Ci sono delle settimane in cui prima d’accingermi a scrivervi d’un posto da scoprire nei territori di casa, m’assale il dubbio! “Ciò e sto giro cosa ghe conto!” Fortunatamente amo i territori di casa e pur lavorando nel turismo ed avendo la possibilità di girare il mondo, i posti che più mi piace scoprire, sono proprio quelli dietro l’angolo di casa. In questo caso poi vi parlo proprio di casa, considerando che oggi vi parlo di un paese dove ho avuto la fortuna d’abitare per 7 anni. Siamo in zona Riviera del Brenta, scopriamo Dolo ed i suoi angoli!
Dolo. Ma dov’è?
Lungo le rive del Brenta, il fiume che collega Padova a Venezia, vi sono diversi gioielli da scoprire. Uno di questi è l’isola del Maltempo (oggi è conosciuta come ‘Isola Bassa’) a Dolo!
Si tratta della più antica città chiusa dai due rami del Brenta. Le frequenti inondazioni causate dalle piene del fiume diedero il nome alla zona.
All’interno dell’isola tutt’oggi possiamo ammirare lo squero e gli antichi molini, ve ne racconto la storia, ma vi garantisco che a tutt’oggi è uno spettacolo!
Lo squero
Lo squero era l’antico cantiere, o scalo coperto, dove trovavano ricovero le imbarcazioni che transitavano lungo il Brenta, trainate controcorrente con l’ausilio di cavalli: è costituito da un tetto a capanna, con capriate, sorretto da dieci pilastri in mattoni. Nelle immediate vicinanze dello squero trovavano posto le attività artigiane ad esso collegate, nonché botteghe per la costruzione di remi, forcole, …
Dolo e la Calle
La presenza della ‘Calle dei Calafati’ è un’ulteriore conferma della vocazione dell’isola. I calafati, quindi, erano operai addetti al calafataggio delle imbarcazioni. Un’operazione che serviva a rendere impermeabile il fasciame o il rivestimento dei ponti delle barche. Utilizzando stoffa catramata per riempire le fessure tra le tavole degli scafi di legno o cianfrinando le lamiere degli scafi metallici.
La Riviera e i Molini
I molini, costruiti nel XVI secolo, comprendono in totale 12 ruote e furono la più importante risorsa economica della Repubblica di Venezia. Inizialmente in uso alle famiglie nobiliari, successivamente passati nelle mani dello Stato, sono stati recentemente restaurati ad opera di privati cittadini e sono ad oggi adibiti a bar o ristoranti.
Un soprannome dovuto
Tutta l’isola del “maltempo” oggi è un gioiello, sono state restaurate la maggior parte delle abitazioni e sebbene sia un ameno luogo in qualunque stagione, l’estate gli da un bagliore in più. Ci sono bar ristorantini pasticcerie e sovente vengono effettuate delle rappresentazioni o spettacoli.
Andare a Dolo una sera d’estate anche solo per far due passi è una gita che vale assolutamente la pena di provare, se poi volete fermarvi anche a mangiare, c’è l’imbarazzo nella scelta del ristorante migliore, però per questo vi lascio alle guide specializzate!
Torniamo però a Dolo nel suo insieme
Il toponimo Dolo viene rintracciato per la prima volta in modo certo nei Diari di Marin Sanudo databili al 30 settembre 1513. Egli annotò: “Se intese i nemici, levati eri di Piove di Saco, aver brusato alcune case di zentilhomeni e di altri et alcune non aver toco [=toccato], e aver passà tutto il campo la Brenta e la cha’ dil Dolo, brusato e ruinato quante case hanno trovato, e ale Gambarare, a San Bruson brusà assa’ case di Valieri e Badoeri et altri. Item, vegnando di Padoana, hanno brusà molte case poste su la Brenta, et hanno passato la Brenta a guazo [=a guado], ch’è bassa a la cha’ dil Dolo, tutto il campo e il viceré”.
Da quel dì, di settembre del 1531, ne è passata d’acqua sotto al mulino, e di bellezze il paese di Dolo s’è arricchito, vediamo cosa c’è da vedere:
I monumenti: chiese e campanili
La chiesa attuale, dedicata a San Rocco sulla base di una tradizione che individuava nella protezione di San Rocco la preservazione del luogo dalla tremenda epidemia di peste del 1576, fu eretta tra il 1770 e il 1776.
E’ stata elevata successivamente al titolo di Duomo.
Appare come edificio costruito solidamente, in perfetta armonia con capitelli corinzi e il resto barocco. Sono recenti all’interno figure ad affresco che ricordano lo stile del Tiepolo.
