Durante la sua infanzia sentì sempre dire che Marcella Salvadori era una delle più belle donne della città. “Lineamenti perfetti, capelli castano-biondi, occhi azzurri, labbra ben disegnate, il corpo slanciato e sinuoso”. Di lei si innamorò perdutamente Il clarinettista Raoul Masin Crovato, capelli neri, qualche retaggio di Spagna nei modi (sua madre era andalusa). Marcella era la donna che non avrebbe lasciato più.
Chi si nasconde dietro la signorina Crovato?
È una storia che ti affascina subito, difficile smettere di leggere queste pagine ricche di personaggi che sembrano sospesi tra realtà e incanto letterario. Marcella e Raoul sono i genitori meravigliosi di Luciana Boccardi, grande firma del giornalismo.
Ho appena finito di leggere il suo ultimo romanzo: ”La signorina Crovato” – Fazi Editore. Fresco di stampa e già evento letterario. Con il suo stile originale l’autrice ripercorre le vicende di una bambina d’altri tempi, la storia della sua famiglia che si fonde con quella di una città e del mondo, in un periodo drammatico come la guerra e la dittatura fascista.
Luciana Boccardi
Da sempre firma di riferimento de “Il Gazzettino” Luciana Boccardi, studiosa di moda e costume, per anni ha lavorato alla Biennale di Venezia partecipando all’organizzazione dei più importanti festival di musica e teatro. Nel suo racconto emerge la straordinaria quotidianità di una famiglia di musicisti, madre virtuosa pianista e papà clarinettista.
Nonno Crovato: una leggenda
Il nonno paterno era il leggendario tenore Gianni Masin Crovato. Luciana non lo ha mai conosciuto, ma dai racconti pervenuti e da poche foto rimaste, lo descrive “alto, fiero, dai profondi occhi neri, e dalla voce che pare fosse una carezza e insieme un messaggio di forza e musicalità”. Una voce “unica e indimenticabile” scrisse la stampa. Era il Pavarotti dell’epoca, atteso in tutti i teatri del mondo, al Bol’šoj lo Zar lo volle nel palchetto imperiale. A tutti i suoi figli diede un nome dall’opera che stava interpretando al momento della loro nascita. Raoul, papà di Luciana, era il personaggio de “Gli Ugonotti” che il grande tenore interpretava il 21 dicembre del 1896, al Teatro Regio di Parma.
Il ricordo di Luciana Boccardi
Così Luciana descrive suo padre Raoul: “Uomo bellissimo, alto, capelli e occhi neri, energico, aperto, ribelle nei confronti di imposizioni, regole, opportunismi, forte e coraggioso”.
Musicista e intellettuale, si oppone al fascismo, contribuendo alla fondazione del Partito Comunista Italiano e pagando di persona queste scelte. Più volte denunciato, arrestato e vittima di spedizioni punitive che lo lasciano quasi senza vita. Costretto a fuggire e a imbarcarsi nei transatlantici come orchestrale per sottrarsi a persecuzioni e violenze.
Vita da romanzo, un personaggio che sembra uscito dalla penna di García Márquez. Dopotutto Venezia è la tessera di un mosaico dell’universo che contiene tutte le terre emerse del mondo e della fantasia.
Raoul avrebbe potuto lavorare al Teatro la Fenice, al Malibran, nelle orchestre cittadine, ma la sua attività di sovversivo antifascista, gli costerà l’allontanamento da ogni istituzione pubblica.
I Crovato raccontati tra realtà e leggenda
Nel romanzo della Boccardi, il racconto scorre come un fiume in piena, i personaggi farebbero invidia ad un grande regista, hai la sensazione di conoscerli veramente.
Una famiglia sconvolta dalla “disgrazia” ma unita da un amore infinito: “Il bene che ci volevamo era il nostro ossigeno, il mutuo soccorso era il cemento di una complicità più unica che rara.”.
La “disgrazia” arriva nel 1936 e cambierà per sempre la vita di Luciana, detta Lulu o Lu, che a quel tempo ha solo tre anni e mezzo, è una splendida bambina, una Shirley Temple dai boccoli color castano-ramato, che sa già cantare e ballare.
Crovato. Maestro ed eroe fino alla fine
E’ bello pensare a una Venezia un tempo piena di cinema e teatri, oggi quasi tutti scomparsi.
Vicino a Campo San Polo, c’era il Cinema – Teatro Imperiale. D’estate si faceva il cinema e teatro all’aperto, c’era un palcoscenico con regolari quinte e attraversato il giardino si poteva raggiungere la sala vera e propria. Platea con poltroncine di velluto e palchetti. All’Imperiale, Il papà di Luciana era direttore e musicista per l’accompagnamento sonoro dei film. Siamo ancora ai tempi del cinema muto (il sonoro era in dirittura d’arrivo) così l’orchestra sceglieva il commento musicale sulla base delle pellicole in programmazione.
