare, fino ad acuire i sensi in un moto parossistico. Forza dei ricordi più cari, opposizione all’ombra: «I miei genitori erano ottimi ballerini – racconta Miranda – li vedo ancora danzare la Valse e girare talmente in fretta da sembrare due uccelli che volteggiano». Un turbine di bene.
Il pezzo che chiude coraggio
Il pezzo che conclude Il Coraggio, La Terre et le Ciel, costituisce invece un magistrale connubio tra dimensione elettronica, evocata dal grande Simone Faliva, e fisarmonica multitimbrica: totalizzante visione suggestiva, a ribadire la necessità di vivere in armonia, insieme, nella luce. Dalla gotica Metz alla laguna di Venezia, dove Miranda Cortes ha scelto di fermarsi: una storia difficile da scordare.
Miranda e la sua musica, la bellezza di una donna forte!
Coraggio è la parola con cui meglio si descrive Miranda… piccola e minuta, bellissima senza bisogno di artifici di nessun genere, fragile come una farfalla , ma coraggiosa come nessuno…..