L’altare e le figure di angeli sono attribuite a Giovanni Ferrari, detto il Torretti (1744-1774)
Il campanile
La costruzione del Campanile di S. Rocco risale al 1792. L’opera, di ‘Scuola Veneziana’, elegante ed equilibrata nell’architettura, arieggia il campanile di San Marco di Venezia, con sviluppo verticale però più snello. E’ alto 82,27 metri. Il timore da parte della Repubblica Veneta che il nuovo campanile superasse in altezza quello lagunare, portò la stessa a prendere posizione affinchè ciò non avvenisse.
Un recente restauro ha ridato al campanile di Dolo lo splendore originario, migliorandone inoltre la qualità costitutiva di alcuni materiali.
Particolarmente interessante è la struttura portante lignea della cuspide ottagonale, costituita da un tronco in rovere alto 17 metri, la cui presenza testimonia l’importanza che al campanile veniva attribuita dal Maggior Consiglio della Serenissima: in via straordinaria concesse a Dolo l’utilizzo del grande fusto in rovere nonostante la scarsità del prodotto in quell’epoca.
La cella campanaria
Dalla cella campanaria (altezza 47,30 metri) si ha una visione panoramica stupenda della Riviera del Brenta. Visite guidate: per tutti, nel periodo natalizio e durante la festività di San Rocco (orari esposti la settimana prima nel Duomo), per gruppi organizzati, durante tutto l’anno previo accordo con il Parroco.
Ex Macello comunale
L’ ex Macello Comunale è un edificio neoclassico situato sulla punta dell’Isola Bassa dove i due rami del Brenta si riuniscono, in una posizione particolarmente suggestiva dal punto di vista paesaggistico, anni fa c’era anche un bar (onestamente non so se c’è ancora ) era veramente bello stare seduti sulle panchine fronte Brenta.
Dello Squero, e dell’Isola vi ho già scritto, vi segnalo una cosa sui Molini originariamente erano muniti di 4 ruote, alle quali ne furono aggiunte altre 2 dalla parte di Cà Dandolo e 2 dalla parte della conca, dove oggi si trova la Pizzeria ‘Al Cristo’, un tempo l’antica Osteria era la sede del maniscalco, i Mulini oggi sono adibiti a bar, mi rendo conto di fargli pubblicità, ma vi garantisco che entrare anche solo per bere un caffè merita. Infatti dentro si vede ancora l’ingranaggio del mulino ed in giro non è che se ne vedano tanti!
Le Porte o chiuse di Dolo
La conca, o ‘Porte del Dolo’, unione dei due rami del Brenta che racchiudevano l’Isola del Maltempo, fu costruita nel 1625. Era un bacino di sollevamento con sistema di chiuse di tipo ‘vinciano’.
Qui si pagavano i dazi sulle merci: esiste ancora una tabella in pietra con le tariffe accanto ad un idrometro che rileva le piene del Naviglio Brenta dal 1770 al 1825 nella locanda accanto alla conca, segno di grande movimento di uomini e mezzi, appare sia in un’incisione del Costa che in un’acquaforte del Canaletto.
Nel 1934 vennero installate le nuove porte più a sud, mediante un breve taglio, e di conseguenza si interrò la conca, che comunque conserva intatta la sua struttura a pianta ovale (‘il vaso’) in pietra d’Istria, tra l’altro la zona è stata oggetto da parte del comune di una ristrutturazione che oggettivamente a me è piaciuta!
La Seriola di Dolo
La ‘Seriola’ o ‘Ceriola’ (parola che nell’antico dialetto veneto significa piccolo corso d’aqua) era una canale che aveva lo scopo di far fluire le acque dolci da Dolo a Lizza Fusina, del quale si possono vedere ancora oggi le sue tracce. Lo scopo era quello di risolvere il problema dell’acqua potabile a Venezia. Partiva da Dolo e arrivava fino a Moranzan, dove erano pronte le barche per caricare l’acqua e portarla nel capoluogo lagunare.
Il canale
Successivamente fu scavato il canale ad una distanza considerevole con la creazione di numerose vasche attraverso le quali l’acqua doveva passare per perdere le impurità. All’inizio dell’imbocco della Seriola era posta una pietra raffigurante un ‘leone alato’, ora custodita al piano terra del Municipio di Dolo, costruito dall’arch. Tommaso Temanza (1705-1789) e recante la scritta in latino: ‘HINC URBIS POTUS’ ossia di qui l’acqua potabile per la città’. In onore di tale tradizione ogni anno viene organizzato dalla Biblioteca Comunale di Dolo il Premio Letterario ‘La Seriola HINC URBIS POTUS’.
