Egan Bernal è il nuovo padrone del Giro. E’ sempre più maglia rosa della Corsa Rosa numero 104. Quarto sul Monte Zoncolan, la montagna soprannominata Kaiser fatta dal versante di Sutrio (1.000 spettatori bruciati in 12 minuti), ha staccato in maniera irrimediabile Evenpool, Ciccone Carthy e Vlasov. L’unico a resistergli è stato l’inglese Simon Philip Yates, vincitore del Giro del Trentino. E’ stato proprio lui a lanciare l’attacco a Bernal a poco più di un chilometro dalla salita più dura del Giro. Certo, il tappone dolomitico di domani, Sacile-Cortina, dirà la verità. Restano le tappe di Sega di Ala, mercoledì, di Alpe di Mera (venerdì) e Alpe Motta (sabato) per ribaltare la classifica. Ma Bernal, oltre ad avere una grande condizione e di non soffrire più del mal di schiena, possiede una grande squadra.
La maglia rosa: “devo stare calmo e concentrato”
“Ho cercato di mantenere la calma quando abbiamo iniziato la salita dello Zoncolan: sapevo di essere in buona posizione in classifica generale e non avevo bisogno di muovermi per primo. Ho seguito Simon Yates quando ha attaccato e poi ho fatto un’accelerazione nel finale: penso di aver corso bene.
Adesso ho un buon vantaggio in classifica ma devo restare calmo e concentrato, può succedere ancora di tutto in questo Giro”
Sul monte Zoncolan Fortunato di nome e di fatto
La vittoria di tappa è andata a Lorenzo Fortunato della squadra neonata Eolo-Kometa, di cui è fondatore Ivan Basso (e Alberto Contador) che vinse da corridore sul Monte Zoncolan nel 2010 e dopo si aggiudicò la classifica finale del secondo Giro d’Italia. Lorenzo Fortunato si è intrufolato nella fuga a lunga gittata ed ha resistito fino alla fine. Il vincitore, 25 anni di Bologna, è conosciuto nel Nordest perché da juniores ha corso con la Work Service San Lazzaro di Padova, del patron Massimo Levorato. Diesse era il trevigiano Marco Gemin. Nei due anni vinse 12 volte (sette più cinque). Il Friuli gli porta fortuna, perché nel 2013 vinse il Giro del Friuli Venezia Giulia e nel 2014 si aggiudicò il Trittico Triveneto. E’ passato professionista nel 2017 con la Bardiani. E’ gioia anche Stefano Zanatta, il direttore sportivo trevigiano che lo dirige.
Fortunato: “non mi rendo conto di cosa ho fatto”
“Non mi rendo ancora conto di cosa ho fatto. Sapevo di stare bene per questo volevo andare in fuga stamattina, il mio compagno di squadra Vincenzo Albanese ha lavorato tanto per me, devo ringraziarlo. Sapevo che gli ultimi 3km erano i più duri, allora ho aspettato il finale per attaccare e poi dare tutto fino al traguardo”.
Risultato della tappa sul Monte Zoncolan. Grande Fortunato
1 – Lorenzo Fortunato (Eolo-Kometa Cycling Team) – 205 km in 5h17’22”, media 38.756 km/h
2 – Jan Tratnik (Bahrain Victorious) a 26″
3 – Alessandro Covi (UAE Team Emirates) a 59”
4 – Egan Bernal (Ineos Grenadiers) a 1’43”
5 – Bauke Mollema (Trek-Segafredo) a 1’47”
Classifica generale
1 – Egan Bernal (Ineos Grenadiers)
2 – Simon Yates (Team BikeExchange) a 1’33”
3 – Damiano Caruso (Bahrain Victorious) a 1’51”
4 – Aleksandr Vlasov (Astana – Premier Tech) a 1’57”
5 – Hugh Carthy (EF Education – Nippo) a 2’11”
I detentori delle maglie
Maglia Rosa, leader della classifica generale, sponsorizzata da Enel – Egan Bernal (Ineos Grenadiers).
Maglia Ciclamino, leader della classifica a punti, sponsorizzata da Segafredo Zanetti –Peter Sagan (Bora – Hansgrohe).
Maglia Azzurra, leader del Gran Premio della Montagna, sponsorizzata da Banca Mediolanum – Geoffrey Bouchard (AG2R Citroen Team).
Maglia Bianca, leader della Classifica dei Giovani, sponsorizzata da Intimissimi Uomo.
Egan Bernal (Ineos Grenadiers), indossata daAleksandr Vlasov (Astana – Premier Tech).
