Un progetto unico in Italia, anzi, un progetto che rappresenta una grande opportunità di carattere medico-scientifico. Ossia trattare i pazienti con polmonite da SARS-CoV-2 con l’infusione di cellule che inibiscono l’infiammazione. È questo l’obiettivo dello studio RESCAT, che, sotto il coordinamento dell’Azienda ULSS 8 Berica – Universitaria di Modena con l’Università di Modena e Reggio Emilia, vedrà coinvolti gli Ospedali Meyer e Careggi di Firenze, il Policlinico Irccs Ca’ Granda di Milano con l’Ospedale Covid di Milano Fiera, l’Ospedale San Gerardo di Monza con la Fondazione Centro di ricerca Tettamanti e con l’Università Milano-Bicocca, l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona e l’Ulss 8 Berica. A supportare i centri per l’analisi dei biomarcatori saranno l’Istituto Mario Negri di Milano e la Fondazione Centro di ricerca Tettamanti.
Un progetto basato sulle cellule
Le cellule in questione, chiamate “stromali mesenchimali” (mesenchymal stem cell, MSC), sono un tipo di cellule staminali che risultano anche in grado di produrre fattori antinfiammatori. Sembrano contrastare il meccanismo alla base del danno d’organo indotto dal virus.
Il primo progetto in Italia
Si tratta del primo studio in Italia che utilizza le cellule MSC in fase di sperimentazione clinica per pazienti positivi al Covid. E si conferma il primo al mondo che esegue un confronto tra fonti di MSC diverse all’interno di un’unica sperimentazione controllata: cordone ombelicale, tessuto adiposo e midollo osseo. Sono sufficienti pochi giorni per osservare un miglioramento dell’ossigenazione, un calo dei livelli di molecole infiammatorie e un miglioramento del quadro clinico e radiologico.
In questo studio nazionale, l’ULSS 8 Berica giocherà un ruolo di primo piano. L’innovazione del progetto, sta non solo nel coordinamento tra diverse realtà, un vero e proprio network nazionale, ma anche nella standardizzazione delle metodologie per ottenere cellule mesenchimali omogenee tra le varie strutture. E che la terapia cellulare può ormai contare su strutture produttive qualificate e di alto profilo tecnologico.
Il progetto e il programma vaccinatorio
Per la buona riuscita del progetto, sarà indispensabile il buon andamento del programma vaccinatorio, come evidenziato dal dottor Marco Ruggeri, direttore dell’Ematologia di Vicenza.
A Vicenza la sperimentazione sui pazienti sarà condotta e coordinata dalla dott.ssa Francesca Elice, ematologa del team del programma trapianti di midollo osseo. Monica Santimaria, radiofarmacista di Medicina Nucleare del San Bortolo, fornirà il necessario supporto regolatorio al team.
I dati
I dati diffusi dall’ULSS8 fanno sapere che al 29 di gennaio le persone vaccinate considerando quindi operatori sanitari, medici convenzionati, strutture accreditate e non solo, sono 12.259 per un totale di 16.140 di vaccini somministrati comprendendo quindi la seconda dose. Il buon andamento delle vaccinazioni è messo a repentaglio dal ritardo o addirittura dalla mancata distribuzione da parte delle case farmaceutiche che distribuiscono il vaccino. A tal proposito, nei giorni scorsi Pfizer fa sapere trattarsi di un fraintendimento che “dall’8 al 18 gennaio sono state inviate la fiale previste dal piano di ordinazione. Poi c’è stata una riduzione nella produzione delle fiale e non delle dosi a causa del riadattamento dello stabilimento produttivo belga di Puurs”.
Il progetto e la paura per il cronoprogramma
Con l’avanzata del vaccino Sputnik V e della versione cinese Sinopharm, la campagna vaccinatoria rappresenta una vera e propria sfida politica. Sfida che potrebbe veder redistribuiti gli equilibri tra i vari paesi membri dell’Unione Europea e non solo.
Sulla scia di questi aggiornamenti, il Commissario straordinario per l’Emergenza, Domenico Arcuri, in una trasmissione televisiva afferma: “Ci sono delle asimmetrie, secondo cui le poche cose che si producono non per forza vadano nei luoghi dove devono andare”. Lasciando intendere che all’ipotesi secondo cui i vaccini non recapitati siano stati inviati a Paesi “più ricchi” non ci vuole credere. Ma rincarando con un “con la vita delle persone non si gioca”.
Ma in Italia…
Intanto l’Italia con un progetto come lo studio RESCAT, vuole giocare un ruolo decisivo nella lotta contro la pandemia. E lo fa attraverso la ricerca e lo sviluppo continuo.