I protagonisti di un successo sportivo sono tanti, dai giocatori all’allenatore, passando per i dirigenti societari. Le vittorie passano però anche dai dettagli, dai rapporti che si creano in uno spogliatoio e dagli intensi e quotidiani confronti che il Mister ha con i suoi collaboratori. Ivan Galante, prima allenatore delle giovanili ed adesso vice di Zecchin, è al Mestre da ben sei anni ed è una figura molto importante all’interno della squadra arancionera. La scorsa domenica ha sostituito in panchina Zecchin, a causa di una squalifica di quest’ultimo, ed ha brillantemente condotto il Mestre al successo in un campo difficile come quello del Delta.
Galante, come sta andando questa stagione?
“Bene, è ovviamente un’annata insolita ma, al momento, ci riteniamo fortunati, avendo avuto un solo caso di positività al Covid19. Nelle ultime settimane siamo alle prese con diversi infortuni dei giocatori più esperti e questo ci ha portato a mettere ancora più in luce i nostri tanti giovani”.
Le piace il ruolo di vice? Che rapporto ha con Mister Zecchin?
“Il Mister, appena è diventato allenatore del Mestre, mi ha dato la possibilità di affiancarlo ed io ho accettato con molto piacere. Con Zecchin è subito nato un rapporto di fiducia ed una collaborazione che mi ha fatto scoprire ancora meglio la bontà dell’uomo. Andiamo d’accordo e dopo tre anni penso che siamo arrivati ad intenderci telepaticamente (dice ridendo). Un vice penso che debba imparare a conoscere il modo di pensare dell’allenatore in prima e dare una mano in tanti piccoli dettagli che poi fanno la differenza”.
Galante, quali dettagli le piace più curare?
“Da tanti anni ho una passione per le situazioni che si vengono a creare da palle inattive. Il primo anno in Eccellenza, quando abbiamo vinto i playoff, la squadra riuscì a segnare ben 14 gol che, col senno di poi, furono determinanti per la promozione. La scorsa stagione ci siamo fermati a nove, con la pandemia che ci ha fatto solo sfiorare la doppia cifra, un peccato. Si tratta di una situazione di gioco da fermo che può determinare un gol, quindi penso sia davvero meritevole di attenzione e studio. Sono quei dettagli che possono cambiare il senso di un campionato”.
Quanto è importante il settore giovanile per una società?
“Il settore giovanile è fondamentale, c’è però bisogno di una programmazione, ci vogliono anni prima che un ragazzo arrivi completo in prima squadra. Ho visto infatti poche volte un giovane, nonostante fosse bravo e capace, immediatamente in mezzo ai grandi. Le società, specialmente se hanno ambizioni di classifica, difficilmente concedono l’opportunità ad un giovane di giocare con continuità. Per questi motivi, come dicevo prima, è necessaria una programmazione, nel nostro territorio l’esempio ideale a riguardo è rappresentato dal Montebelluna. Io sono al Mestre da sei anni ed ho allenato per due stagioni la Juniores nazionale ed una la Beretti e posso dire che anche noi, da quando il presidente Serena si è insediato, abbiamo intrapreso questo percorso”.
Galante, che differenza c’è tra allenare i ragazzini e la prima squadra?
“Con gli over il rapporto che si viene ad instaurare è diverso. Quando alleni una squadra giovanile devi capire quanto un ragazzo possa migliorare e in quale momento sia opportuno fargli tirare fuori le sue capacità. Il messaggio che viene mandato ai giocatori esperti, invece, è diverso. In quel caso l’allenatore deve cercare di mettere in evidenza le sue qualità migliori schierandolo ed affidandogli compiti che possano esaltarlo”.
Galante, qual è stata l’esperienza più significativa vissuta fino ad adesso?
“L’anno in cui ho allenato la Beretti mi ha insegnato tanto, mi ha fatto capire quali sono le differenze tra le squadre più importanti del nostro paese e quelle di un livello più basso. In quella stagione perdemmo diverse partite ma dalla prima all’ultima giornata i miei ragazzi si resero protagonisti di grandi miglioramenti. Confrontarsi con società forti e vincenti come Atalanta e Inter ci ha dimostrato quanto sia importante avere giocatori bravi e un collettivo unito, se hai queste due qualità vinci. Fu un’annata formativa, mi resi conto che un allenatore per far crescere i suoi ragazzi deve essere sempre sul pezzo, aggiornarsi continuamente. La guida tecnica fa davvero la differenza e dagli allenatori delle squadre già citate c’è sempre da imparare”.
Perché? In cosa consiste questa differenza?
“Il lavoro che svolgono è diverso, la loro grandezza sta nel mandare in un modo preciso i messaggi ai ragazzi. Fissano dei punti, delle linee guida e non si focalizzano sull’importanza del vincere il campionato. Quello sarà solo una conseguenza”.
Foto per gentile concessione di Marco De Toni