Ancora quattro giorni (compreso il riposo) nel Nordest. La Grado-Gorizia disegnata dall’allenatore di calcio Edy Reja
La Grado-Gorizia, che dalla Laguna e da Aquileia tocca il monte San Michele nel Carso isontino, citato dal poeta Ungaretti, prevede il passaggio in Slovenia e a Nova Gorica, che con Gorizia sarà Capitale europea della cultura 2025. Il circuito nel Collio italiano e sloveno (la Brda) l’ha disegnato Edy Reja, l’ex tecnico di Napoli e Lazio ora c.t. dell’Albania: è un ottimo cicloamatore.
La tappa regina delle Dolomiti da Sacile a Cortina
La sedicesima tappa Sacile-Cortina d’Ampezzo, di lunedì 24 maggio, chiuderà la seconda settimana. È il tappone dolomitico con il Passo Fedaia, il Passo Pordoi e il Passo di Giau prima del traguardo nella città che ospiterà nel 2026 le Olimpiadi Invernali. Con 212 km e 5.700 metri di dislivello sarà la tappa più impegnativa dell’intero Giro. Poco dopo la partenza i corridori passeranno davanti il monumento di Ottavio Bottecchia a San Martino di Colle Umberto e poi affronteranno il Cansiglio (attraverso il passo della Crosetta da Vittorio Veneto, nel trevigiano) per scendere su Belluno e dopo Agordo affrontare in sequenza i Passi Fedaia (la Marmolada che consegnò a Pantani la Maglia Rosa 1998-Montagna Pantani), Pordoi (cima Coppi) e Giau con la lunga e impegnativa discesa fino a Cortina d’Ampezzo.
Canazei-Sega di Ala
Le ultime cinque tappe decisive del Giro sono tre arrivi in salita, una tappa per velocisti o fughe, la cronometro finale. Si parte con un arrivo inedito a Sega di Ala: siamo in Trentino, non lontano da Rovereto. Salita scoperta dall’allora Giro del Trentino 2013 e vittoria di Vincenzo Nibali. Ci sono 3.400 metri di dislivello, tutti concentrati però negli ultimi 50 km, dal passo San Valentino al traguardo. La prima parte è interamente in discesa. Si percorrono in sequenza la Val di Fassa, la Val di Fiemme e l’altopiano di Pinè. Raggiunta Trento, la corsa si dispone sulla riva destra dell’Adige. Dopo Mori si affronta (da Avio) il Passo di San Valentino: 14,8 km alla media del 7,8%, punte del 14%. Poi Sega di Ala, un’ascesa di 11,2 km al 9,8% medio, 1098 metri di dislivello e punte del 17%. Ma siccome l’ultimo chilometro e mezzo è al 5%, la media è dell’11%: Sega di Ala è davvero una delle salite più dure del Giro. Dopo gli ultimi tornanti si entra nell’altopiano del Passo Fittanze, dove le pendenze si addolciscono fino alla linea di arrivo.
Rovereto-Stradella
La frazione più lunga del Giro, per riprendersi prima del gran finale. Ma non è banale, anzi. I velocisti se la devono conquistare sui saliscendi (e anche qualche strappo tosto) nei 30 km finali prima del traguardo nella città della fisarmonica Stradella.
Le tappe del giro a Nordest
domenica 23 – 15a tappa – GRADO – GORIZIA Km 145
lunedì 24 – 16a tappa – SACILE – CORTINA D’AMPEZZO km 211
martedì 25 – riposo
mercoledì 26 – 17a tappa – CANAZEI – SEGA DI ALA km 193
giovedì 27 – 18a tappa – ROVERETO – STRADELLA – km 228
I diciassette corridori del Nordest
Sono 184 i corridori al via del Giro d’Italia di quest’anno, edizione numero 104. Gli italiani sono 55 e 17 sono triveneti. Le 23 squadre avranno a disposizione 8 uomini ciascuna. I veneti possono contare sui due fratelli veronesi Elia ed Attilio Viviani entrambi alla Cofidis. Il primo – Elia, 32 anni – è un ottimo sprinter che ha trovato morale vincendo un mese fa la Cholet-Pay de la Loire, primo successo dopo un anno e mezzo e prima affermazione in maglia Cofidis. Il fratellino, professionista dal 2018, ha 24 anni e fungerà da gregario nella stessa squadra. Ci sono poi il marosticense Enrico Battaglin (32enne coetaneo di Elia Viviani), sesto nella tappa di Montalcino, e i compagni di squadra della Bardiani Davide Gabburo, di Bovolone, che è rimasto vittima di una rovinosa caduta, Filippo Zana, di Thiene (in fuga nella tappa di Campo Felice) e Samuele Zoccarato, di Padova, all’attacco nella frazione di Canale. Davide Formolo (29enne veronese di Negrar), il 26enne trevigiano di Santa Lucia di Piave Andrea Vendramedell’AG2R Citroën Team, primo a Bagno di Romagna