Un vulcano in attività, Elisabetta Di Sopra. Pordenonese di nascita, veneziana d’adozione, si è laureata in laguna all’Accademia di Belle Arti ed è stata curatrice per diversi anni del concorso di video-arte Maurizio Cosua, nell’ambito del Festival Francesco Pasinetti. Socia dell’Archivio Carlo Montanaro alla Fabbrica del Vedere e docente all’Università Ca’ Foscari nel Master di Fine Arts in Filmmaking, collabora anche per lo Short Film Festival nella promozione della video-arte italiana.
Lavori unici
I suoi lavori sono unici nel panorama non solo nazionale: Elisabetta gira e monta con l’anima negli occhi; una dimensione empatica che coinvolge la sostanza concettuale dei suoi video e ne fa emergere la spinta emotiva. Sono storie di ogni giorno: la cura, la difficoltà delle relazioni, l’onda dei ricordi, il grande mistero della maternità e degli scambi percettivi tra creatrice e creatura. Vicende che appartengono al tempo e ne scandiscono la misura, nello scorrere dell’esistenza; narrazioni spesso al femminile, allo stesso tempo consuete ed epiche.
Le sue capacità
Di Sopra è capace di dare respiro alla vita; sa come offrire risalto al particolare minuto e farne motivo di commozione profonda. Il racconto di tutti i racconti: il corpo che invecchia e si trasforma, i gesti antichi che restano, la carezza, l’accudimento. Una come lei – artista asciutta, essenziale, ma profondamente coinvolta – non poteva non sentire anche la città.
L’opera
Con quest’ultima opera, dal titolo emblematico Intersezioni, Elisabetta coniuga alcuni dei propri video con Venezia, scegliendo come ambientazione virtuale alcuni degli scenari più cari all’immaginario collettivo: facciate di chiese, addirittura il Ponte dei Sospiri. Non si può godere al momento di una visione partecipata? Allora si fa di più. Ecco che l’operazione “video più immagine di Venezia” assume una valenza propria, inaspettata e talora straniante, onirica, ma legata al contemporaneo. L’intersezione, che nella teoria degli insiemi ha un significato binario, dà vita ad un unicum terzo, paradossalmente più forte degli elementi che lo compongono. Così avviene per gli interventi dell’artista, che nulla tolgono alla visione della città, ma le forniscono un intento futuro, non stereotipato, propositivo.
L’idea
L’idea è geniale: in una città poco frequentata in era di pandemia (se non da flussi sconnessi nei fine settimana), con pochi, timidi segnali di ripresa, perché non parlare di ciò che ci fa fragili, scoperti, ma unici? Ecco che il Ponte dei Sospiri si specchia nell’occhio-memoria di Elisabetta – in Dust Grains, un video del 2014 – facendo affiorare i suoi ricordi d’infanzia; così Reaction (2013) vede i protagonisti in bilico, proiettati sulla facciata della chiesa in restauro di San Moisè, intenti a cercare l’equilibrio che si fatica a recuperare.
ppure Aquamater (2012), con quella goccia vitale che passa da figlia a madre, come a restituire, vivificare, mentre sullo sfondo San Simeon Piccolo è la prima immagine visibile di Venezia dalla Stazione ferroviaria. Magistrale è, infine, il binomio ottenuto tra la facciata della Basilica dei SS. Giovanni e Paolo e il video The Care (2018), tra i più conosciuti della sua produzione: alternativamente, una donna si prende cura di un neonato e di un adulto tenendoli tra le braccia, lavandoli e cullandoli. Proprio lì, di fianco all’ingresso dell’Ospedale Civile.
La condizione umana
Precaria è la condizione umana, impermanente, ma grandiosa è l’esistenza, proprio per le medesime ragioni, sembra dirci Elisabetta Di Sopra. Così come delicata, in pericolo, ma eccezionale è la condizione di Venezia: nei suoi silenzi, oscillante tra conservazione e fruizione, tra esercizio dell’essere città e visione pura. Con grande sincerità, l’artista ha percepito la dissonanza e ha scelto di condividerla, anche nella speranza di suscitare un rinnovato dibattito sull’esposizione mediatica del “logo Venezia”.
A Palazzo Ducale
Etherea Art Gallery di Genova, che rappresenta Elisabetta, e la curatrice Virginia Monteverde hanno deciso di portare Intersezioni nella propria sede non virtuale, negli spazi di Palazzo Ducale, per una concreta inaugurazione il 13 marzo prossimo. Conoscendo la stoffa delle parti in causa, l’evento – che sarà condiviso in diretta streaming – è probabile sia solo un inizio.