Ci sono eccellenze che partono dal piccolo e poi arrivano a “conquistare” il Mondo. Ma chi ci avrebbe mai pensato che per arrivare a questo traguardo sarebbe bastata una caramella? Eppure questo sogno lo hanno realizzato Massimo Carraro, 54 anni, e il fratello Marco, 46 anni, al vertice dell’Incap la storica azienda di caramelle di Padova che ha compiuto 80 anni nel 2020, una festa mancata per via del Covid. Si tratta di un traguardo eccezionale e Massimo lo racconta in esclusiva a https://www.enordest.it.
80 anni di storia. Possiamo dire che le vostre caramelle hanno scritto un pezzo della storia italiana?
“Forse siamo un po’ presuntuosi, ma davvero abbiamo fatto la storia della caramella dall’Italia. Per la verità, però, sono 100 anni perché nostro nonno aveva iniziato 20 anni prima ad Ancona e siamo alla quarta generazione. Abbiamo fatto la storia delle caramelle ma anche la storia della nostra azienda. Abbiamo creato un nuovo marchio in onore di mio nonno che si chiamava Cesare”.
Una scelta che risale al 1940. Siamo in piena guerra: come mai puntare sulla caramella?
“Mio nonno ha iniziato a lavorare a Padova da un fornaio, amava gli alimentari, aveva avuto la possibilità di imparare a fare caramelle da “Le Caramelle De Giusti”. Ma non amava il mare di Ancona e, tornato a Padova, ha aperto un piccolo laboratorio. Poi è arrivata la guerra mentre lui aveva una produzione più ampia con cioccolato, ghiaccioli, wafer. Perché la caramella? Perché è ed era una gratifica a basso costo e l’operazione ha avuto successo. Adesso queste due fabbriche non esistono più. Il vantaggio consisteva allora nel fatto di essere un produttore e avere zucchero che durante la guerra era una delle materie prime più importanti. Altrimenti bisognava rivolgersi al mercato nero”.
Siete alla quarta generazione. Cosa è rimasto e cosa è cambiato con il passare dei tempi?
“Ci troviamo ancora nelle strutture della vecchia azienda rinnovata, ma stessa posizione di quando dall’Arcella bombardata siamo passati in zona industriale. Siamo state le prime aziende della zona industriale. Essere alla quarta generazione significa portarsi dentro l’esperienza e il know how di base che è la nostra forza. Certo è cambiata la tecnologia anche se il prodotto finito è rimasto lo stesso. Mi ricordo che quando ero ragazzino ci si scottava le mani a toccare le caramello appena prodotte. Ha cominciato a cambiare 40 anni fa, siamo cambiati anche noi nel frattempo: ad esempio con l’entrata in azienda di mio padre Claudio Carraro perché da bottega siamo passati ad azienda anche grazie alla sua passione per la meccanica. Ha registrato anche alcuni brevetti poi ceduti e così anche la produzione è cambiata, pur rimanendo inalterata la qualità del prodotto finito”.
I vostri punti di forza?
“Oltre alla serietà aziendale, ci preme offrire al consumatore un prodotto di eccellenza a prezzi concorrenziali. Guardiamo al futuro investendo in nuove tecnologie e nuovi mercati. Oggi siamo un’azienda dolciaria caratterizzata dall’elasticità e che spazia in tanti canali. Ad esempio le farmacie, stiamo provando con le pasticcerie e puntiamo sull’innovazione del packaging creandolo al nostro interno con uno studio grafico. Per cui possiamo essere di appoggio anche a piccole realtà che da sole non potrebbero permetterselo come apicolture, torrefazioni e farmacie. E al momento in Italia siamo gli unici che possono offrire e permettersi questo servizio”.
Caramella: passione o “solo” un lavoro?
“Ovviamente prima di tutto una passione. Basta chiederlo a mia moglie. Certo è un lavoro ma se non c’è la passione ogni lavoro diventa più pesante e difficile. A quel punto sarebbe un ostacolo. E non mi soffermo alla situazione attuale del Covid ma parlo di clienti fidelizzati, il rapporto personale che cerchiamo di mantenere mentre ora si è spersonalizzato quaondo noi, invece, cerchiamo di mantenerlo. Ma io e mio fratello Marco abbiamo preso la passione da nostro padre anche se non nego che tutto è più difficile”.
Avete una vastissima gamma di prodotti, ora vi siete rivolti anche al Bio: che risposte avete?
“Abbiamo iniziato con il biologico perché ci è stato richiesto dalle farmacie ma è anche il momento che si cerca il mercato salutistico. È una sfida perché è un mercato che deve ancora nascere se pensiamo che la caramella biologica può essere all’ultimo posto ma invece a noi sta dando soddisfazioni. Il trend di mercato comunque è in questa direzione”.
Non c’è bambino che non ami la caramella, basta una caramella per conquistare il mondo?
“Il mondo in realtà l’abbiamo già conquistato (ride ndr) ma siamo già in oltre 40 paesi del mondo. Ad esempio nei social, nonostante siamo solo trasversalmente presenti, fa piacere ricevere messaggi di chi si ricorda di noi. In Sardegna siamo presenti da quando ci siamo mossi sul territorio italiano con la caramella “baguette” e continuiamo a produrla e venderla. E questa per noi è una grande soddisfazione”.