e settimo e Foligno: ieri a Conegliano ha salutato il suo club. E’ in gruppo il 33enne Andrea Pasqualon, di Enego, del team Intermarché-Wanty-Gobert Matériaux. Sono al suo primo Giro Nicola Venchiarutti, di Tolmezzo, che corre con l’Andoni Giocattoli e Samuele Battistella, ex iridato under 23, di Rossano Veneto, agli ordini del capitano Alexander Vlasov (Astana). Il trentino è ben rappresentato da Gianni Moscon che oltre ad andare a caccia di tappe dovrà badare al suo capitano Egan Bernal, che “rischia” di vincere il Giro, e Cesare Benedetti, di Rovereto. Un altro friulano agli ordini di Peter Sagam, Matteo Fabbro, di Udine, che però ha dimostrato che nelle corse a tappe sa farsi rispettare. La Israel Start-Up Nation schiera due friulani Davide Cimolai, di Pordenone (ma vive con la compagna a Villa di Cordignano, nel Trevigiano, che ieri ha salutato), già secondo sul traguardo della terza tappa di Canale e a Termoli e terzo nella tappa di Foligno, e Alessandro De Marchi, di Buja, due giorni in maglia rosa, che si è ritirato a causa di una caduta nella tappa Siena-Bagno di Romagna. Si è rotto sei costole, la clavicola destra oltre che la prima e la seconda vertebra toracica. Si conclude la carrellata con Gianluca Brambilla, di Cassola, agli ordini dei capitani Nibali e Ciccone. Mancherà invece il trevigiano Sacha Modolo, uno dei corridori più tormentati del nostro ciclismo. Dopo i guai allo stomaco, il lockdown e la rottura di una costola, negli ultimi mesi lo sfortunato corridore della Alpecin-Fenix ha dato forfait per un dolore al ginocchio poi diventato una borsite.
Sei tecnici triveneti in gruppo
Franco Pellizotti
Nutrita anche la pattuglia dei tecnici: i trevigiani Matteo Tosatto (Ineos Grenadiers), che venerdì scorso ha compiuto 47 anni, e Stefano Zanatta (Eolo Kometa): «È la prima volta – racconta Stefano Zanatta – che ci troviamo nella famiglia ci troviamo a lavorare tutti e tre insieme alla corsa rosa e nello stesso team. Gianfranco, mio fratello, è meccanico e Simone, mio figlio, è massaggiatore”. C’è il padovano Mirko Rossato (Bardiani), il vicentino Bruno Cenghialta (Astana), il padovano Marco Marcato (Uae Emirates) e il friulan-trevigiano Franco Pellizotti (Bahrain Victorius) maglia rosa per quattro giorni al Giro d’Italia 2008 che ieri a Susegana si è fermato a salutare la famiglia.
Il cuore della Onlus De Leo Fund conquista Cortina
Il cuore fatto all’uncinetto dalle volontarie della Onlus De Leo Fund di Padova, dopo Vo’ Euganeo e Bergamo, viene esposto a Cortina d’Ampezzo in occasione della tappa del Giro d’Italia di domani. Il capolavoro è stato montato sulla facciata del Vecchio Comune in corso Italia dove c’è l’arrivo. Un cuore solidale di 20 metri quadri, realizzato all’uncinetto da 14 donne con 26mila metri di filo e 1.200 ore di lavoro e che rappresenta un simbolo di rinascita dal coronavirus ma soprattutto la volontà di dare un aiuto alle persone colpite duramente dalla pandemia. Non a caso il cuore tricolore dell’associazione De Leo Fund è stato già ospitato dal Comune di Vò Euganeo, che per primo ha patito la perdita di un suo concittadino causa Covid 19. Lo stesso cuore poi è arrivato fino a Bergamo, esposto sulla facciata del palazzo della Ragione, in piazza Vecchia, nel giorno (il 18 marzo scorso) in cui tutta l’Italia ha commemorato le vittime della pandemia. Il cuore sarà il simbolo della partenza ad Abbiategrasso venerdì.
“A tutta birra”. Un traguardo importantissimo per la birra artigianale trevigiana
Il grande successo ed apprezzamento ottenuto dai prodotti San Gabriel, lungo tutte le tappe del Giro d’Italia 2020, ha convinto l’organizzazione RCS a riconfermare San Gabriel. Un’altra tappa straordinaria per il birrificio inserito nel Borgo della birra di Levada di Ponte di Piave in provincia di Treviso. “Essere la birra che accompagna il giro d’Italia è un sogno straordinario per chi ama il ciclismo” – aggiunge Tonon – “quest’anno, la notizia della riconferma da parte dall’organizzazione RCS, ci ha riempiti d’orgoglio e rappresenta un giusto premio al nostro lavoro e alla nostra passione.