Tenete presente che tutte queste chicche sono visitabili con una passeggiata molto ma molto rilassante, se vi capita, andate in zona durante la manifestazione “Riviera Fiorita” oppure durante la sagra di San Rocco, se possibile il tutto diventa ancora più coreografico!
Dolo, la Riviera e le sue ville
Ma non è finita qui, a Dolo e nelle sue vicinanze vi sono innumerevoli Ville dell’Elite nobiliare della serenissima che qui è noto veniva a passare le “vacanze estive”.
In gran parte le ville, sono affacciate sul Naviglio, continuazione ideale (ma anche geografica) del Canal Grande.
Delle ville cinquecentesche a Dolo rimane poco, fatta eccezione della pregevole Villa Ferretti Angeli, costruita verso la fine del secolo, e di Villa Velluti a Sambruson. Del tardo ‘500 è Villa Bon, i cui primi proprietari furono probabilmente i Foscari.
Dello stesso periodo doveva essere l’imponente Ca’ Tron, distrutta da un incendio nel 1797 e riedificata in dimensioni minori (rimane il prezioso oratorio).
Alcuni esempi
Così pure Villa Mocenigo di San Samuele che si ergeva a fianco della Chiesa di Dolo. E non c’era traccia neppure di Cà Contarini. Del ‘600 rimangono tra le altre, Villa Brusoni Scalella a Sambruson, con il suo vasto e meraviglioso parco di impianto romantico, Villa Fini, Villa Mocenigo, Villa Grimani, Villa Andreuzzi Bon, Villa Donà Priuli (rimaneggiata).
Sono del ‘700 Villa Nani Mocenigo, Villa Badoer Fattoretto e Villa Velluti a Sambruson, Villa Andreucci, Villa Concina, Villa Mioni (sua ristrutturazione nell’800, sia nell’arera dell’antica prorietà Tron) con il bel parco ottocentesco.
Dell’800 da citare Villa Tito e Villa Badoer Basso a Sambruson.
Altre ville presenti a Dolo sono: Villa Alberti, Villa Ducale ora ristorante, Palazzo Molin, Villa Mocenigo – Basso, Palazzo de Goetzen, Villa Donà Priuli, Palazzetto Duodo, Villa Renosto, Villa Valeggia – Spezzati, Villa Marigonda e Villa Carminati a Sambruson.
Le prime ville
Villa Rocca Ciceri
L’edificio carico di elementi architettonici, tutti assunti in funzione decorativa, è di origine tardo ottocentesca. Sorge nel sito occupato nel tardo secolo XVIII dai due scomparti “Casini Andreucci”. Ad essi era collegato l’oratorio di belle proporzioni prospettante nella trada Padova – Venezia. Attualmente è adibito ad Hotel – Ristorante Villa Ducale.
Villa Andreuzzi Bon
(via Rizzo 25 – Dolo)
Imponente edificio della fine del secolo XVI, domina il centro storico di Dolo proprio di fronte ad Duomo di San Rocco al di là del Brenta. Il centro della facciata, di grande rigore classico, è ritmato da quattro paraste di ordine ionico che reggono un timpano ornato da vasi acroteriali ed è affiancato da eleganti camini. All’interno è stata conservata la decorazione tardo ottocentesca di una stanza.
Villa Ferretti Angeli e parco
(via Brentabassa 41 – Dolo)Tra Dolo e Sambruson, sulla riva destra del Naviglio Brenta, sorge Villa Ferretti Angeli, costruita alla fine del ‘500 su progetto di Vincenzo Scamozzi. Le facciate sono scandite dall’ordine gigante ionico, il pianterreno è caratterizzato da un bugnato rustico. Si sono conservati i cancelli originali con pilastri cilindrici sormontati da anfore marmoree.
Ospita l’Istituto professione En.A.I.P. Veneto. Il parco, con percorsi tortuosi e piante ad alto fusto, è aperto al pubblico con ingresso da via Brentabassa e della strada Venezia – Padova.
La villa è gestita dalla Provincia di Venezia.
Per informazioni http://patrimonio.provincia.venezia.it
Villa Bon
(via Brentabassa 32 – Sambruson di Dolo)
Collocata nei pressi di via Brentabassa, è stata completata nel tardo cinquecento. Al piano terreno importanti affreschi allegorici di B. India (1528-1590).
