Sono oltre cinquantamila, in Italia, i senzatetto nell’era del Covid. Un disagio già difficile da sanare anche nel periodo precedente all’insorgere del virus (l’ultimo censimento capillare risale al 2014-2015), ma i dodici mesi appena trascorsi hanno evidenziato un accentuarsi del fenomeno degli “invisibili”, specie nelle grandi città, dove sono meno strette le relazioni sociali. La vera sorpresa, tuttavia, consiste nell’abbassarsi dell’età media dei senza fissa dimora: prevalentemente giovani tra i diciotto e i trentacinque anni, mentre la divisione per genere vede aumentare la presenza femminile.
Un’invisibile sfrutta youtube
Una homeless, Yohana Ambros, 29 anni, ha anche affidato ad alcuni video, pubblicati su You Tube, un’inchiesta sulle motivazioni di questa scelta, soprattutto a Milano. Tra le cause principali, la perdita del lavoro (con il forte coinvolgimento emotivo che gli esiti della pandemia hanno messo in luce), la lontananza dagli affetti e la perdita di certezze. Qualche volta, specie per le donne, si prospetta la tragedia dello sfruttamento sessuale.
Come si diventa invisibili
Una perdita d’identità nata dalla sfiducia, dalla disperazione che sembra investire oggi, in termini percentuali, più gli italiani che gli stranieri (anche se i numeri sono in assoluto cospicui); diffidenza, qualche volta vergogna nel rivolgersi agli enti assistenziali. Un futuro che s’intravvede disastroso, senza fiducia.
Un romanzo sugli invisibili e le invisibili
Più che mai in tema, in questi mesi difficili, è uscito un bel romanzo della storica e docente Tiziana Plebani. S’intitola Sparire, per i tipi di [LINEA edizioni] ed è dedicato a chi vive senza una casa: «Ci chiamate il popolo della strada. – scrive Plebani, affidando il controcanto della vicenda ad un ideale coro, una voce collettiva che commenta le azioni dei personaggi, aspra e coerente – Ma noi non siamo un popolo, un gruppo, un’etnia, una razza.»
Lo sviluppo
L’autrice narra, in un flusso di coscienza dalla forte connotazione drammatica, la storia di alcuni personaggi che hanno scelto, appunto, di sparire. Avvenimenti che s’intrecciano sullo sfondo di un quartiere di una città del nord, né piccola né grande, mentre la cronaca dà notizia dell’ennesimo femminicidio: una donna che precipita dal balcone di casa, spinta dal marito; un clochard che assiste alla scena, empaticamente connesso ai muri degli edifici, alla fibra delle cose.
Da Pulviscolo a Giovanna
È la storia di Pulviscolo, divenuto quasi un’entità benefica, nume tutelare a guardia della comunità, dopo aver trasformato il proprio passato in una saldezza materica che non prevede legami (se non quelli che il cuore predilige). È anche la storia di Giovanna, un’ex modella ossessionata dalla propria presunta perfezione fisica, che decide di abbandonare tutto, passando dalla massima visibilità ad una presenza anonima. Senza casa (ma la chiave la tiene pur sempre in tasca), senza bellezza, dimenticando persino di avere un corpo, una dignità, degli amici. Dimenticandosi.
Scrivere per non restare invisibili
Tiziana intreccia i pensieri dei protagonisti; delinea con forza particolare il personaggio femminile, sbozzato con una profondità di analisi che tradisce la studiosa appassionata di storia delle donne, la militante femminista che l’autrice è stata e continua ad essere. Con precisione e tenerezza: le stesse che Plebani ha utilizzato, ad esempio, nel saggio Le scritture delle donne in Europa. Pratiche quotidiane e ambizioni letterarie (secoli XIII- XX), pubblicato da Carocci nel 2019. La confidenza di saper prendere una penna in mano: avviene anche in una pagina memorabile del romanzo, quando Giovanna vuole scoprire se è ancora capace di scrivere il suo nome. Una chiave per riappropriarsi della propria immagine.
Parla il coro degli invisibili
In Sparire, si mette in luce con chiarezza il problema nel problema; essere donne senzatetto è una condizione ancor più difficile: «Siamo le paria della strada – è ancora il coro che spiega – Non c’è uguaglianza, neppure qui. Appariamo più sporche, più degradate, c’è qualcosa in noi di osceno, intollerabile (…) Siamo prede, siamo ostaggi, siamo qualcosa che la strada non ce la fa ad accogliere …».
Una luce nel buio
Il romanzo offre, tuttavia, qualche sprazzo nel buio: la potenza travolgente dei rapporti umani, non appena si facciano più prossimi e caldi; la vita che, nel bene e nel male, riprende a fluire e riconquista spazi di memoria. La Storia grande che è trama di vicende minute: non per nulla Plebani è dottore di ricerca in Storia Sociale Europea, ha insegnato Conservazione dei Materiali Librari e Documentari a Ca’ Foscari ed è stata responsabile del Dipartimento Storia e Didattica della Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia.
Chi è Tiziana Plebani
Attualmente è cultrice (che bel termine, dice tutto) di Storia Moderna, sempre a Ca’ Foscari. In mezzo a quegli orditi vigorosi, in cui l’io incrocia il mondo, l’autrice ha vissuto ogni giorno. In più, il suo racconto – avvolgente, ritmico, dai perfetti tempi scenici – possiede la valenza ironica di chi sa osservare con attenzione critica. Più incisiva quasi della denuncia diretta, la sua prosa letteraria ci parla di diritti da salvaguardare, di accettazione dell’altro. Senza pressapochismi o spirito buonista, costruendo speranza. Anche questo è impegno.