Se pochi giorni fa ha segnato il gol che ha dato il via alla rimonta del Mestre sul difficile campo della Virtus Bolzano, Guido Corteggiano però vuole di più. L’argentino, arrivato nella stagione della vittoria in Eccellenza, è uno dei giocatori più esperti presenti in rosa. Per i numerosi giovani rappresenta un punto fermo dal quale si può solo imparare. Corteggiano ha vestito le importanti maglie di Triestina e Lecco e nel 2017 è stato protagonista nella Serie A ucraina, difendendo i colori del Karpaty Lviv.
Corteggiano, come giudica questa prima metà di stagione?
“Penso che sia stata molto positiva. Rispetto ad altre squadre siamo partiti con un mese di ritardo, questo poteva penalizzarci ma, grazie al lavoro, siamo riusciti a recuperare ed entrare in forma. Lavorare, soprattutto per una squadra giovane come la nostra, è molto importante e, se saremo bravi a mantenere questa mentalità, potrebbe portarci a migliorare ulteriormente. Il gruppo vive le vittorie con entusiasmo ed è proprio in questi momenti che il duro lavoro diventa fondamentale, facendo mantenere alla squadra la giusta concentrazione. Entusiasmo e lavoro, questo deve essere il nostro mantra”.
Quello di quest’anno è un campionato diverso dai precedenti. Come lo vede?
“Lo considero sicuramente uno dei più duri degli ultimi anni, il COVID sta giocando un ruolo molto importante. Alcune squadre si ritrovano ad essere ferme per un mese e poi sono obbligate a giocare sei partite nel giro di poche settimane. Questo contesto fa sì che non ci sia una corazzata a dominare il campionato e la domenica puoi vincere e perdere contro chiunque. Ovviamente è un campionato molto più equilibrato. In carriera sono arrivato in seconda posizione due volte ed in entrambi casi la distanza con la capolista era netta. Nel 2015, quando giocavo a Lecco, il Piacenza venne promosso con ben 96 punti, sedici più dei nostri, e l’anno successivo proprio il Mestre vinse il campionato ai danni della mia ex squadra, la Triestina, con tre giornate di anticipo. Quest’anno sembra mancare la squadra capace di ammazzare il campionato, in alto ci sono tante squadre forti, come Manzanese e Trento, ed altre sfortunate che non giocano da settimane. Il Delta, ad esempio, ha disputato solamente dieci partite ma, qualora mantenesse la media punti attuale, potrebbe trovarsi in prima posizione. Come è assurda questa stagione”.
Come si trova a Mestre?
“Qui sono stato accolto alla grande, sono al mio terzo anno e continuano a sopportarmi tutti i giorni (dice ridendo). Mi hanno subito fatto sentire uno di casa, siamo come una famiglia. Penso che questo possa aiutare un calciatore a fare sempre qualcosa di più sul campo ed anche se ho 33 anni, sperando che il fisico me lo permetta, mi piacerebbe proseguire la mia carriera a Mestre”.
Corteggiano, prima di vestire la maglia arancionera ha giocato nel Karpaty Lviv, squadra ucraina. Che esperienza è stata?
“A 30 anni non mi sarei mai aspettato di provare un’esperienza del genere, mi sono trovato catapultato in un calcio completamente diverso, molto più fisico ma meno tattico. Il primo periodo è stato positivo, l’allenatore era spagnolo e non avevo difficoltà con la lingua, quando poi è cambiata la guida tecnica ho iniziato ad avere dei problemi. Per me è stata una bella esperienza, ho conosciuto un nuovo paese ed ho avuto l’opportunità di giocare contro squadre forti che giocano la Champions League come Shakhtar e Dynamo Kyev”.
Che ricordi ha delle altre squadre in cui ha giocato?
“Ricordo con piacere il mio primo anno a Lecco, eravamo davvero forti e trovare spazio non era facile. Siamo arrivati secondi in campionato e a maggio abbiamo vinto i playoff, qualche mese più tardi ci sono purtroppo stati dei problemi societari e ho dovuto cambiare squadra. Mi sono così trasferito a Trieste, una piazza passionale e di cui porto un bellissimo ricordo. Come a Lecco, riuscimmo a vincere i playoff e a riportare la Triestina in Serie C dopo cinque anni dal fallimento. Indimenticabile è anche una delle mie primissime stagioni in Italia ad Aosta, conclusa con un’inaspettata vittoria del campionato. Avevo vent’anni e la squadra era composta da cinque argentini. Cinque ragazzi sudamericani che si ritrovarono a vivere in montagna, ricordi bellissimi”.
Foto per gentile concessione dell’AC Mestre