Abbiamo parlato più volte degli effetti negativi dell’incertezza sulla salute psicologica. Non sapere quando si uscirà dall’emergenza, chi è a maggiore rischio effettivo di contagio, come si configurerà la società, se riprenderà l’economia: tutto questo influisce fortemente sull’umore e sul comportamento, e può comportare anche sintomi psicosomatici fondamentalmente di tipo gastrointestinale e cardiovascolare. Inoltre, il perdurare di questa situazione di incertezza costante da ormai più di un anno ha diffuso nella popolazione la cosiddetta “pandemic fatigue” (che in italiano potremo definire come “spossatezza” o “esaurimento”), con l’effetto di rendere ancora più difficile la quotidianità a tantissime persone.
I vaccini: da certezza a incertezza
L’annuncio che erano disponibili dei vaccini per il covid è stato accolto con entusiasmo a livello mondiale: si vedeva una luce in fondo al tunnel. Poi sono iniziate le discussioni, spesso portate avanti da persone senza troppa cognizione di causa, sulla sospetta velocità di sviluppo. Poi sono iniziate le discussioni politiche (assolutamente legittime) su cosa debba comportare la vaccinazione in termini di libertà individuali, su quanto fosse costituzionale pensare di poter “fare differenze” tra i vaccinati e i non. Poi sono iniziate le segnalazioni di reazioni avverse e a ciascun singolo evento è stato dato uno spazio enorme sui media tradizionali e sui social. Poi la campagna vaccinale ha avuto una serie di stop, di rimodulazioni, di riformulazioni in termini di tempi e di modalità.
Persone che avevano diritto al vaccino non sono state chiamate, persone che non avevano diritto – esistono casi di malasanità già denunciati in cui il vaccino era strumento per distribuire favori – sono state vaccinate tra i primi. E poi Chiara Ferragni che sbugiarda la regione Lombardia, il Generale Figliuolo, AstraZeneca ritirato e poi rimesso in circolazione, i sospetti di trame internazionali. Anche Mario Draghi – baluardo di serietà e probabilmente la persona più efficace che si possa avere al momento – ogni tanto un po’ si è perso, come quando ha bacchettato gli psicologi, dimenticando che sono una categoria sanitaria al 100%, di quelle che lui stesso ha obbligato (non consigliato, obbligato con rischio di sanzioni) a vaccinarsi. Insomma, chi più chi meno, si è creato un bailamme intorno alle vaccinazioni. Il problema è che tutte queste informazioni, tutte le discordanze, tutti i litigi, tutte le accuse gettano una parte della popolazione – specialmente quella meno abituata a vedere oltre il velo di maia del discorso politico e istituzionale – ancora di più nell’incertezza.
I tre tipi di sintomi
Gli effetti di tutto questo sono quelli già accennati in altri articoli, elevati alla potenza. I sintomi, di tre tipi, non sono ovviamente presenti in tutta la popolazione ed è raro che siano tutti presenti in una sola persona. Ma considerando i livelli di stress rilevati di recente è probabile che ciascuno di noi abbia percepito, in maniera più o meno intensa, uno dei seguenti effetti nell’ultimo periodo.
Sintomi fisiologici: mal di stomaco, ulcere, problemi intestinali, problemi cardiaci, alta pressione, difficoltà a dormire.
Sintomi psicologici: ansia, disturbi dell’umore fino ad arrivare a fenomeni depressivi, abbassamento della motivazione, della soddisfazione, rabbia.
Sintomi comportamentali: peggioramento delle abitudini quotidiane, peggioramento in termini quantitativi e qualitativi della dieta, aumento (o inizio) del fumo e del consumo di alcool, anche eventualmente di sostanze stupefacenti, comportamenti aggressivi, comportamenti di distacco dalla società e dalla famiglia.
Tutto ciò non è patologico, salvo quando alcuni sintomi non perdurino talmente a lungo da cronicizzarsi, ma sono dei campanelli d’allarme per noi e per chi ci sta vicino. Non c’è niente di sbagliato nel chiedere un parere psicologico o nell’invitare le persone a noi care a farlo: le possibilità tra pubblico e privato, anche online, sono tantissime.
Come superare i problemi per ripartire
Dobbiamo superare l’incertezza per ripartire, riprendere le attività, riattivare la vita individuale e sociale. Questo passa per tre diverse direttrici, equamente importanti.
In primo luogo il pubblico deve essere autorevole. Meno errori, meno strafalcioni comunicativi a tutti i livelli, più attenzione e vicinanza all’utenza. Le persone devono percepire che c’è uno sforzo verso la qualità della cura nei loro confronti: oggi, in un mondo in cui tutto è trasparente, le possibilità di confronto sono troppe per sperare che la qualità delle azioni venga percepita sulla base di comunicati roboanti. Bisogna mostrare concretamente che si sta migliorando di giorno in giorno, che gli errori fisiologici vengono corretti rapidamente, che si fanno rispettare le norme.
In secondo luogo tutti noi, dai governanti alla popolazione, dobbiamo abituarci a distinguere il piano del giusto scetticismo da quello delle azioni necessarie. È assolutamente corretto ed è un bene per la democrazia voler indagare costantemente su ciò che accade, i vaccini non fanno eccezione, e il governo deve prendere sul serio i dubbi e le indicazioni che emergono dal basso. Allo stesso tempo dobbiamo sapere che fino a prova contraria esiste un comportamento “giusto” e chi non è d’accordo deve provare il contrario. In quest’epoca in cui tutto è sincrono non è possibile fermare interi processi perché pochi esprimono delle perplessità.
La terza indicazione riguarda ancora una volta tutti noi: dobbiamo studiare di più, ogni giorno, per poterci districare nei meandri dell’informazione. Alcune notizie e opinioni uscite negli ultimi mesi erano evidentemente false (almeno in parte) e avevano precise finalità politiche, altre erano difficilmente verificabili anche per esperti. Tutti possono dire tutto e avere la stessa diffusione del loro pensiero: questo è filosoficamente parlando un bene, ma nel pratico comporta un’inondazione di versioni diverse della realtà. Prendiamo un grande respiro, cerchiamo di controllare le fonti e il mezzo di diffusione di ogni opinione, scartiamo non solo ciò che è falso ma anche ciò che non possiamo verificare. In questo modo avremo un po’ meno di informazioni da processare ma di maggiore qualità.