Il 12 Maggio 2021 si celebrerà la giornata mondiale per la sensibilizzazione verso la CFS (o sindrome da stanchezza cronica) e le patologie croniche quali la fibromialgia, la sindrome post-covid, patologie poco considerate fino ad oggi nonostante abbiano un impatto molto importante sia come numeri che come impatto sulla qualità della vita delle persone. La CFS è stata riportata in tutto il mondo compresa l’Europa, l’Australia, la Nuova Zelanda e il Sud Africa.
Perchè il 12 maggio per sensibilizzare il CFS?
Infatti, il 12 maggio, che è la data di nascita di Florence Nightingale, fondatrice della scuola infermieristica mondiale e lei stessa affetta da una patologia cronica simile alla CFS, ogni anno si celebra la giornata mondiale della CFS per condividere sul piano sociale un pensiero di solidarietà verso gli ammalati che quotidianamente si devono confrontare con una malattia così fortemente debilitante.
Uno studio sul CFS
Nel dicembre del 1994, un gruppo internazionale di studio, del quale ho fatto parte e che si è riunito più volte ai CDC di Atlanta ha pubblicato sugli Annals of Internal Medicine, una nuova definizione di caso di CFS che è definito dalla presenza delle seguenti condizioni: una fatica cronica persistente per almeno sei mesi che non é alleviata dal riposo, che si esacerba con piccoli sforzi, e che provoca una sostanziale riduzione dei livelli precedenti delle attività occupazionali, sociali o personali. Inoltre devono essere presenti quattro o più dei seguenti sintomi, anche questi presenti per almeno sei mesi: disturbi della memoria e della concentrazione così severi da ridurre sostanzialmente i livelli precedenti delle attività occupazionali e personali; faringite; dolori delle ghiandole linfonodali cervicali e ascellari; dolori muscolari e delle articolazioni senza infiammazione o rigonfiamento delle stesse; cefalea di un tipo diverso da quella eventualmente presente in passato; un sonno non ristoratore; debolezza post esercizio fisico che perdura per almeno 24 ore.
Ovviamente devono essere escluse tutte le condizioni mediche che possono giustificare i sintomi del paziente, per esempio ipotiroidismo, epatite B o C cronica, tumori, depressione maggiore, schizofrenia, demenza, anoressia nervosa, abuso di sostanze alcoliche ed obesità.
CFS e anni ’90
All’inizio degli anni Novanta descrissi per la prima volta in Italia un numero consistente di pazienti con CFS e riportai 205 pazienti sulla rivista scientifica Archives of Internal Medicine già nel 1993 (Tirelli U et al, Arch Intern Med 1993;153:116-7). Alcuni anni fa nell’ambito di un progetto strategico sulla medicina di genere del Ministero della salute, l’Age.na.s ha presentato le linee guida sulla CFS (messe a punto da diversi esperti tra i quali il sottoscritto).
Cause ancora sconosciute
La causa della CFS rimane sconosciuta ma potrebbe essere una risposta esagerata del sistema immunitario a virus, batteri o funghi, come fa pensare il fatto che la malattia spesso insorge dopo un’infezione.
Inoltre, qualcosa di simile alla fatica cronica si registra anche in certi pazienti oncologici dopo la remissione del tumore, in particolare della mammella e dei linfomi. Negli ultimi tempi abbiamo impiegato in diverse centinaia di pazienti di CFS e Fibromialgia (una patologia simile alla CFS caratterizzata da dolori diffusi e spossatezza e che alle volte si sovrappone alla CFS) l’ossigeno-ozonoterapia, ottenendo una riduzione significativa della sintomatologia di stanchezza nel 70% dei pazienti.
La nascita di UP-OZONO
Recentemente si è costituita un’associazione dal nome UP-OZONO, Unione Pazienti in Ossigeno ozonoterapia, con lo scopo di divulgare, testimoniare attraverso la loro esperienza personale l’efficacia terapeutica dell’ozonoterapia. In base ai diversi studi condotti negli Stati Uniti, sia a San Francisco che a Seattle ed in diverse altre città americane, si stima che negli Stati Uniti vi siano circa 2 milioni di persone che hanno una patologia simile alla CFS. Pertanto si può calcolare che in Italia vi siano circa 500 mila casi di CFS. Purtroppo per ora non vi è alcun farmaco in grado di guarire definitivamente la malattia, anche se spesso i pazienti possono trarre dei benefici da interventi farmacologici (antivirali, corticosteroidei, immunomodulatori, integratori, ecc.) e da modifiche dello stile di vita, portando anche qualcuno alla guarigione e un discreto altro numero a miglioramenti significativi della sintomatologia.
L’ossigeno-ozonoterapia sembra essere il trattamento più efficace che abbiamo nell’ambito della terapia della CFS, ma anche nella fibromialgia, nella cancer-fatigue e nella sindrome post-covid.
Ozono terapia contro CFS e sindrome post-covid
L’ozono infatti è un gas instabile che, miscelato all’ossigeno, ha un’azione antalgica, antinfettiva, antinfiammatoria e immunomodulante.
Sindromi post-infettive che causano spossatezza sono ben documentate dopo infezioni acute con diversi tipi di agenti infettivi: virus come SARS-COV-1 (anche allora nel 2003-2004 si sviluppò in alcuni pazienti una sindrome post-Sars simile a questa), l’EBV e batteri come la Borrelia burgdorferi. I sintomi acuti di queste malattie e i danni organici che possono causare possono essere molto differenti, comunque una malattia persistente cronica di fatigue può seguire ognuna di queste malattie e sono molto simili tra di loro.
Come ha per primo descritto Anthony Fauci, Direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases dell’NIH a Bethesda, i pazienti Post Covid 19 possono sviluppare una sindrome post virale che è simile alla CFS.
Pasc, ossigeno-ozono terapia efficaci contro CFS e sindrome post-covid
In un recente briefing alla Casa Bianca, il Dottor Anthony Fauci ha annunciato un nuovo acronimo per quello che è stato chiamato ad oggi “Long Covid” o “sindrome post-Covid”, cioè PASC (Post Acute Sequelae of Sars-Cov-2) il nuovo termine per descrivere i persistenti effetti a lungo termine del covid-19. Fauci ha stressato il fatto che anche pazienti con forme lievi o moderate di covid-19 possono sviluppare PASC e che l’Istituto nazionale della salute americano ha recentemente lanciato un’iniziativa per meglio studiare PASC e trovare trattamenti efficaci. I sintomi più comuni di PASC sono: spossatezza, nebbia nella testa, problemi di concentrazione e memoria, difficoltà del sonno, problemi gastrointestinali, capacità polmonare compromessa con dolore retrosternale e dispnea, perdita dell’olfatto e del gusto. I dati su 100 pazienti con PASC raccolti nella Clinica Tirelli Medical Group di Pordenone e nella Clinica Comunian di Gorle Bergamo sono in via di pubblicazione e dimostrano l’efficacia dell’ossigeno-ozono terapia nella Sindrome post-Covid.