Poi arrivò la sera del 26 febbraio 1936, Lulù era a letto: “Mi si fissò nella memoria, quello sguardo, quasi avessi potuto immaginare, allora, che lo vedevo per l’ultima volta”.
Una sera normale che sfocerà in una tragedia. Un devastante incendio avvolge tutto il Cinema Teatro Imperiale, Raoul affronta il pericolo per salvare le persone coinvolte, ma perde l’equilibrio e cade tra le fiamme diventando una torcia umana. Un atto eroico straordinario che lo segnerà per sempre. Per mesi tra la vita e la morte, sopravvive sfigurato e cieco. Disabile, senza lavoro e antifascista nel periodo più buio della storia.
Quando Luciana scrive
Luciana descrive con tenera naturalezza quei momenti terribili, la necessità di sopravvivere, il distacco dalla madre amatissima impegnata a curare il marito.
“Il mio letto era una grande cesta per i tacchini” racconta. Viene infatti trasferita in campagna dove dorme in un fienile con le galline. Per aiutare la famiglia si mette a lavorare ancora piccolina: aiutante parrucchiera, garzone di un fornaio, commessa. Impara perfettamente il francese seguendo le lezioni che un’insegnante impartisce privatamente ad una bambina alla quale lei fa compagnia.
Grande tenacia e talento premiati da un incontro fortunato, quello con l’amica del cuore, Titti (Cesarina Vighy, che nel 2009 vinse il Premio Campiello). E’ lei a prestarle una Remington per imparare a fare la dattilografa: “Dovrai tribolarci un po’, le disse Titti, perché oltre alla barra difettosa manca il tasto della zeta”.
Buon sangue non mente per la signorina Crovato di 16 anni
Con questa leggendaria Remington senza la zeta, Luciana Boccardi diventerà una specie di pistola più veloce del West, una mitraglietta che rompeva il muro del suono. Allenamento costante e quotidiano; scriveva a macchina copiando le pagine de “Il Gazzettino”, senza immaginare che ne sarebbe diventata in seguito una firma prestigiosa.
Un metodo geniale il suo, associava alla battitura il ritmo, così il suo stile veloce si trasformava in musica, se ne accorse anche Stravinskij che un giorno passando per il pianerottolo della Biennale, udito il ticchettio di Luciana al lavoro disse: “questa è musica” .
A quel tempo la signorina Crovato aveva solo 16 anni e migliaia di vite al suo attivo, un vulcano in eruzione. La sua storia non finisce di sorprendere e diventerà una trilogia con altri due lavori in preparazione e incredibili sorprese.
Una vita straordinaria
In ogni libro c’è un commento che cattura l’attenzione del lettore, è diverso per ognuno di noi, in sintonia con la sensibilità individuale. In particolare trovo splendido il racconto sull’importanza dei toni maggiore e minore, diesis e bemolle che Raoul faceva alla sua bambina: “la vera colonna sonora della vita è l’armonia, ma il ritmo è la vita”, diceva.
Aggiunge Luciana: “In casa nostra, quando una giornata si metteva male per incomprensioni o problemi d’altro tipo, i miei commentavano sempre: oggi, giornata in bemolle.”
Un affascinante racconto quello di Luciana Boccardi, che sapientemente ha scelto, per introdurci alla lettura, un aforisma di Jacques-Yves Cousteau: “Se qualcuno, per qualsiasi ragione, ha l’opportunità di condurre una vita straordinaria, ha il dovere di non tenerla per sé”.
Dott.ssa Elisabetta Pasquettin grazie per questa bellissima recensione che stimola alla lettura del testo della Dott.ssa Luciana Boccardi. Queste storie, questi personaggi sarebbero destinati ad essere ricordi sbiaditi per pochi studiosi, invece grazie ad un lavoro di ricerca e alla pubblicazione del testo si diventa curiosi, si vuole sapere. La sintesi e la presentazione della Dott.ssa Elisabetta Pasquettin è piacevole ed è uno stimolo alla lettura. Inoltre il mondo della musica con il tenore Gianni Masin Crovato e la disgrazia del povero Raoul, che dà la vita per gli altri e per l’arte, mi appassionano particolarmente. Grazie per questo bellissimo articolo e per la presentazione di questa famiglia veneziana.
Come sempre, cara Elisabetta, sai proporre articoli interessanti che coinvolgono con la loro intensità di racconti avvincenti. Mi appassionano tanto i riferimenti storici che collocano i personaggi nelle varie situazioni. È un gusto leggerti. Ti abbraccio e resto in attesa delle tue “scoperte”.
Ma che bella questa cronaca di famiglia veneziana!Sembra una leggenda!Quante storie affascinanti sai portare alla nostra conoscenza,cara Elisabetta Pasquettin
Gentile Elisabetta, la tua rubrica mi affascina.
Un abbraccio. Est
Ottima presentazione cattura molto interesse ad un pubblico amante della nostra città e delle storie di famiglia.
Splendido! Grazie.