Villa Brusoni Scalella
(via E. Tito 76 – Dolo / tel. 041421621 cell. 340.4963894)
Villa Brusoni Scalella si trova in via E. Tito, sulla riva destra del Naviglio. Seicentesca, è composta da due edifici, la barchessa con l’oratorio e la casa padronale, allungata con un susseguirsi di stanze perfettamente allineate che creano un gioco prospettico.
Molto interessante il parco all’inglese che, date le caratteristiche, è attribuito all’architetto Veneziano Giuseppe Jappelli: con un’estensione di circa tre ettari, offre piacevoli angoli romantici come i laghetti, le cascate d’acqua, la casetta del pescatore, la torre con la ghiacciaia, la casa dei Daino, il belvedere e numerosi viali.
Al centro del parco statua di Apollo attribuita a P. Baratta.
Il parco è visitabile solo su prenotazione. Sono accettati gruppi al massimo di 25 persone.
Dalla frazione Sambruson a Dolo
Villa Badoer Basso
(via Badoera 2/4 – Sambruson di Dolo)
A Sambruson in via Argine Sx nei pressi di via Badoera, si erge con un aspetto tardo settecentesco Villa Badoer Basso. Probabilmente fu eretta sul sito della cinquecentesca torre Badoer.
Villa Badoer Fattoretto
(via E. Tito 2 – Dolo)
In località Sambruson, tra via Badoera e via E. Tito dietro il Naviglio Brenta, si trova Villa Badoer Fattoretto, della prima metà del ‘700. Residenza estiva dei Badoer, fino al 1945 ospitò Carlo De Chantal; durante il secondo conflitto mondiale i tedeschi trasformarono la villa in un ospedale militare.
Gli attuali proprietari i Fattoretto l’acquistarono nel primo dopoguerra. Successivamente interessata da ammodernamenti, si presenta oggi, come edificio elegante, in ottimo stato di conservazione. Interessante al suo esterno una leggenda che narra dell’esistenza di un misterioso tesoro sotterrato nel parco, mentre, al suo interno è custodita un’esposizione di documenti relativi alla storia locale, ma soprattutto il ricchissimo “Museo degli arnesi dei vecchi mestieri”.
Villa Concina
(via Comunetto 5 – Dolo)
A Dolo, in zona centrale, , è situata Villa Concina. E’ a tipica pianta veneziana con salone centrale e stanze laterali, su due piani, e presenta la tipologia diffusa nelle ville settecentesche di modeste dimensioni, tranne qualche raro elemento di fattura tardo ottocentesca, come le due torrette addossate alla facciata sud. Le stanze son ornate di stucchi. Di proprietà del Comune di Dolo dal 1982 e da poco restaurata, la villa è sede della Biblioteca Comunale.
Villa Donà Priuli
(via San Giacomo 1/3 – Dolo)
Fabbricato del XVII secolo, conservato in parte, situato lungo via San Giacomo nei pressi di via Marzabotto, mantiene una forma longitudinale che si sviluppa su due piani con finestre a timpani curvilinei. La struttura più ampia è posteriore. Notevole è l’oratorio ottagonale sormontato da un piccolo campanile.
Villa Fini
(riviera Martiri della Libertà 19/21 – Località Cesare Musatti – Dolo ) www.allavillafini.it
Collocata sul lato sinistro di Riviera Martiri della Libertà, dopo Villa Grimani, troviamo questa costruzione settecentesca caratterizzata da ampio tipano e facciata con finestre archivoltate. Vasto parco con statue e adiacenze. Oratorio con importante altare.
Forse le più famose
Villa Grimani
(riviera Martiri della Libertà 7 – casello Dodici – Dolo)
Sempre sul lato sinistro di Riviera Martiri della Libertà, prima di Villa Fini, databile tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo appare Villa Grimani. La facciata è caratterizzata dalla sovrapposizione di una serliana alla trifora del piano nobile, che poggia su una loggia costruita alla fine del ‘600. Resti di affreschi al piano terra con scene di torneo cavalleresco. Al primo piano affreschi con figure muliebri attribuite a D. Varotari o al figlio Alessandro, il Padovanino. Ospitò S. Filippo Neri a cui Pietro Grimani dedicò l’oratorio, ora perduto.
Villa Mioni
(via G. Matteotti 65 – Dolo)
Si trova nella località Cà Tron che prende il nome dallo scomparso Palazzo Tron opera di A. De Gaspari: ne rimane la cappella gentilizia a pianta ottagonale dedicata alla Madonna del Carmine, al cui interno si trovano affreschi secenteschi, un ricco altare marmoreo e tre statue attribuite ad A. Marinali. La Villa Mioni è probabilmente il frutto di una ristrutturazione ottocentesca di una delle adiacenze di Palazzo Tron. E’ contornata da un parco pittoresco in cui si trovano le imponenti barchesse archivoltate di Palazzo Tron.
