La fitodepurazione è un sistema naturale di depurazione delle acque di scarico, costituito da un bacino impermeabilizzato riempito con materiale ghiaioso e vegetato da piante acquatiche. All’uscita, si ottiene esclusivamente acqua depurata a norma di legge, senza alcuna produzione di fanghi.
Fitodepurazione e acque
La depurazione avviene mediante l’azione combinata tra substrato ghiaioso, piante, refluo e microrganismi presenti. All’interno del letto di ghiaia, al passaggio delle acque reflue, si formano microrganismi che mettono in atto reazioni biochimiche di degradazione delle sostanze inquinanti. Le piante, oltre a partecipare attivamente all’eliminazione degli inquinanti, forniscono l’ossigeno necessario alle reazioni, trasportandolo dall’apparato fogliare a quello radicale. Per questo motivo, solo le specie vegetali che possiedono determinate caratteristiche possono essere impiegate negli impianti di fitodepurazione.
Il sistema funziona in assenza di energia aggiunta e, quindi, di parti elettromeccaniche e ciò permette di definire l’impianto “ecocompatibile”.
Gli impianti
Gli impianti di fitodepurazione opportunamente dimensionati e realizzati consentono un abbattimento del carico organico del refluo in entrata superiore al 90%. E comunque conforme ai limiti di legge stabiliti dal Testo Unico sull’Ambiente (D.Lgs. 152/2006).
Per il dimensionamento degli impianti, viene considerata una portata di scarico media giornaliera procapite di 200 litri. Poi una quantità di BOD5 procapite pari a 60 g/giorno, con un livello di acidità (pH) all’ingresso, compreso fra 6 e 8,5.
Fitodepurazione e impatto ambientale
Gli impianti di fitodepurazione, inoltre, sono a basso impatto ambientale e consentono di:
- semplificare la gestione e la manutenzione, rispetto a qualsiasi altro impianto di depurazione d’acqua. Minimizzando i costi d’investimento e di gestione, adottando la minore intensità tecnologica ed il minor utilizzo di energia possibile;
- essere in grado di sopportare variazioni orarie e stagionali del carico idraulico ed organico;
- permettere la depurazione efficace anche delle utenze minori e diffuse. Evitando il collettamento (fase di raccolta delle acque reflue attraverso le reti di drenaggio) di bassi carichi per lunghe distanze;
- favorire il ricorso a soluzioni impiantistiche che permettano il recupero ed il riutilizzo dei reflui depurati;
- minimizzare l’impatto paesaggistico e le condizioni di disturbo del vicinato;
- tutelare le acque sotterranee, specialmente nelle zone vulnerabili all’inquinamento da nitrati.
Come realizzarlo
L’impianto di fitodepurazione si realizza mediante lo scavo di un bacino di dimensioni variabili a seconda della portata e della tipologia di scarico. Il bacino rivestito con un sistema di impermeabilizzazione e funzionalità ottenuto con un sistema brevettato di flange per tubi passa guaina in PVC. A garanzia di tenuta.
Il bacino, una volta impermeabilizzato, viene riempito con materiale inerte selezionato. Sul quale saranno direttamente piantate le diverse essenze vegetali macrofite (piante superiori di dimensioni macroscopiche, legate agli ambienti idrici, atte alla depurazione).
Il livello del refluo all’interno del bacino di fitodepurazione è costantemente mantenuto 10/15 cm. Sotto la superficie della ghiaia, mediante il sistema di regolazione del livello posto in uscita. L’impianto è calpestabile, senza affioramento di acqua in superficie, garantendo così la totale assenza di cattivi odori e di insetti molesti.
Il funzionamento
Ai fini del buon funzionamento dell’impianto di fitodepurazione è necessario che le acque di scarico subiscano un pretrattamento. In modo da trattenere solidi, sostanze saponose e materiali vari.
La tecnica della fitodepurazione si è sviluppata in tutta Europa. In particolare nei paesi nordici (Regno Unito, Danimarca, Paesi Bassi, Austria, Svezia) a partire dalla metà degli anni ’80. Ed è ancora oggi in fase di espansione ma, soprattutto, è oggetto di numerosi studi. Volti all’affinamento delle tecniche esistenti.
In Italia, la fitodepurazione non è stata inizialmente considerata e ha iniziato ad essere sperimentata a partire dai primi anni ’90.
Fitodepurazione oggi
Tuttavia, la fitodepurazione è stata oggetto di studio e ricerca in ambito universitario. Con investimenti in parte provenienti anche da aziende private. Ed è oggi considerata un’ottima tecnica alternativa ai tradizionali impianti a fanghi attivi e alla subirrigazione. Soprattutto per le piccole e medie comunità.
Un esempio di fitodepurazione
Dimensionamento: mq. 5 / abitante
Superficie messa a disposizione: mq. 101 = 20 abitanti
Sull’area messa disposizione ( mq. 101) viene praticato uno sbancamento della profondità di cm. 70, successivamente impermeabilizzato, al fondo e alle pareti, con una guina anti sfondamento per impedire l’eventuale fuoriuscita delle acque luride.
Lo schema
Al temine dello scavo, viene posizionata una cisterna in resina, di adeguate dimensioni.
Successivamente, si procede con il riempimento dello scavo per circa 40 cm con ghiaia di fiume. Sopra la quale sarà posta una rete di tubi in PVC pesante, forati, collegati tra loro. Con il compito di immettere le acque luride. Ifine, riempito lo scavo fino alla quota di campagna con terreno vegetale, su di esso sarà piantumato il canneto palustre o similare. La grande quantità di ossigeno emessa dalle radici del canneto palustre, contribuirà alla creazione di un ambiente adatto alla sopravvivenza e alla proliferazione dei microorganismi responsabili del processo naturale di depurazione delle acque.
L’ultimo passaggio della fitodepurazione
Nella vasca di raccolta delle acque depurate, verrà installata un’apparecchiatura per l’abbattimento della carica batterica. Al fine di rendere sicure le acque che saranno trasportate alle abitazioni.
Le acque luride non entreranno mai in contatto con la superficie del terreno, se non dopo il processo di fitodepurazione e abbattimento della carica batterica.
Bellissimo articolo, che riporta una tecnica di depurazione dell’acqua che può diventare sistema in un mondo dove “ l’oro liquido “ ( l’acqua ) rischia di scarseggiare a causa dello spreco e del cambiamento climatico.