Le statistiche parlano chiaro: non si è mai visto un tale numero di separazioni e divorzi in un lasso di tempo così breve. Da nord a sud, oltre alle coppie e famiglie che si sono già divise, tante altre sono sotto pressione e non tutte supereranno la pandemia. La situazione è rilevante non soltanto per la sofferenza e la difficoltà esperite a livello individuale e dei nuclei familiari, ma anche perché avrà ricadute a lungo termine sulla società e sulla sua evoluzione.
Tale fenomeno si situa in un periodo storico in cui possiamo dire che sia decaduto lo stigma storicamente attribuito al divorzio: oltre all’opposizione (nemmeno troppo muscolare) della Chiesa c’è poco che faccia sentire una persona divorziata socialmente a disagio. Nel contempo sono decadute molte ragioni economiche: non è più necessario avere una famiglia per aumentare le proprie chance di sopravvivenza e non c’è necessità di figure maschili e femminili per svolgere diverse tipologie di lavoro agreste. Anzi, molti contesti urbani sono più a misura di single che di famiglia in termini di costo e tipologia degli immobili, stile di vita proposto, opportunità. La pandemia ha solamente messo la ciliegina sulla torta e sta avendo la funzione del detonatore.
Limitazioni alla mobilità
Tante persone non erano abituate a stare insieme per molto tempo. Ci sono coppie che si vedono per poche ore al giorno, anche al mese. La loro routine, che magari andava bene a entrambi, è stata completamente modificata dal primo lockdown. Le persone hanno dovuto scoprire molti aspetti del proprio partner, conviverci veramente, vedere com’è una vita con meno privacy. Inoltre la società contemporanea rende difficile che un membro familiare abbia il completo sopravvento sugli altri (cosa ovviamente buona di per sé): questo rende ogni aspetto della vita in comune oggetto di contrattazione. La limitazione del lockdown è stata temporanea, ma difficilmente le persone che hanno cominciato a fare smart working pensano che la loro routine passata potrà ritornare quella che era.
Disagio psicologico
I dati indicano il disagio psicologico in crescita, comunque sempre abbondantemente sopra il 60% della popolazione. Questo significa che la probabilità che una persona nella coppia sia in difficoltà, o che entrambe lo siano, è alta. Disturbi di ansia e disturbi dell’umore rendono la convivenza estremamente difficile. Gli effetti comportamentali dello stress (come ad esempio l’aggressività) fanno sì che la vita insieme rischi di diventare un ulteriore fonte di pressione e difficoltà.
Poi c’è l’incertezza del futuro
Alle difficoltà dell’oggi si aggiunge il peso dell’incertezza del futuro. Le domande che le persone si pongono vanno da quanto durerà ancora la pandemia al loro futuro lavorativo ed economico, dall’incertezza sull’evoluzione della società al futuro delle libertà individuali. Tutto questo porta un peso nel presente: non soltanto le persone si trovano a vivere una situazione complessa oggi, non sanno nemmeno come sarà il domani.
Combattere la disperazione
Le tre difficoltà appena elencate possono avere l’effetto di avvicinare la persona a stati di disperazione, in cui non si vede un futuro. Una condizione in cui cambiamenti drastici possono essere visti come l’unica soluzione. A volte è vero che le storie finiscono, che alcune persone non sono fatte per stare insieme tutta la vita. L’unico accorgimento che si può suggerire, in questo momento, è di cercare di guardare oltre le difficoltà dell’oggi e l’incertezza del futuro per evitare decisioni che non rispecchiano la realtà dei sentimenti e di ciò che si desidera nel profondo.