In questi giorni ha fatto tanto scalpore la nomina dei nuovi componenti del CTS che supporterà il Governo nelle decisioni relative alla pandemia e a come uscirne. In particolare la nomina di Alberto Giovanni Gerli – persona a mio giudizio degna di stima e animata dalla volontà di fare qualcosa per il Paese, la cui maggiore criticità sembrerebbe l’essere stato identificato da alcuni come “in quota Lega” – ha scatenato polemiche e discussioni. Non ha fatto invece scalpore l’ennesima esclusione della psicologia dal centro decisionale dello Stato, dai luoghi dove si decide il futuro di tutti noi. Si tratta di un errore, un errore molto grave che può pesare sul futuro di tutti noi.
Non bisogna mai negare l’evidenza
Negare la gravità e la diffusione degli effetti psicologici della pandemia sulla popolazione ha senso per due motivi: non preoccupare ulteriormente le persone e non doversi preparare a gestire subito un’altra grave emergenza, quella psicologica, che comporterà anche notevoli costi. Ma è una reazione saggia quanto quella dello struzzo che mette la testa sotto la sabbia: il disagio psicologico e sociale, il cambiamento degli atteggiamenti e dei comportamenti, l’incidenza della malattia mentale, della violenza e del suicidio, la diminuzione della fiducia nel futuro e della spinta a costruirlo sono già tra noi. Le hanno portate l’incertezza, la paura, la solitudine, arrivate troppo in fretta, gli orizzonti futuri troppo indefiniti. Dati e rilevazioni confermano questo trend, la scienza psicologica è capace di predire – con un margine di errore scientificamente accettabile – le conseguenze. E non si tratta di conseguenze piccole, di serie B, saranno importati effetti di medio lungo periodo a livello di salute, economico e sociale e ci toccheranno tutti.
Attenti alla diffusione del disagio psicologico
Negare la psico-pandemia ci costerà molto caro. Il paese deve trovare la concentrazione per uscire da questo periodo di crisi e le forze per ripartire, ma il peso di un disagio psicologico troppo diffuso renderà questi processi molto più lenti e difficili. I costi per la gestione salute mentale, per la cura di chi starà male, saranno estremamente più alti rispetto a quelli che potremmo sostenere adesso con la prevenzione e l’intervento prima che i sintomi diventino più gravi. La ripresa economica passerà moltissimo dalla capacità delle persone di inventare il futuro, di dare risposte ai problemi che ci troveremo ad affrontare, di volersi impegnare per sé e per gli altri. La stabilità sociale del paese passerà dalla capacità di tollerare le differenze, di costruire relazioni positive, di confrontarsi. Tutte queste cose sono mille volte più difficili per una persona in condizioni di sofferenza psicologica. La diffusione del disagio psicologico è già estremamente ampia ed è destinata ad aumentare ma ciò non significa che tutti noi ne soffriremo direttamente, tuttavia le probabilità quantomeno di dover avere a che fare con qualcuno in condizioni di estrema difficoltà sono e saranno praticamente una certezza.
Si può fare tantissimo e subito
C’è tantissimo che si può fare, subito, anche con costi relativamente contenuti (almeno rispetto ad azioni mastodontiche come l’acquisto e la distribuzione di milioni di vaccini). Riattivare un servizio di ascolto e supporto psicologico, funzionante solo nei primi mesi della pandemia, questa volta reso più efficace da un migliore uso delle tecnologie e da una maggiore integrazione permetterebbe di ridurre i sintomi e la diffusione del disagio. Monitorare costantemente e in maniera mirata la salute mentale e psicologica della popolazione permetterebbe di orientare le politiche sanitarie, contenere le spese ed ottimizzare gli interventi. Costruire una comunicazione istituzionale con il supporto della scienza psicologica permetterebbe di avere una maggiore efficacia, di ridurre l’ansia sociale, di migliorare la percezione degli interventi di salute. C’è tantissimo da fare, e rinunciare ad una scienza oggi fondamentale sarebbe veramente una scelta non solo poco saggia ma addirittura nociva per noi e per il nostro futuro. Già una volta il Governo è tornato sui suoi passi introducendo psicologi autorevoli in alcuni comitati di scopo e task force, speriamo che questa sia la volta della psicologia nel comitato centrale per supportare la ripresa del paese.