Quando la cucina appassiona e unisce i popoli! E quando la passione diventa arte e l’arte la trasmetti ai tuoi commensali. E’ la storia di Valentin Caramlau, un ragazzo che abitava nel sud est della Romania, verso la parte del Mar Nero, ora un promettente e ottimo cuoco veneto.
Chi è Valentin
Lui, 29 anni compiuti il 9 gennaio 2021, ha passato gran parte della sua vita nei laboratori di panifici, pizzerie, pasticcerie e in cucina. Lui, Valentin, dal 16 novembre ha aperto con lo zio Massimiliano – esperto e famoso pasticcere della riviera del Brenta – il ristorante “Braccio di Ferro” a Oriago di Mira in via Ghebbo. Un colpo di coraggio e di “pazzia” nell’aprire un’attività di ristorazione in piena pandemia. Ma quando sei innamorato del tuo lavoro persegui l’obiettivo che vuoi raggiungere per arrivare a quello.
Un affare di famiglia
E’ il pensiero che ha avuto Valentin e Massimiliano. Lui, Valentin, che da piccolo guardava la mamma che cucinava e che mirava a diventare un grande cuoco. Racconta che dopo la terza media ha frequentato una scuola alberghiera nella sua Romania. Poi si è subito introdotto nelle cucine di alberghi e ristoranti provando molteplici esperienze. Proprio restando ai fornelli e imparando le cucine internazionali, si era soffermato ad ammirare quelle più ricercate al mondo: quella francese e quella italiana: incuriosiva molto la molteplicità della cucina italiana.
Valentin dalla Romania a Napoli
A un certo punto, nel 2011, lasciò il suo paese e arrivò a Napoli. Dove lavorava suo padre nelle Ferrovie Italiane. Nella città partenopea iniziò a lavorare in una paninoteca e in pizzeria. “Ho imparato i trucchi di fare la pizza proprio nella città in cui la pizza è stata inventata” sorride. Poi ha imparato anche la cucina salutare. Preparavo le pizze e piatti senza glutine, lavoravo in cucina per i celiaci.
Valentin si racconta
“Dopo un paio di anni sono arrivato nel Veneto chiamato da mio zio Massimiliano. Aveva bisogno di un ragazzo che lo seguisse nella pasticceria. Così ho imparato l’arte pasticcera. Molti grandi cuochi partono dalla pasticceria. Il pasticcere è il perfetto ingegnere, devi stare attento alle dosi, devi dosare il grammo, tutto pesato e in sincronia con quello che devi realizzare. Ho imparato moltissimo”.
“Ma volevo andare avanti, volevo specializzarmi ulteriormente nella cucina. Cosi’ iniziai a lavorare in un ristorante di pesce a Santa Maria di Sala (l’ex Trattoria da Jolanda), ho imparato anche i tanti tipi di baccalà, da quello rosso, bollito, mantecato, alla vicentina. Sono stato là per quattro anni”.
“Poi dal pesce sono passato alla carne. A Noale ho lavorato a lungo la carne capendo i vari tagli, un altro segmento appassionante: dalle tartare alle fiorentine, dal carpaccio ad altri cento modi di cucinare la carne”.
La pasta italiana l’ha imparata a Napoli e ora realizza dei piatti di “pasta, cacio e pepe” da cui prende i complimenti da clienti romani.
Valentin ha inoltre scoperto la cottura in bassa temperatura: la lentezza è il segreto di grandi piatti.
Per i lettori di https://www.enordest.it Valentin ci ha passato la sua rinomata “cacio e pepe con pappardelle fresche”. Buona lavorazione e buon appetito.
La ricetta: Cacio e Pepe con Pappardelle fresche
Gli ingredienti (per 4 persone)
400g di pappardelle fresche , 170g di pecorino romano, 50g di Parmigiano Reggiano, 10g di Pepe nero in grani, 50g di burro, qb olio extravergine di oliva, qb acqua di cottura della pasta.
La preparazione
Portiamo a ebollizione l’acqua per la pasta, nel frattempo mettiamo il pepe in grani in una padella a tostare.
A seguire spegniamo la fiamma e aggiungiamo al pepe tostato il Pecorino Romano, il Parmigiano Reggiano e il burro.
A ebollizione dell’acqua aggiungiamo le Pappardelle fino a portarle in pre-cottura, togliendole 2 minuti prima della fine cottura, scoliamo e amalgamiamo il tutto a fuoco medio-alto nella padella precedentemente preparata, aggiungendo QB l’olio d’oliva e l’acqua di cottura.
Impiattiamo aggiungendo un pizzico di pepe macinato a spolvero e serviamo caldo.
Il vino che consigliamo? Un buon rosso toscano: il Nobile di Montepulciano!