Non si può non restare sgomentati dalla tragica morte dei due nostri connazionali, uccisi in un agguato, in un Paese del continente africano. Sono morti l’ambasciatore Luca Attanasio, un brillante diplomatico, e Vittorio Iacovacci, un carabiniere che è stato l’angelo custode del capo della missione diplomatica presso la Repubblica Democratica del Congo. Con loro ha perso la vita anche l’autista congolese Mustapha Milambo.
La vicenda
Il diplomatico e il carabiniere si trovavano a bordo non dell’auto dell’ambasciata italiana a Kinshasa, ma sul convoglio del World Food Programme, agenzia delle Nazioni Unite a nord della regione di Kirvu, sempre nella Repubblica Democratica del Congo. Questo Paese, dove operava Attanasio, da molti anni è sotto l’egida delle Nazioni Unite con la Missione per la stabilizzazione nella Repubblica del Congo. L’Onu deve garantire la protezione e la scorta dei diplomatici di varie nazionalità e personale di alcune organizzazioni internazionali.
Le ipotesi
Le voci, dopo il vile agguato ai nostri due concittadini, sono diverse: soprattutto, si parla di un vero e proprio tentativo di rapimento, ipotesi da non escludersi dato che nell’area episodi di rapimenti sono quasi all’ordine del giorno. Purtroppo, nella regione di Kirvu, sono presenti vari movimenti ben armati che sono considerati la causa dell’instabilità della regione che finisce per coinvolgere l’intera nazione congolese. Questi gruppi irregolari si sanno muovere senza problemi sia all’interno della Repubblica Democratica del Congo, sia in alcuni Stati confinanti, schivando i controlli presenti alle frontiere. In un certo, la situazione nella zona non è facile anche a seguito delle tante accuse che le autorità congolesi hanno lanciato conte gli Stati del Ruanda e dell’Uganda che supportano le ribellioni a ridosso dei confini.
Un fragile equilibrio
Tuttavia, la stessa comunità internazionale, come pure l’Italia, è impegnata a tessere un equilibrio di sicurezza e di pace tra gli Stati della regione dei Grandi Laghi. La via da percorrere è quella di costituire un lavoro di collaborazione e unità per favorire una pax africana nell’area considerata, accompagnata anche dalla stabilità, mercé una strategia che deve essere salda e condivisa per contrastare quei movimenti armati e prevenire altre situazioni che possano causare nuove vittime.
Chi era Luca Attanasio
Non vi sono dubbi che Luca Attanasio fosse un uomo di grande umanità e generosità, tanto da amare l’Africa che considerava di sicuro la sua seconda Patria. Un alto diplomatico che amava il suo lavoro, tanto da spingerlo a decidere di prestare il suo servizio diplomatico in uno Stato vasto ma, nello stesso tempo, difficile. Il giovane ambasciatore manifestava grande interesse per i programmi di cooperazione gestiti dalle organizzazioni non governative che operano all’interno della Repubblica Democratica del Congo. Era consapevole del pericolo presente in quel Paese africano, ma sapeva che era suo compito di supportare i più svantaggiati.
Anche noi della testata giornalistica https://www.enordest.it commemoriamo i nostri due connazionali, come pure l’autista congolese, che hanno saputo testimoniare la presenza italiana proprio in quel contesto pericoloso e difficile. Sono stati due operatori di pace che ora, possiamo dire, sono figli di Dio, come viene riportato nelle beatitudini: “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”.