Le altre ville di Dolo. Villa Renosto
(via Badoera 19/21 – Sambruson di Dolo)
Piccola villa settecentesca all’angolo fra Via Brentabassa e via Badoera con ampia loggia, un tempo serra per cedri, divisa da quattro pilastri che sostengono il primo piano, coronato da attico con decorazioni di canestri di frutta in pietra tenera. Oratorio con buona tela settecentesca e campaniletto a vela.
Villa Tito e Villa Velluti
Queste due ville (Sambruson, riva destra del Naviglio) vengono spesso ricordate assieme non solo perchè confinanti, ma soprattutto per le importanti personalità artistiche che appartengono alle famiglie Tito e Velluti.
Villa Tito
(via E. Tito 12 – Dolo / cell. 347.8243292)
E’ collocata lungo via E. Tito, dietro il Naviglio Brenta ed è la cosidetta ‘casa del pittore’, la dimora nella quale Ettore Tito (1859-1941), originario di Castellamare ma innamorato di Venezia, valentissino pittore, abitò.
In questo edificio presumibilmente ottocentesco, l’artista ideò le più belle fra le sue tele. Il figlio Luigi ne raccolse l’eredità spirituale, traendo dal luogo l’ispirazione per le sue pennellate. L’edificio va considerato come elemento di una scenografia, nella quale il parco, di impianto romantico, ha un ruolo preponderante. Nelle vicinanze spicca l’oratorio.
Villa Velluti
(via E. Tito 14/16/18/20/22 – Sambruson di Dolo)
Villa Velluti situata a Sambruson, fu l’edificio nel quale il celebre sopranista marchigiano Giovan Battista Velluti (1780-1861) scelse di trascorrere gli ultimi anni di vita, conquistato dal fascino della Riviera e dal lento fluire del Naviglio. Per impreziosire la dimora e celebrare l’arte che lo rese famoso egli volle, a coronamento del tetto, statue raffiguranti suonatori e strumenti musicali. In passato, la villa ospitava un centro musicale intitolato a Mimì Velluti. La tipologia della villa è settecentesca e nella parte sud il complesso ha subito un’estensione dei corpi di servizio resi necessari per l’attività economica svolta negli anni passati dai precedenti proprietari. Nel parco sorge anche un oratorio.
I palazzetti di Dolo
Palazzetto Duodo
(via G. Matteotti 37 – Dolo )
L’edificio collocato in pieno centro, lungo via Matteotti quasi all’angolo con via Piave, risale al ‘700. La facciata è caratterizzata da una raffinata serliana sormontata da una cornice curvilinea culminata da un timpano triangolare. All’interno stucchi e fregi e quattro importanti tele attribuite a M. Ricci o ad A. Visentini.
Palazzo De Goetzen
(Via G. Matteotti 4/6 – Dolo )Massiccio edificio tardo settecentesco che provenendo dal centro di Dolo verso Mira è situato sul lato destro di via Matteotti, in prossimità di via della Pace. Al piano nobile finestre dotate di cornici curvilinee e triangolari. Un piccolo timpano corona la facciata. Attualmente è adibito ad albergo.
Palazzo Molin
(riviera Martiri della Libertà 63 – Casello Dodici – Dolo )Complesso di edifici che si affiancano lungo la riva. Il corpo principale presenta elementi del seicento sulla facciata posteriore. All’interno decorazioni pittoriche dei secoli XIX e XX, alcune attribuibili a E. Tito.
Devo essere sincero, questa volta per raccontarvi delle ville, mi sono fatto aiutare, infatti per le informazioni su queste la mia fonte è stato l’ archivio Biblioteca comunale di Dolo e se volete saperne di più, guardate qui: VILLE DELLA RIVIERA DEL BRENTA sito internet dell’Azienda di Promozione Turistica della Provincia di Venezia dedicato alla Riviera del Brenta www.riviera-brenta.it
Ci leggiamo al prossimo tour.
Bellissima presentazione di Dolo.
È una bella rappresentazione del territorio, lo stesso fu fatto alcuni anni fa’ dal professore Mario Poppi.
Orgoglioso del mio paese… fatto molto bene
Ti sei dimenticato di via Guardiana,dove c’è ancora la casa del guardiano delle chiuse del vecchio Brenta prima che lo deviassero.sotto la casa mi sembra ci siano ancora i meccanismi.della villa Pra con la chiesa .via dauli e mille altri angoli conosciuti da noi Dolesi.
Ho meglio da noi dal Doeo