Abbiamo parlato tante volte in questa rubrica di covid, delle limitazioni, del logoramento e dell’incertezza del futuro. Tutte cose che non sono andate via dalle nostre vite, e non spariranno magicamente domani e nemmeno dopodomani. Ma forse una via di uscita, almeno parziale, che possiamo imboccare subito e ogni volta che vogliamo esiste. Si tratta della fantasia, del pensiero che è capace di superare le barriere, la coltivazione del sé e l’immaginazione di mondi diversi e migliori. Queste attività hanno una doppia valenza: certamente rappresentano un esercizio in preparazione alla ripartenza post-covid, che dovrà attingerà a tutte le energie interiori e ai pensieri disponibili, ma si tratta anche di attività benefiche in sé, di un bene molto prezioso di cui è necessario avere cura. Ed è proprio di questo valore intrinseco del pensiero e della libertà individuale che voglio parlare, perché oggi più che mai c’è bisogno di ravvivare un discorso sull’animo e sull’intelletto: non possiamo permetterci di diventare automi, schiavi della società o della tecnologia, prigionieri di questa pandemia o di qualunque altro “incidente di percorso” che andrà a impattare sul genere umano.
Ma mettere notizie sui social è pensare?
Purtroppo una discussione su questi argomenti tende a riportare la mente in un’aula di scuola superiore, spesso tra verifiche, interrogazioni e altri pensieri che non ci facevano approfondire così ardentemente Platone, Aristotele, Seneca, Marco Aurelio, San Tommaso, Kant ed Hegel. Il dualismo cartesiano, quello tra corpo e mente è, per i più, un tema magari noto ma non attuale e probabilmente nemmeno troppo piacevole da ricordare. Non è una critica ai prof, ne ho conosciuti tantissimi che mettono tutto il loro impegno per trasmettere il sapere e la conoscenza. Ma lavorano in un ambiente lento e difficile, in cui si misura più l’apprendimento di nozioni che la comprensione e la generazione di nuove idee. Ma anche se la scuola fosse migliore, argomenti di filosofia, sociologia e psicologia devono diventare tema di discussione in famiglia, tra amici, nei media. Se non si sostiene una cultura condivisa la possibilità di generare nuove idee rimarrà sempre chiusa in piccole élite, che per loro natura tendono a non essere pienamente in linea con la realtà della maggioranza delle persone.
E poi c’è la tecnologia: dalla radio alla televisione fino a internet siamo sempre più esposti a una mole crescente di informazioni. Da una parte questo può essere bene per la diffusione di idee e nozioni (non entriamo oggi nella questione della qualità e della veridicità di ciò che si trova su internet) ma c’è il rischio di diventare passivi: se il nostro cervello ha troppo da masticare, a un certo punto smette di essere creativo. La frase, proprio di Cartesio, “cogito ergo sum” (penso dunque sono) è oggi attualissima e deve essere oggetto comune di riflessione.
Leggere infinite notizie nei feed dei social è pensare? Anche quando compiamo delle azioni intellettuali, come ad esempio postare una foto su un social, quanto pensiero stiamo mettendo nell’atto? Quanto stiamo seguendo una moda? Quanto stiamo cercando di comunicare un concetto o quanto stiamo solo informando gli altri dei fatti nostri per gratificare il nostro ego? Quanto stiamo diventando automi e quanto siamo attori coscienti?
È importante conoscere se stessi
La libertà oggi è così preziosa, così lontana e nello stesso momento così vicina. La società pre-covid ce ne stava togliendo tanta portando il nostro pensiero su un piano fondamentalmente di sopravvivenza quotidiana. Lavorare, chattare, vedere le bacheche degli altri, aperitivo, apericena, troppe giornate passavano più o meno così. I contenuti intellettuali erano fondamentalmente polemici: lamentarsi o preoccuparsi di fenomeni su cui avevamo poco potere, spesso fomentati da intellettuali o politici che strumentalizzano la comunicazione. E allora riappropriamoci delle nostre facoltà più profonde. In primo luogo conosciamo noi stessi, si tratta di un’attività molto difficile che necessita di tempo, concentrazione, onestà intellettuale, coraggio e fatica. Ma è la pietra miliare per la libertà e per capire il mondo circostante a noi. E poi costruiamo scenari con la fantasia, immaginiamo mondi diversi: se si possono pensare si potranno realizzare. E parliamo di argomenti veri e profondi con i nostri cari e con le persone in contatto con noi dal vivo e online, è il miglior regalo che possiamo fare agli altri e alla società. Il covid ha messo delle barriere, ma non sono insuperabili. La tecnologia ha la tendenza ad appiattirci sul suo funzionamento, ma in realtà è un mezzo a nostra disposizione. Tante persone sono preoccupate e chiuse in sé stesse, ma dentro di sé hanno tanto da dare agli altri. Nessuno di noi potrà cambiare il mondo da solo, ma pensare, approfondire e crescere può cambiare il nostro mondo.