Si sa che i rapporti tra la Russia, guidata da Vladimir Putin, e l’UE, quale organizzazione internazionale, sono stati sempre freddi e distanti, anche se non sono mancati i tentavi di ricucire gli strappi. Si pensi, ad esempio, all’ultimo incontro tra l’Alto rappresentante UE e il ministro degli esteri russo che si è concluso in un fallimento. L’UE ha sempre manifestato forti preoccupazioni nei riguardi di Mosca, in particolar modo sulla fase transitoria della Russia verso la democrazia. Quindi, l’ennesimo tentativo di Bruxelles non ha portato speranze, ma soltanto fasi infruttuose sul cammino della diplomazia europea verso una Russia più rispettosa dei diritti umani.
Missione a Mosca
E’ stata una missione della delegazione dell’UE incompiuta. Al suo rientro, il capo della diplomazia UE Josep Borrell ha proposto agli Stati membri dell’Unione l’adozione di ulteriori sanzioni, a seguito del muro duro di Mosca di aprirsi a un dialogo costruttivo fatto di valori. Ora, il Cremlino, per l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione, è un vero e proprio avversario, dato la sua reticenza sul tema del rispetto dei diritti umani. Il muro contro muro tra i due attori operanti sul palcoscenico internazionale è diventato sempre più concreto, dopo che il ministro degli esteri russo Sergey Lavorv ha espulso tre diplomatici europei, accusati di aver preso parte alle proteste dei sostenitori dell’oppositore russo Alexey Navalny e ha umiliato pubblicamente l’Alto rappresentate UE.
Da Putin a Brezhnev
L’atteggiamento del capo della diplomazia russa ha rafforzato il fronte dell’UE, partendo dalla stessa Germania offesa per l’espulsione di un suo diplomatico che è stato paragonato a un agente nemico e infiltrato. Di certo, l’UE adotterà altre nuove misure sanzionatorie nei riguardi del governo di Putin, come risposta alla sua ostinazione nei confronti di un dialogo che favorisca i diritti della persona sovente violati in quel Paese.
Di certo, la situazione all’interno della Russia resta difficile anche per un eventuale passaggio dello scettro sembra meno praticabile per l’attuale leader russo Putin. In particolar modo, il riportare l’attuale Federazione russa nella vecchia nomenclatura dell’Unione Sovietica durante la guida di Brezhnev.
UE, Mosca e le polemiche sull’arresto di Navalny
Le proteste a favore di Navalny, attivista, politico e blogger russo che critica Valdimir Putin, arrestato qualche mese fa, sta provocando un polverone sul conflitto diplomatico scuotendo l’opinione pubblica contro gli apparati del Cremlino che non si fermano nel soffocare i manifestanti. Si comprende bene come il governo di Putin non accetti alcun dialogo o confronto internazionale.
Di certo, la politica del Cremlino nel trarre in arresto il primo oppositore di Putin e il soffocamento del diritto di protestare e manifestare dei cittadini russi sono elementi che servono solo per fare in modo che l’opposizione sia tenuta in un angolo. Da qui si comprende la ragione per la quale il numero uno della diplomazia russa ha, in un certo senso, snobbato la dura critica del numero uno della diplomazia dell’Unione europea.